Cosa sta succedendo a Bolzano? A proposito di repressione del dissenso e guerra ai poveri in cittá. Un´intervista.

Con enorme piacere riceviamo e pubblichiamo questa intervista che restituisce un quadro generale della situazione di repressione del dissenso che si é venuta a creare a Bolzano. 

Negli ultimi mesi il Questore Paolo Sartori ha fatto parlare molto di sé. Cosa sta succedendo a Bolzano?

Il nuovo questore si è insediato a Bolzano nel marzo scorso e fin da subito ha dato una linea molto chiara alla sua azione, privilegiando il rapporto con i media, redigendo articolati comunicati stampa che vengono ripresi in modo pressochè acritico (e senza riportare la fonte) dai principali giornali locali Alto Adige e Dolomiten, di proprietà del gruppo editoriale Athesia, il cui amministratore delegato Michl Ebner, già deputato ed europarlamentare della SVP, è uno degli uomini più potenti della Provincia di Bolzano, per la sua capacità di determinare e influenzare il dibattito pubblico e quindi la realtà.

Può andare più nel dettaglio.

Sartori ha adottato una politica iper presenzialista sui giornali e sui mezzi di informazione, la sua linea telefonica con i media locali è bollente. Continui comunicati stampa in cui vengono dettati gli articoli alle redazioni giá contenenti giudizi moralisti, ogni fatto di cronaca contiene un commento a margine del Questore. Attraverso questa sua continua presenza sui media lui vuole trasmettere un´idea di continua attività della polizia perché, come lui stesso ha affermato in un’intervista rilasciata al giornale online Salto: “La gente vuole vedere i lampeggianti”. 

Sembra però che la sua politica riscuota consenso.

L’azione di Sartori si inserisce in un campo ben concimato da anni di campagne allarmistiche dei principali quotidiani locali i quali, sebbene il numero di reati sia in costante calo da anni, lavorano sulla percezione del pericolo da parte della popolazione, influenzandola e manipolandola a piacimento. La paura e la sua intensitá puó essere costruita e regolata a seconda delle esigenze politiche del momento. Pensiamo a esponenti politici come Matteo Salvini e i leghisti, Giorgia Meloni e giornalisti come Sallusti o Belpietro, alle trasmissioni televisive di rete4, ai talk-show condotti da Mario Giordano o Paolo Del Debbio; l’idea di fondo che vogliono trasmettere è che viviamo in uno stato d´assedio e che nei confronti di poveri, immigrati, musulmani e militanti politici di sinistra nessun provvedimento repressivo sia sufficiente. Di fronte a una popolazione atomizzata, piena di paure, spesso politicamente analfabeta, con tante persone sole e incapaci di leggere la realtá, l´emergenza sicurezza é un jolly che consente di ricorrere a misure repressive eccezionali che a livello politico garantiscono una solida base di consenso.

Secondo questa retorica, che fomenta la guerra ai poveri, nei loro confronti è lecita, anzi doverosa, una sospensione dello Stato di diritto, cosa che in effetti nelle Questure e nelle aule di Tribunale spesso avviene. Ovviamente tale livore manettaro non esiste se un politico leghista uccide, come nel caso di Voghera, un senzatetto straniero, oppure se un’imprenditrice di Viareggio uccide volontariamente un algerino che l’aveva scippata poco prima. Il livore e la tolleranza zero variano a seconda dell’obiettivo e soprattutto del reddito e colore della pelle di chi é autore di un determinato crimine. Garantismo per i ricchi e per chi ruba i soldi veri (ad esempio la Lega con 49 milioni di euro) mentre per i poveracci carcere, gogne mediatiche e odio.

Si può aggiungere qualcosa al riguardo?

Probabilmente rientra fra le attività di rito di ogni Questore ma nel caso di Sartori è stata particolarmente significativa la sua presenza ad eventi pubblici e mondani, le sue foto in cui stringe le mani a politici e imprenditori. Nel luglio scorso, a sigillo di un’amicizia o di una comune intesa d’interessi, Sartori ha partecipato ad una festa nel castello di proprietà della famiglia Ebner (come detto prima proprietaria dell’80% dei media regionali) a Prissiano.

