[Musica/Repressione] Chi istiga chi? A proposito delle denunce contro i rapper di Sinigo

Sotto questi colpi siamo i maledetti senza via d’uscita dimmi cosa aspetti dal futuro, muro contro muro non ci sta nessuno, c’è chi brancola nel buio più niente è al sicuro sopravvivere senza soccombere è già una freca come l’impero stabilisce chi crepa chi mangia la polvere per terra chi governa chi nasce imputato alla sbarra…                                     

 Lou X “Il mattino ha l’oro in bocca”

To the Brothers in the street, schools and the prisons, History shouldn’t be a mystery. Our story’s real history, Not  his story.

Public Enemy “Fear of a black planet”

Dal quotidiano locale Alto Adige veniamo a sapere che il 7 marzo 2021 i Carabinieri, d’intesa con la procura della Repubblica di Bolzano, si sono presentati con tanto di cani antidroga a casa di uno degli autori di un video Rap, un 22enne di Sinigo, per cercare la pistola giocattolo che veniva usata nel video. Oltre alla riproduzione della pistola i militari hanno trovato anche “una modica quantità di hashish, che ha comportato la segnalazione del giovane al commissariato del governo di Bolzano”. Sempre lo stesso articolo riporta come anche il secondo protagonista del video sia stato identificato e denunciato per “istigazione a delinquere”.

Dall’Alto Adige dell’8 marzo 2021

Cosa è successo per arrivare a tanto?

Per capire le motivazioni di tale “brillante” operazione di polizia bisogna tornare indietro di alcuni mesi, quando alcuni rapper di Merano e dintorni -Fvmille e Lony- pubblicarono su Youtube il video musicale Block Freestyle che suscitò numerose reazioni pubbliche.

Già allora, per via della presenza nel video di alcuni giovanissimi, si attivò la Procura dei minori ed il 18 ottobre 2019 vennero disposte delle perquisizioni nelle case di alcuni ragazzi in cerca della pistola giocattolo utilizzata nel video.

Si scomodò adirittura l’assessore provinciale Giuliano Vettorato della LEGA -partito noto per le sue posizioni xenofobe – per “annunciare controlli con i servizi sociali e le eventuali scuole frequentate dei giovani protagonisti del video”. Va da sé che se i protagonisti del video non fossero stati di origine tunisina, marocchina o albanese con ogni probabilità non ci sarebbe stata tanta attenzione. 

Dopo la breve tempesta mediatica che attraversò le case popolari di Sinigo circa un anno e mezzo fa, verso la fine dello scorso febbraio viene caricato, sempre su Youtube, un altro video: “La fame” di Kash. Girato sulla falsariga del primo, racconta a suo modo la realtà vissuta da un gruppo di giovani che hanno scelto i versi del Rap per esprimere la propria rabbia e il proprio vissuto che certo non rispecchia l’Alto Adige da cartolina turistica, quello frequentato da ricchi italiani o tedeschi che vanno sciare in val Badia oppure sulle piste di Plan de Corones, pernottando presso lussuosi chalet. I loro versi raccontano una realtà sommersa costantemente criminalizzata, distorta, negata, che non conosce cronisti o reporter: familiari in carcere, l’esperienza della detenzione conosciuta o raccontata da altri, lavoro senza contratto, chi cerca di sbarcare il lunario in modo extralegale. Un proletariato che vive nei palazzoni dell’Ipes le cui origini sono rappresentate dalla bandiere che espongono nei loro video: Tunisia, Marocco, Albania o Kurdistan: “Ho fratelli di tutti i colori, di tutte le nazioni” canta Kash ne “La fame”. Sono dei video che fanno conoscere una realtà piena di contraddizioni e sconosciuta al “grande pubblico”, che ha trovato nei versi musicali il modo di raccontare se stessi e che ha trovato nell’immaginario di una certa scena della cultura Hip-hop -che piaccia o meno- un riferimento, un’ispirazione.

