[Revisionismo storico] I “lager partigiani” secondo Ettore Frangipane

Nel testo Tesi di filosofia della storia, Walter Benjamin metteva in guardia contro un nemico dotato del potere inaudito di modificare il corso stesso della storia passata: «Neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere». Se ciò apparve già vero nell’immediato dopoguerra, con i partigiani perseguitati ed i nazifascisti graziati e subito liberi di organizzarsi, si conferma sempre di più negli ultimi anni, con leader politici che ammiccano in modo sempre più esplicito al fascismo ed alla sua eredità politica, banalizzando oppure rivendicando apertamente le tragedie del passato, con l’assessore all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan che utilizza la propria posizione per legittimare e rivalutare il fascismo ed il suo corollario razzista ed imperialista. 

Sul quotidiano Alto Adige del 10 gennaio 2021 il giornalista Ettore Frangipane si è esibito nell’ennesimo capitolo di revisionismo storico a buon mercato che ormai in Italia da diversi anni trova fortuna fra gli editori.

Ma prima di parlare della sua ultima “fatica” facciamo un passo indietro di alcuni anni. In un articolo pubblicato sullo stesso giornale il 30 settembre 2012 lo stesso autore scrisse un testo in cui, parlando delle “vittime” sudtirolesi della seconda guerra mondiale, raccontava dei 33 corregionali arruolati nell’Esercito nazista che vennero uccisi in un attentato compiuto dai Gruppi di azione patriottica (GAP) romani in via Rasella. Secondo il giornalista sportivo improvvisatosi storico l’attentato venne “ordito da partigiani che non si autodenunciarono, come gli occupanti tedeschi pretendevano”. Le solite balle senza fondamento ripetute da anni ma che evidentemente sono sempre buone per chi, come Frangipane ha interessa a calunniare la Resistenza. Per chi volesse approfondire la pluriennale querelle mediatica e antipartigiana relativa all’azione di via Rasella consigliamo di approfondire al seguente link.   Mentre invece chi volesse approfondire e conoscere meglio i meccanismi  politici e mediatici che hanno portato, nel corso egli anni, alla costruzione di vere e proprie mistificazioni di Stato riguardo alle vicende del confine orientale,  con  il sindaco di Bolzano Caramaschi che affermò come non vi fosse differenza fra i morti nelle Foibe ed i morti ad Auschwitz e con il giornale Alto Adige che pubblicò la foto di crimini di guerra fascisti descrivendola come commessa invece dai partigiani ai danni di “innocenti italiani”, consigliamo la lettura del seguente testo.

 

Pezzo dell’articolo pubblicato sull’Alto Adige nel 2012 in cui Frangipane espone la sua teoria su via Rasella

In seguito alla pubblicazione dell’articolo sopraccitato, il 6 ottobre 2012 il presidente della sezione ANPI di Bolzano lo riprese affermando come gli argomenti di Frangipane fossero pressoché gli stessi utilizzati dai nazisti nella propria autodifesa (ad ogni modo si può dare credito a chi uccise 10 persone per ogni tedesco?). Imperterrito nella propria linea antipartigiana Frangipane rispose definendo un’azione di lotta contro l’invasore che stava deportando nei lager migliaia di ebrei e dissidenti politici come gratuita e dissennata:

Alto Adige 6 ottobre 2012

Ma arriviamo a oggi, nel suo ultimo articolo, apparso sul quotidiano locale di lingua italiana edito da Athesia il 10 gennaio 2021, Frangipane si ostina a seguire un filone antipartigiano, questa volta però fa di più: lo estende fino alla guerra di Corea. Ma andiamo con ordine.

Dal suo articolo intitolato Dal lager partigiano alla guerra di Corea apprendiamo come Gian Luigi Ragazzoni, in seguito farmacista a Collalbo sul Renon, fu un milite della Repubblica Sociale Italiana (RSI), lo Stato fantoccio costruito da Mussolini grazie al sostegno delle truppe naziste. Egli, bersagliere appena ventenne, venne fatto prigioniero dai partigiani, forse una formazione garibaldina, e trasferito in un campo per prigionieri di guerra a Bogli nella zona di Piacenza dove alcuni fascisti furono fucilati, fra cui un certo caporale Illustri, un repubblichino che in precedenza era stato -nientepopodimenoche- insignito della medaglia d’oro nella guerra di Etiopia, durante la quale vennero commessi innumerevoli crimini di guerra da parte delle truppe italiane. Avvisiamo subito il lettore che a questo punto entriamo in una delle tante leggende dai contorni confusi, esagerati e spesso inventati, creati ad arte dal revisionismo neofascista nel dopoguerra alla Giorgio Pisanò, per infangare e calunniare la Resistenza; un ambito in cui non si capisce dove inizia la realtà e dove la fiction. Un revisionismo ed una falsificazione storica sistematicamente ripresi da giornali e riviste che hanno interesse a delegittimare la Resistenza ed in generale chi prese le armi o semplicemente decise di lottare come poteva contro i nazifascisti. Giampaolo Pansa in uno dei suoi romanzi travestiti da libri storici, racconta del «Gulag di Bogli» mentre invece Frangipane lo definisce addirittura Lager. I partigiani gestivano dei lager? Che fonti utilizza Frangipane per affermare tali mostruosità e falsità? Perchè usa un termine che riferito a quel periodo storico ha un significato ben preciso? Vi è la volontà nemmeno troppo strisciante di equiparare i caduti al servizio di Hitler ed i partigiani morti per la libertà? Vi è la volontà di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici? Vi è la volontà di calunniare i partigiani descrivendoli come torturatori e assassini? La risposta è ovvia.