Alleanze e giochi di sponda. Il Questore di Bolzano Paolo Sartori e l´assessore del partito di estrema destra Fratelli d´Italia si stringono la mano di fronte al palazzo della Provincia. L´assessore Galateo, probabilmente dopo aver ricevuto informazioni da fonti di Questura, ha minacciato pubblicamente di licenziamento dal loro lavoro due compagni che lavorano nella scuola.

Una presenza decisamente fuori luogo.

Forse siamo un po’ ingenui nel modo in cui ci rappresentiamo il potere. Molti credono ingenuamente che ci sia una sorte di indipendenza delle varie articolazioni del potere in cui ognuno svolge le proprie funzioni in modo imparziale. Nella realtà gli uomini e le donne di potere frequentano lo stesso ambiente, anche quello ricreativo e culturale.

A differenza delle classi subalterne, in cui i proletari sono sempre divisi e impegnati in guerre fra poveri fomentate dai media borghesi, chi detiene il potere politico ed economico si incontra, parla, discute, elabora strategie e alleanze. Una delle peggiori menzogne è quella di affermare che la lotta di classe sia un arnese da consegnare alla storia. E’ vero il contrario, essa è un fatto che permea la cronaca politica ed economica di ogni giorno; il problema è che l’unica classe che lotta e che difende i propri interessi è la borghesia. Il decreto sicurezza 1660 che è in corso di approvazione in Parlamento cosa è se non un atto di lotta di classe della borghesia? Cosa è se non una dichiarazione di guerra ai lavoratori e ai proletari? Il parlamento approva leggi che indeboliscono o cancellano gli strumenti di lotta dei lavoratori e poi ci penserà la polizia e questori come Sartori a fare il “lavoro sporco” ovvero perseguitare, manganellare, arrestare e denunciare.

Abbiamo letto che sono state fatte delle minacce di morte.

Qui rientriamo nella orwelliana capacità dei media di manipolare e rovesciare il senso delle parole nonché la realtà dei fatti. Una capacità a cui oggi il potere fa ricorso con particolare intensità visti i tempi di guerra e genocidio che stiamo vivendo. Per rispondere a questa annotazione bisogna tornare a un punto toccato in precedenza: il potere non è fatto di compartimenti stagni. I suoi protagonisti si incontrano, parlano, elaborano strategie. Per diversi giorni e settimane abbiamo assistito ad un delirante circo mediatico per via di un adesivo appiccicato sul palo di un lampione (su cui c’era scritto Sartori brindiamo se tu muori) e rilanciato da una pagina Instagram. Nessuna persona che parli e capisca l’italiano può considerare questa frase una minaccia anche se mi rendo conto esista in Italia un forte analfabetismo di ritorno su cui da anni la politica specula con successo.

Anche qui rientriamo in un grave problema dei tempi che viviamo ovvero la distorsione della realtà operata dai media che evidentemente non hanno una visione imparziale dei fatti ma sono indirizzati da precisi interessi economici e politici. Il deputato bolzanino di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì é arrivato a fare un’interrogazione parlamentare su questo fatto inventato! Ovviamente anche questa campagna mediatica è probabilmente il risultato di una precisa strategia di costruire un personaggio spendibile pubblicamente, una sorta di sceriffo calato dal cielo che finalmente ha restituito la sensazione (Ulli Mair dixit) che la polizia agisca.

Viviamo tempi in cui la mistificazione della realtá é il pane quotidiano prodotto dai grandi potentati economici e dai grandi gruppi editoriali. Stanno riuscendo a raccontare il Genocidio del popolo palestinese come una legittima risposta di Israele che secondo i vari opinionisti al soldo del capitale “ha il diritto di difendersi”. Il recente attentato terroristico in Libano ad opera dei servizi israeliani é stato raccontato dai principali giornali nazionali come un attacco hacker o come una beffa. Anche di fronte a fatti inequivocabili sono in grado di costruire menzogne, non ci vuole molto a trasformare un adesivo in una minaccia di morte: hanno soldi, mezzi e capacitá per fare e disfare la realtá come vogliono. Il problema é che sulla falsificazione della realtá anche i politici, le forze di polizia e pubblici ministeri spesso traggono conseguenze che condizionano violentemente la vita delle persone: leggi sempre piú repressive, denunce, perquisizioni. Andiamo avanti.

Cosa caratterizza nello specifico l’operato di Sartori?

