Verso il corteo del 4 ottobre a Bolzano. A proposito di aggressioni naziste e repressione della Questura. Una riflessione.

Quale emergenza sicurezza?

Sabato 20 settembre, nel pomeriggio, un ragazzo di 15 anni è insieme ai suoi amici e ad alcuni suoi famigliari in un locale della zona industriale ad assistere al concerto di un gruppo di suoi amici. Sulla nuca ha scritto sui capelli “Hate nazis” ovvero “odia i nazisti”. Due parole semplici, elementari, in cui si dovrebbero riconoscere tutti e tutte.

Durante il concerto, il ragazzo viene avvicinato da due energumeni piuttosto avanti con l’età, più verso i 50 che i 40, i quali gli chiedono conto della scritta. Dalle parole passano presto ai fatti e iniziano ad aggredire il ragazzo, strattonandolo, gettandolo a terra, prendendolo a pugni.

Bolzano è una città che ha una lunga storia di violenze fasciste. Dallo squadrismo missino degli anni Settanta (nel 1972 in via Resia un cameriere venne ucciso a revolverate dal neofascista Carlo Trivini) fino all’omicidio di Fabio Tomaselli, morto in seguito al pestaggio subito ad opera di alcuni naziskin nel novembre 2003. Aggressioni e intimidazioni nei confronti di militanti antagonisti e legati alla sinistra, giovani punk e alternativi sono state una costante nel corso degli anni. Quella nei confronti di questo ragazzo 15enne è solo l’ultima di una lunga serie, in una città dove il neofascismo ha da sempre goduto di coperture e complicità istituzionali.

A tal proposito il pensiero corre subito alla manifestazione revisionista di falsificazione storica che si ripete ogni anni in occasione della commemorazione dei cosiddetti “Martiri delle foibe”. Una manifestazione in cui il vicepresidente del Consiglio provinciale Marco Galateo e diversi altri consiglieri comunali della Lega sono scesi in piazza con i neofascisti locali. Lo stesso partito della Lega a più riprese ha candidato fra le proprie fila militanti di CasaPound.

Il vicepresidente della Provincia Marco Galateo, esponente di Fratelli d’Italia, partecipa a una manifestazione con esponenti del Neofascismo locale, alcuni di essi candidati con la Lega

Quindi non c’è nulla di cui stupirsi se agli occhi dell’attuale giunta comunale l’aggressione di due cinquantenni a un ragazzo per motivazioni politiche non ha suscitato alcuna reazione o sdegno da tali figuri. I deliri psicotici di Alessandro Urzì e i suoi vaneggiamenti “sull’attacco alla democrazia” sono riservati solo alle proteste contro il genocidio del popolo palestinese e alla vernice rossa lanciata sulle scale del municipio da anonimi per denunciare le complicità istituzionali in tale crimine. Nessuna emergenza sicurezza quando un ragazzo di 15 anni viene picchiato in pieno giorno da squadristi neonazisti. Non siamo ingenui, non ci stupiamo, ma vale comunque la pena sottolineare questa ipocrisia.

La sicurezza e la sua declinazione in un’emergenza strutturale non è una parola neutra ma una clava che viene usata dal potere per colpire senzatetto, marginali, tossicodipendenti, militanti politici antagonisti considerati “fastidiosi” e “rompicoglioni” dai potentati locali e dal suo apparato repressivo. La gestione poliziesca dello sceriffo Sartori è stata in questo senso un’esemplare esempio di guerra ai poveri e ai marginali. Propaganda politica fatta con mezzi polizieschi.

Questura di Bolzano, polizia politica e repressione del dissenso. Forti con i deboli, deboli e zerbini con i forti.

L’azione della Questura di Bolzano negli ultimi anni cerca di allinearsi a un sentire comune alterato e manipolato dalla borghesia più retriva e reazionaria. Percezioni costruite ad arte che trovano in giornali locali come Alto Adige o Dolomiten il megafono ideale.

Si moltiplicano le iniziative della Giunta comunale in tema di sicurezza. Vediamo l’assessore Marco Caruso che studia notte e giorno le modalità con cui rendere impossibile la vita a chi non ha nulla, con continui sgomberi di tende e bivacchi. Chi vive per strada diventa un argomento di propaganda a costo zero (il degrado) per costruire consenso e per tentare di coprire l’inettitudine di politici miseri. Un pretesto per rilasciare interviste, finire sui giornali e far vedere che “fanno qualcosa”.

L’azione della divisione politica (DIGOS) della Questura di Bolzano rispecchia quella che di fatto è la linea politica del Governo. Non sappiamo se esistano circolari precise che vengono seguite in maniera più che zelante dai dirigenti locali ma ciò che appare evidente è che la polizia politica sta cercando – anche attraverso delle vere e proprie porcate senza precedenti come le misure di prevenzione – di impedire o comunque limitare pesantemente la libertà di espressione di chi da anni porta avanti percorsi di lotta contro guerra e genocidio andando a colpire pesantemente anche vita personale e affetti famigliari. Basta ricordare come negli ultimi due anni, oltre alle numerose denunce a carico dei militanti si sono moltiplicate le azioni repressive “preventive” ovvero in assenza di reato.