Il contenuto dell’ultimo video in particolare ha fatto sbroccare il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì il quale, come di consueto, attraverso i suoi post su Facebook ha completamente falsificato la realtà cercando in ogni modo di cavalcare e fomentare paura per raccattare consenso fra i residenti delle case IPES ed in generale di tutta la popolazione spingendosi in ardite ed assurde interpretazioni di situazioni che dimostra ampiamente di non conoscere. Interventi che dimostrano bene a cosa si può spingere la propaganda pur di tirare su due voti in più.

Basta riportare alcuni stralci del suo intervento su Facebok, a tratti davvero delirante:

E’ paura per i cittadini meranesi che vi hanno riconosciuto i garage e le cantine delle proprie case, palazzine Ipes, in cui sono state girate con grande professionalità queste scene che ritraggono, all’ombra di simbologie islamiche, un numeroso gruppo di ragazzi, uno mascherato con passamontagna che cede una pistola (non si vede l’estremità della canna e quindi non si vede se si tratta di una pistola autentica o di una riproduzione con il tappo rosso, che la qualifichi come giocattolo). […] Ho richiesto un intervento urgente dell’Istituto perché avvii una indagine interna sull’episodio che ora denunciamo, che siano informate le forze dell’ordine e ripristinato un clima di convivenza decoroso anche per rispetto di tutti i cittadini per bene che vivono nel rione e in particolare nei complessi Ipes”.

Bisognerebbe ricordare al signor Urzì che se c’è un partito che negli anni ha costruito consenso proprio attraverso l’istigazione all’odio ed alla discriminazione verso profughi, immigrati, dissidenti e altre minoranze è proprio Fratelli d’Italia, un partito fascistoide e nostalgico che, insieme alla LEGA di Salvini ha basato il proprio successo sulla paura e sulla guerra fra poveri. Un partito i cui membri non hanno nulla da insegnare a nessuno, sotto ogni punto di vista.

Naturalmente non poteva mancare un intervento della LEGA di Salvini, ed una sua consigliera provinciale, la meranese Rita Mattei, si è preoccupata di informare la presidentessa dell’IPES Francesca Tosolini, con cui ha fatto una visita presso le case in cui è stato girato il video incriminato. Anche riguardo alla LEGA si potrebbero scrivere migliaia di pagine sulla sua sistematica e scientifica istigazione all’odio verso stranieri, dissidenti politici, sinti, rom, che è stata portata avanti dai profili social di Matteo Salvini e dei suoi tirapiedi locali nel corso degli anni. Basta scorrere i commenti nelle pagine social dei leader dell’estrema destra Salvini e Meloni per comprendere chi siano davvero gli istigatori in questo Paese. Ad ogni modo va rilevato come non appena delle persone che provengono da case popolari facciano musica in un modo non ortodosso e non gradito alla narrazione ufficiale, i politici razzisti facciano subito leva sul ricatto economico e sociale: “chiederemo un inchiesta all’Ipes” minacciando così l’intera famiglia. Un modo per ricattare non nuovo e che a Trento ha visto la LEGA proporre di sfrattare l’intero nucelo famigliare dalle case popolari qualora uno dei figli -ad esempio- si renda responsabile di reati.

Ma in tutto ciò, la Procura decide di portare avanti una grottesca operazione poliziesca-spot ripresa dalla grancassa mediatica contro due giovanissimi rapper cresciuti nelle case popolari di Sinigo autori di un video musicale che rappresenta delle scene recitate, ed imbastire una fantomatica e fumosa accusa di istigazione a delinquere che sembra più che altro utile e funzionale a soddisfare la sete di repressione di ampi settori della società sudtirolese di entrambi i gruppi linguistici.  Un rancore seminato ad arte negli anni che aumenta nel momento in cui a prendere la parola sono dei ragazzi di origine straniera ma cresciuti qui e che hanno deciso di cantare alternando italiano, arabo, albanese o tedesco il proprio disagio per la propria condizione nella “migliore e più ricca delle province”. Una voce dissonante che viene dal basso; da ascoltare e da difendere contro ogni volontà di criminalizzazione da qualsiasi parte esso provenga: dalle aule dei tribunali o dai politici più reazionari.

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