L’utilizzo spregiudicato delle misure di prevenzione.

Prima di andare nel dettaglio ci può spiegare cosa sono le misure di prevenzione? Prima dell’arrivo di Sartori a Largo Palatucci non se ne sentiva parlare spesso, almeno a Bolzano e se venivano date, certamente la notizia non appariva sui giornali con una frequenza quasi giornaliera, come adesso.

Le misure di prevenzione, o misure di polizia, sono provvedimenti sanzionatori di natura amministrativa che hanno l’obiettivo di evitare la commissione di reati da parte di soggetti considerati socialmente pericolosi.

In estrema sintesi si tratta sostanzialmente dell’avviso orale ossia un invito formale a cambiare condotta: costituisce il presupposto per la richiesta, da parte del Questura, della sorveglianza speciale, che per la particolare afflittività della libertà della persona può essere adottata soltanto da un giudice.

Poi l’altro provvedimento usato con particolare allegria e spensieratezza anche dal Questore di Bolzano è il foglio di via obbligatorio. Si tratta di una misura di prevenzione che ha origini antiche nell’ordinamento italiano, risalente all’XIX secolo con il nome di “confino” e diffusamente utilizzata nel periodo fascista verso coloro che contrastavano il regime. Il foglio di via obbligatorio è oggi previsto dall’articolo 2 del decreto legislativo 159/2011, meglio noto come Codice antimafia e delle misure di prevenzione, ed è una misura limitativa della libertà di movimento di natura amministrativa che opera preventivamente rispetto alla commissione di reati o indipendentemente dalla commissione di ulteriori reati, sul presupposto della pericolosità sociale del soggetto che ne è destinatario. 

Per applicare il foglio di via si richiede semplicemente che il Questore ritenga, attraverso un giudizio prognostico anziché “sulla base di elementi di fatto”, che il soggetto manifesti con il suo comportamento atteggiamenti riconducibili al concetto generico di pericolosità sociale. Di fatto siamo nel mondo della preveggenza e della fantasia applicata alle misure di polizia.

Insomma la discrezionalità del Questore è massima, e non deve rendere conto a nessuno.

Esatto, con tali misure Sartori fa il poliziotto e il giudice. In particolare nel caso del foglio di via, si tratta di un provvedimento che può limitare in modo pesante la libertà personale, ha effetto immediato e che comporta gravissimi problemi per la vita di chi ne è colpito. I criteri con cui si applica sono estremamente generici, così come anche la valutazione della pericolosità sociale. Dal punto di vista di un Questore come Sartori, estremamente ottuso e zelante, è chiaro come chiunque organizzi o partecipi alle lotte sociali costituisca un problema per la tranquillità pubblica e che quindi ai suoi occhi sia, almeno potenzialmente, pericoloso socialmente. Da questo punto di vista, rispetto alla sistematica criminalizzazione del dissenso, c´é massima sintonia fra il Questore e l´attuale Governo: per chi protesta o partecipa alle lotte autoorganizzate dal basso botte, denunce, carcere e misure di prevenzione. 

Sulla questione della repressione politica volevo ritornare più avanti. Chi sono a Bolzano i destinatari di questi fogli di via?

La parte più povera e marginale della società: immigrati, senzatetto. Sono stati segnalati diversi casi di lavoratori costretti a vivere in situazioni diciamo irregolari, che hanno ricevuto un foglio di via. Persone contro cui Sartori ha gioco facile: riesce così a scrivere un comunicato, sciorinare le misure di prevenzione firmate e ottenere così articoli sul giornale. Mi piace molto l’espressione che avete usato sul blog qualche tempo fa: Il popolo ha fame? Date loro un Sartori che firma misure di prevenzione contro poveri, marginali e dissidenti. Questa è la realtà.