La polizia politica della Questura di Bolzano infatti perseguita sulla base del pensiero e non sulla base di reati presunti. Questo è ormai evidente a chiunque abbia occhi per vedere e leggere. Così come è evidente che l’oggetto principale della loro persecuzione siano i compagni, colpiti in ogni modo dalle loro azioni arbitrarie, nel silenzio di giornali e politica.

Dai fogli di via agli avvisi orali, dalle schedature sistematiche di chi partecipa alle manifestazioni fino ai fermi e ai fotosegnalamenti per chi distribuisce un volantino sono numerosi i segnali preoccupanti che arrivano da Largo Palatucci. La mobilitazione costante contro la guerra e il genocidio del popolo palestinese in questi due anni ha dato molto fastidio e la polizia politica sta cercando in ogni modo di minacciare, intimidire e reprimere.

Oltre a questo va segnalato come, sempre la polizia politica della Questura di Bolzano, abbia tentato di impedire lo svolgimento del corteo del 22 settembre, in occasione dello sciopero nazionale contro il genocidio, tentando di imporre un presidio statico. Per questo vergognoso tentativo hanno utilizzato scuse assurde come il problema del traffico.

Riguardo quella giornata va segnalato ancora una volta l’incompetenza dei dirigenti della Questura che hanno dirottato il corteo facendolo passare sui ponti di fronte al Museion. Fare passare oltre 1500 persone in un passaggio così stretto, mettendoli in pericolo, è una grave responsabilità di tali personaggi.

Queste limitazioni arbitrarie della libertà di dissenso ed espressione e già nel corso della gestione dello sceriffo Sartori diverse manifestazioni erano state vietate e soggette a pesanti e immotivate prescrizioni.

Siamo di fronte a una repressione esclusivamente politica (lo scrive la Questura stessa nelle carte con cui ha motivato diverse misure preventive) e l’episodio denunciato dalla pagina facebook Bolzano antifascista lo conferma ancora una volta, per chi non lo avesse capito.

Riportiamo uno stralcio: “Questa mattina dopo aver distribuito dei volantini che pubblicizzavano il corteo, un nostro compagno è stato inseguito, fermato e poi scortato da una volante della polizia in questura per una perquisizione a lui e alla sua macchina, nella quale venivano cercati i volantini per il corteo del 4 ottobre, impedendogli di giungere sul posto di lavoro. A questo episodio va aggiunto un altro controllo, nei giorni scorsi, a detta degli agenti “casuale” davanti allo spazio autogestito Santabarbara, dove alcune forze dell’ordine hanno chiesto a due militanti che tenevano lo spazio aperto i loro documenti.

Un compagno è stato quindi fermato e perquisito, gli è stato impedito di andare al lavoro perché…faceva un volantinaggio. Anche questa attività di base di chi fa politica dal basso ai loro occhi è diventata pericolosa se lotti contro le politiche guerrafondaie e complici di un genocidio di questo Governo.

In definitiva continua la criminalizzazione del dissenso da parte della Questura e della polizia politica, funzionari usi a “obbedir tacendo” di un Governo che vede come fumo negli occhi qualsiasi lotta dal basso, in particolare quelle che sfuggono al loro controllo. Un Governo che esegue fedelmente gli ordini delle èlite finanziarie e dell’apparato militare industriale, abile nel seminare la guerra fra poveri fomentando razzismo e xenofobia e illudendo i proletari italiani che perseguitando senzatetto e immigrati verrà resa migliore la loro vita. Un vecchio giochetto che purtroppo funziona.

La mobilitazione di queste ore per Gaza, contro il genocidio del popolo palestinese è la migliore risposta a questi grigi e tristi spioni che passano la propria vita a impedire e soffocare le lotte di chi dal basso si impegna contro guerre e ingiustizie.

Repressione, misure preventive, denunce, minacce: Non potete fermare il vento

La libertà si difende praticandola. Le idee si difendono mettendole in atto, con coraggio.

Non c’è antifascismo senza lotta al capitalismo e alle sue guerre e genocidi

Non c’è antifascismo senza solidarietà

Il 4 ottobre alle ore 14.30 in Piazza Vittoria (lato ponte Talvera) tutti e tutte in piazza

Scendere in piazza sabato è un importante per tanti motivi.

Rompere l’isolamento di chi si trova ad essere vittima della violenza fascista. Per denunciare l’ipocrisia di Questura, politica e dei mezzi di informazione, sempre pronti a criminalizzare chi lotta ed a costruire l’emergenza sicurezza e degrado su chi vive ai margini della città ma silenti e conniventi quando a compiere atti di violenza sono squadristi considerati affini.

Per costruire solidarietà e per unire le lotte: l’antifascismo ha senso solo se viene attualizzato, contro squadrismo, guerra e genocidio. Dagli Stati Uniti all’Ungheria, dall’Italia a Israele, la melma razzista e guerrafondaia in cui prosperano tali ideologie diventa sempre più politica di Stato, fino al punto estremo dello Stato sionista in cui un Governo ultranazionalista, messianico e suprematista sta mettendo in atto in Palestina un genocidio su base razziale. Contro tutto questo costruire una mobilitazione che sappia unire i punti e spezzare solitudine e isolamento per costruire solidarietà e giustizia è fondamentale.

Dimostriamo tutta la nostra solidarietà al ragazzo aggredito.

Toccano uno toccano tutti

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