Frangipane cita testualmente “Bastonature, bruciature ai piedi con legni roventi, immersione della testa nell’acqua gelata”: nei confronti di chi? Chi raccontò tali fatti? Lo stesso Ragazzoni affermò che tale destino non gli venne riservato in quanto militare di leva. Liberato in seguito dai nazisti alleati della RSI, Ragazzoni rientrò fra i repubblichini e poi Frangipane fa un errore di scrittura affermando che fu liberato dagli Alleati, senza però dire se prima venne arrestato.

Alcuni anni dopo Ragazzoni, poi entrato nell’Accademia militare di Modena, collaborò alla guerra anticomunista degli Stati Uniti comandati dal generale Usa Mac Arthur, destituito poi perchè troppo guerrafondaio, conosciuto fra l’altro per aver proposto di usare la bomba atomica contro la Cina. A questo punto la narrazione di Frangipane si fa confusa, parla di Ravagnani senza spiegare chi sia (ma probabilmente si riferisce a Ragazzoni), non si capisce bene cosa ci stanno a fare lì degli italiani. Sono al servizio della potenza imperialista americana? Intendono evitare l’effetto domino comunista e preservare la propria zona d’influenza in Asia? Allora come per le missioni militari di oggi furono li per difendere importanti interessi economici e non certo per ideali. Ed anche qui Frangipane non risparmia allusioni antipartigiane senza fornire alcun fondamento scrivendo: “L’incendio dell’ospedale (ad opera di partigiani nordcoreani?)”.

E poi conclude citando il suo probabile riferimento giornalistico ovvero Montanelli, sì proprio colui che ancora in tempi recenti, ricordava con nostalgia i bei tempi andati come la propria partecipazione alla guerra di Etiopia durante la quale aveva sposato una bambina etiope sfruttandola sessualmente, anzi stuprandola, come fecero moltissimi soldati italiani. Poi ovviamente ricorda come gli italiani, ça va sans dire, furono ringraziati da tutte le parti in causa: Corea del Sud e USA da una parte e Cina con Corea del Nord dall’altra. Insomma, alla fine gli italiani sono sempre brava gente, senza responsabilità di alcun tipo, al di là del bene e del male.

È incredibile come in così poche righe Frangipane sia riuscito a condensare tanti luoghi comuni su alcune delle pagine più tragiche e difficili della storia recente. Come abbiamo visto è un vizietto che si porta dietro da diversi anni ed oggi è più importante che mai lottare contro tali mistificazioni e grossolane semplificazioni su cui prospera in definitiva il revanscismo e revisionismo neofascista, quel filone letterario bene impersonato da personaggi appartenenti ai settori della borghesia più retrograda e reazionaria come Bruno Vespa (a proposito del suo ultimo libro-spazzatura consigliamo il seguente link) che da anni campano riproponendo libri in cui viene raccontata una storia immaginaria del fascismo e del neofascismo non supportata da fonti e documenti di alcun tipo ma su dicerie e chiacchere da bar. Una narrazione che prende forza in testi del genere, privi di  contestualizzazione e di ogni carattere critico e riflessivo, che hanno l’obiettivo implicito di infangare chi ha combattuto per la libertà.

Primo Levi nell’introduzione de I sommersi e i salvati scirveva: “La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace” Sta a noi mantenerla viva e difenderla dagli attacchi, dalle calunnie e dalla banalità del calunniatore di turno. 

Consigliamo inoltre alla redazione dell’Alto Adige di spendere qualche euro in più nell’assunzione di un correttore di bozze ed a Frangipane di studiare almeno un pò prima di scrivere su fatti che dimostra ampiamente di non conoscere. Che lasci spazio ad altri, almeno un minimo competenti e informati.

Sotto potete leggere il penoso articolo di Frangipane, giudicate voi.

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