In questi mesi sui giornali ogni notizia relativa a reati compiuti da cittadini stranieri è stata accompagnata dalle stesse conclusioni: il Questore ha disposto l’avvio di procedura di revoca del permesso di soggiorno oppure è stato disposto il trasferimento presso il CPR di Gradisca d’Isonzo o presso quello di via Corelli a Milano. In molti casi gli autori sono giovanissimi, responsabili di piccoli furti, taccheggi o poco più. Evidentemente per loro la denuncia o l’arresto non bastano. Deve essere inflitto un surplus di pena. Ricordiamo inoltre che i CPR (Centri per il Rimpatrio) sono veri e propri Lager, buchi neri in cui è impossibile entrare e da cui è difficilissimo avere notizie. Luoghi di disperazione peggiori delle carceri in cui non esiste alcuna possibilità di avere contatti con l’esterno e in cui gli atti di autolesionismo, abuso di psicofarmaci sono all’ordine del giorno. Ovviamente questi spaccati di realtá non sono raccontati dai media che formano l´opinione pubblica in Provincia di Bolzano.

Nel corso di una conferenza stampa Sartori ha dichiarato che, qualora ci siano delle irregolarità, c’è sempre la possibilità di fare ricorso.

Sartori gioca con la vita delle persone. Non si tratta di un gioco da tavolo oppure di una partita di calcio. Davvero disgustoso il cinismo con cui afferma ciò. Per avere una risposta dal ricorso passano mesi in cui una persona vive in una sorta di limbo. Oltre a ciò va detto che spesso la Prefettura (In Trentino A.A. Commissariato del Governo) non risponde nemmeno ai ricorsi mentre il Tribunale amministrativo regionale (TAR) ha costi esorbitanti e tempi lunghi. In ogni caso, soprattutto nel caso di provvedimenti che restringono la libertà come i fogli di via, i disagi sono estremamente pesanti. Quindi va da sé che soltanto in pochi hanno le risorse economiche e culturali di affrontare un procedimento del genere, cercare un avvocato, ecc.  

Fra i colpiti dalle misure di prevenzione di Sartori ci sono anche militanti politici.

Sì, finora sono stati consegnati 5 avvisi orali e 3 fogli di via a militanti sudtirolesi, a cui vanno aggiunti due avvisi orali aggravati. Dopo una manifestazione solidale con il popolo palestinese del maggio scorso il Questore ha dato a un compagno di Rovereto un foglio di via per 4 anni da Bolzano non per ciò che egli ha fatto o si presume abbia fatto ma unicamente per la sua identità politica e quindi per quella che Sartori definirebbe “pericolosità sociale”.

In seguito ad una manifestazione di protesta contro le preghiere antiabortiste del Bewegung fuer das Leben fuori dall’ospedale di Bolzano Sartori ha firmato due fogli di via a compagni residenti nella Val d’Isarco mentre in seguito ad un breve saluto solidale ai detenuti del carcere di Bolzano (che avevano iniziato una protesta contro le condizioni invivibili del carcere, per denunciare l’ ecatombe di suicidi nelle carceri italiane) è stato inflitto il terzo foglio di via a un compagno residente in un comune limitrofo a Bolzano. Quest’ultimo caso è particolarmente indicativo del modus operandi del Questore: con la firma del foglio di via Sartori, oltre ad avere scritto nel documento numerose falsità e alterazioni della realtà, ha allontanato il compagno dalla propria famiglia, residente nel Comune di Bolzano, e non ha tenuto in alcuna considerazione altre esigenze lavorative. Quelle legate ai rapporti umani, alle amicizie, agli interessi non li cito nemmeno dato che l’obiettivo di Sartori con queste misure è proprio quello di isolare il compagno, allontanarlo dalle manifestazioni e dalla numerose iniziative politiche (in particolare contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese) che stanno attraversando la città di Bolzano da diverso tempo. E bada bene che questa non è una mia interpretazione, è proprio ciò che il Questore scrive nel documento. Insomma egli applica alla lettera il diritto penale del nemico.

Ma come, è possibile allontanare una persona solo sulla base dei suoi precedenti?

Anche qui rientriamo nelle personali valutazioni del Questore di turno, nel caso di Sartori, la cui formazione si è probabilmente fermata ai libri di Cesare Lombroso, egli tenta di applicare di fatto una sorta di “fine pena mai”. Per lui non basta che una persona abbia scontato le proprie condanne o abbia pagato le proprie multe. Egli continuerà a perseguitarti e ad infliggerti fogli di via, unicamente sulla base dei precedenti. In diversi casi il quotidiano Alto Adige ha riportato di fogli di via dati a uomini di origine straniera basati unicamente sui precedenti dei soggetti e sul fatto che “non avevano un valido motivo per stare in città”. Anche qui siamo nell’arbitrio più assoluto e nei rischi di un potere così grande attribuito a un uomo senza alcun equilibrio, per usare un eufemismo.

Avvisi orali aggravati?

Anche qui ha tirato fuori dal cilindro della repressione provvedimenti che ci risulta abbiano ben pochi precedenti in Italia, almeno nei confronti di militanti politici. Come previsto dal codice antimafia, oltre a divieti grotteschi evidentemente tarati su tutt’altro genere di soggetti (come quello di possedere “mezzi di trasporto blindati”),  si vieta di possedere o utilizzare “programmi informatici ed altri strumenti di cifratura o crittazione di conversazioni e messaggi”, ma soprattutto, per uno dei due si propone al Tribunale di vietare, per due anni, di possedere o utilizzare il cellulare, altri dispositivi connessi a internet e qualsiasi tipo di social network, mentre all’altro, con lo stratagemma di permettergli di usare il cellulare di vecchio tipo, non connesso a internet, si vieta direttamente, senza passare per il Tribunale, di possedere o utilizzare “gli smartphone, i tablet, i laptop che consentano connessioni dati via WI-FI o con SIM”, ed essendo legato all’avviso orale quest’ultimo divieto non ha una durata determinata, ma è potenzialmente a vita. Contravvenire ai divieti comporta “la reclusione da uno a tre anni” oltre a multe per migliaia di euro e alla confisca dei dispositivi, che saranno “assegnati alle Forze di polizia”.

Sono state date motivazioni per l’adozione di provvedimenti del genere?

Sì, come sempre bisogna usare il dizionario per tradurre il linguaggio questurino in italiano. Ancora una volta assistiamo da parte di Sartori e della polizia politica bolzanina ad una scientifica e questa sì sistematica distorsione della realtà a loro uso e consumo.

Nel primo caso, aver diffuso messaggi offensivi nei confronti del Questore (trasformati dalla stessa Questura e dai giornali al suo servizio in “minacce di morte”) e in generale “anti-istituzionali” (definiti “eversivi”), oltre a mantenere contatti con compagne e compagni di questa e di altre province. Nel secondo caso, “organizzare” e “convocare con strumenti telematici” manifestazioni nel corso delle quali verrebbero “sistematicamente” violate le prescrizioni della Questura e commessi reati: praticamente, la Questura ritiene che l’organizzare e il pubblicizzare iniziative peraltro regolarmente preavvisate faccia parte di un disegno criminoso che però non si deve preoccupare di dimostrare in Tribunale, adottando direttamente “misure in grado di ridurre la capacità di commettere reati”. 

Inquietante.

Piccoli e grandi abusi di Questori e zelanti burocrati ci sono sempre stati nei confronti di partecipa alle lotte sociali, specialmente se formulano critiche radicali alla realtá e alle ingiustizie del tempo. Solo per citare alcuni casi recenti, sono innumerevoli i fogli di via dati ad attivisti No Tav della Valsusa oppure a quelli di Extinction Rebellion, le cui lotte sono sistematicamente criminalizzate dalle forze di polizia, con il supporto decisivo di politici e media legati ai grandi potentati economici. Anche l’attivista triestino Stefano Puzzer nell’ambito delle mobilitazioni contro il Green Pass venne colpito da due provvedimenti di foglio di via. Questo per dire che anche Sartori agisce nell’ambito di un chiaro clima politico in cui determinati soggetti, con determinate identità politiche, in determinati momenti, devono essere perseguitati, fermati, anzi “contenuti” come scrive Sartori stesso in un provvedimento da lui firmato. In questa cornice il foglio di via rappresenta uno dei tanti strumenti che le forze repressive adottano contro chi organizza manifestazioni, proteste, cerca di fare controinformazione, ecc. Questa attività, tradotta nel linguaggio questurino significa essere “pericolosi socialmente” o “pericoli per la tranquillità pubblica”. Certamente il minimo che si possa fare è denunciare pubblicamente questi abusi di potere, fare in modo che non passino nel silenzio.

Prima ha citato il diritto penale del nemico. Cos’è?

Il diritto penale del nemico o d’autore è una teoria del giurista tedesco Gunther Jakobs, espressa per la prima volta nel 1985. In base a questa teoria, il diritto punitivo delle società democratiche contemporanee si suddivide in due tronconi: diritto penale normale, volto a reprimere le violazioni commesse dai “normali” soggetti di diritto e diritto penale del nemico, concepito per colpire talune categorie sociali che assumono di per sé (a prescindere da atti criminali o di violazione) valenza deviante. Per reprimere e neutralizzare questi veri e propri “nemici della società” (costruiti da media e politica a seconda delle esigenze politiche ma solitamente si tratta sempre di immigrati, zingari oppure militanti politici di sinistra) è possibile derogare alle regole tipiche del “diritto” (ed alle sue garanzie pur limitate e suscettibili di un uso arbitrario) per utilizzare regole tipiche della “guerra”, in vista della neutralizzazione dell’avversario. La logica del nemico pubblico da eliminare, se non fisicamente almeno dallo spazio pubblico, è all’origine anche di una serie di dispositivi repressivi come appunto il foglio di via, il Daspo, l’avviso orale, ecc.

Abbiamo letto che Sartori ha vietato anche delle manifestazioni.

Sartori non ha formalmente vietato le manifestazioni ma con il suo operato repressivo ha formulato delle prescrizioni che avevano l’obiettivo di limitare, contenere e depotenziare enormemente quelle iniziative. Penso alla biciclettata ambientalista organizzata dagli attivisti contro il traffico della Val Gardena a cui Sartori aveva imposto la staticità in un parcheggio oppure al Pride antimilitarista del giugno scorso cui, allo stesso modo, era stato impedito il corteo imponendo la staticità in una piazza militarizzata all’inverosimile. In tal modo, con la solita retorica da due soldi, Sartori può dire di avere tutelato il diritto di manifestare di tutti, in realtà ha fatto tutto quanto era in suo potere per togliere visibilità e incisività alle iniziative. Tali provvedimenti, tanto per cambiare, sono ufficialmente giustificati con il pretesto della sicurezza. D’altronde con il pretesto di garantire la sicurezza hanno fatto guerre e genocidi, cosa vuoi che sia cancellare di fatto una manifestazione?

Esiste in città una certa consapevolezza riguardo a questi problemi?

Negli ultimi mesi, in particolare in seguito al susseguirsi di misure di polizia inflitte a compagni e compagne, anche i media locali indipendenti, non legati ai potentati economici e mediatici locali, hanno sollevato pubblicamente le criticità dell’operato della Questura. Poi naturalmente le tante persone con cui da anni si condividono percorsi di lotta sono solidali, a Bolzano ma non solo. 

Berlino. Solidarietá ai compagni e compagne colpiti/e dalla repressione a Bolzano.

Quale risposta dare?

Viviamo un momento storico difficile. Siamo in guerra. A livello planetario sono in corso conflitti per la definizione o meglio, la ridefinizione di equilibri economici e politici. Dalla guerra fra NATO e Russia in Ucraina fino al Genocidio in corso a Gaza, dove Israele sta accelerando il lavoro di pulizia etnica del popolo palestinese iniziato nel 1948, e il conflitto che minaccia di esplodere in modo aperto dopo le recenti azioni terroristiche in Libano dello Stato israeliano.

Mentre la guerra condiziona sempre più i bilanci dello Stato e le politiche economiche dei vari governi sul piano interno la borghesia italiana, con il decreto sicurezza legge 1660, si sta dotando di strumenti repressivi senza precedenti per reprimere sul nascere qualsiasi forma di dissenso e conflittualità sociale, a partire dalla carceri e dai CPR, quindi a partire dalla parte più marginale e invisibile della società.

Non é un caso che provvedimenti repressivi da stato d´eccezione vengano presi in un momento storico in cui, oltre alla guerra, la conflittualitá sociale é ai minimi storici.

Riprendendo uno striscione di alcuni compagni solidali I Questori passano, la passione per la libertà resta, nessuna misura repressiva e nessun abuso di potere potrà mai fermare le lotte antimilitariste, contro la guerra, lo sfruttamento, il razzismo sistemico del nostro sistema economico. Continuare a lottare, fare controinformazione è l’unica risposta da dare. Sempre al fianco degli sfruttati e degli oppressi.

Da Innsbruck. Solidarietá ai compagni di Bolzano. I Questori passano, la passione per la libertá rimane.

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