L’ossessione di Sartori contro il dissenso. Ancora persecuzioni poliziesche, schedature e fogli di via per chi manifesta.

Non si ferma la persecuzione politica di manifestanti e militanti da parte del Questore Paolo Sartori, che si arricchisce di nuovi capitoli sempre piú inquietanti e kafkiani.

Le èlite economiche e politiche dell’Occidente ci stanno trascinando verso un conflitto mondiale dalle proporzioni sempre più spaventose, sostenendo il Genocidio del popolo palestinese ed approvando strette repressive sempre più feroci contro il dissenso interno. Ogni minima critica viene criminalizzata, mistificata o calunniata e il Governo si appresta ad approvare il DDL 1660 che di fatto rappresenta un´accelerazione importante verso lo Stato di polizia.

Mentre accade ciò, nella periferica città di Bolzano da alcuni mesi il Questore e la polizia politica stanno mettendo in piedi una vera e propria persecuzione politica contro il dissenso, sommergendo manifestanti e militanti con misure di prevenzione, denunce e schedando chi manifesta. In numerosi casi manifestazioni sono state limitate dallo stesso personaggio con pesanti prescrizioni ed a volte con divieti.

Ciò che sta accadendo non è spiegabile solo con l’entità delle azioni compiute dato che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce e le misure di prevenzione sono arrivate per manifestazioni non preavvisate (che il Questore, insieme ai giornalisti, continua a definire “non autorizzate” o addirittura illegali). Appare ormai evidente come Sartori, con queste misure di repressione draconiane, intenda colpire le idee, il rifiuto del militarismo e della guerra, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, il razzismo sistemico e la propaganda di guerra. Ciò che Sartori vuole colpire è la tensione di chi si ostina a lottare ed a denunciare pubblicamente le malefatte del potere, rifiutando la guerra ai poveri.

Ad ogni attento osservatore non puó essere sfuggito il fatto che il Questore, con le sistematiche persecuzioni di poveri e i dissidenti politici, sia di fatto interprete e promotore della linea politica del Governo e della Provincia con gli assessori Ulli Mair e Marco Galateo in testa ma senza dimenticare lo showman Urzí.

Una linea politica-poliziesca che ricerca facile consenso attraverso le bastonate inflitte ai settori piú poveri e marginali della cittá; in ogni caso di chi non ha soldi e potere. E anche qui la sinergia con l´apparato mediatico del gruppo Athesia, di fatto detentore del monopolio dell´informazione in Provincia e quindi della costruzione della realtá e della sua percezione da parte dei cittadini, é forte.

L’atteggiamento persecutorio di Sartori si è nel corso dei mesi trasformato in una vera e propria ossessione violenta e intimidatoria che non rinuncia ad alcuno strumento pur di far valere il peso del proprio potere. Un comportamento autoritario che, sebbene non provochi particolare sorpresa fra chi da anni partecipa attivamente alle lotte sociali e politiche, dall’altro deve essere denunciato pubblicamente con forza, perché riguarda tutti e tutte.

L’azione del Questore, che ci fa pensare abbia disturbi narcisistici della personalitá (senso grandioso di sè, mancanza di empatia e bisogno di ammirazione, difficoltá ad accettare critiche), rispecchia alla lettera la teoria del diritto penale del nemico. Come abbiamo giá detto il nemico é individuato da Sartori nei dissidenti politici oppure nei senzatetto o in chi é costretto e trovare riparo in case abbandonate (solo per questo fatto il Questore ha disposto numerose revoche di permesso di soggiorno ed espulsioni) e contro di essi è prevista la sospensione delle garanzie previste dal sistema penale (ricordiamo che non è possibile difendersi dalle misure preventive adottate dal Questore). Nella teoria di Guenther Jakobs questa degenerazione del diritto penale si contrappone al diritto penale del cittadino, per il quale tutte le tutele sono rispettate.

Per il giurista tedesco esisterebbero nell’ordinamento giuridico penale due piani paralleli, coesistenti, con l’applicazione di diversi sistemi sanzionatori rivolti a diversi destinatari.

La tesi di Jakobs posta l’attenzione dell’ordinamento penale dal fatto criminale, il reato, al soggetto criminale, capovolgendo l’impostazione di tutta la tradizione giuridica occidentale, il punire per «quello che si fa» non «per quello che si è».

Da qui la condotta violenta, spietata e criminalizzante di Sartori contro marginali, poveri e dissidenti politici, considerati da lui (e dai suoi principali referenti politici) minacce all´ordine e alla tranquillitá pubblica. Dei nemici interni senza alcuna protezione politica contro cui lui si sente in diritto di fare quello che vuole ricorrendo a strumenti che non verrebbero mai utilizzati per combattere i crimini dei colletti bianchi, la corruzione sistemica o per esempio le truffe di partiti come la Lega di Salvini, che si é intascata 49 milioni di euro. Strumenti funzionali per la guerra ai poveri e al dissenso. 

Nel caso di Bolzano Sartori va oltre distribuendo piogge di denunce e misure di prevenzione per fatti che non sono nemmeno leggibili come reati a meno che non si voglia considerare come reato la libera espressione del dissenso in maniera più o meno spontanea. 

In un articolo precedente avevamo già raccontato dei fogli di via, degli avvisi orali e delle denunce contro decine di manifestanti. Nelle ultime settimane la foga repressiva è continuata assumendo contorni sempre più pesanti e inquietanti (nel silenzio dei principali media, completamente asserviti e megafono di vere e proprie menzogne) e che dovrebbero preoccupare ogni persona dotata di un minimo di memoria storica e coscienza politica. Il 14 novembre durante la protesta contro la visita del Ministro dell’Interno Piantedosi al NOI, una manifestante è stata fermata da agenti della polizia politica e portata in Questura, dove è stata schedata. La vicenda, che a memoria di molti non ha precedenti negli ultimi decenni, è stata raccontata in un articolo su Salto.

Abbiamo visto in più riprese come uno dei tratti caratteristici della gestione Sartori sia un´attenzione maniacale alla comunicazione e la sua insofferenza verso le critiche. Infatti egli, indispettito del fatto che Salto non sia appiattito in maniera acritica sulla versione della Questura come l’Alto Adige o il Dolomiten, ha voluto integrare l’articolo in cui la manifestante ha espresso le proprie preoccupazioni per l’accaduto.

Alcuni giorni dopo il fatto sull’articolo online è apparsa la nota del Questore che, riguardo l’accaduto ha tenuto a ricordare: “la donna in questione, da tempo attivista del movimento anarco insurrezionalista bolzanino, nell’occasione è stata non solo sanzionata per violazione dell’ articolo 663 bis del Codice Penale, ma anche denunciata alla Procura della Repubblica in quanto co-organizzatrice di una manifestazione illegale, non preannunciata ex articolo 18 TULPS. Manifestazione durante la quale, peraltro, ha distribuito altri volantini”.

Crediamo che queste parole parlino da sole e restituiscano la problematica personalità di un uomo che vede come fumo negli occhi ogni forma di dissenso reale arrivando ad affermare pubblicamente di aver denunciato all’autorità giudiziaria una persona per avere distribuito o affisso dei volantini. A proposito di diritto penale del nemico e tentativo di costruire una sorta di “folk devil” è indicativo il fatto che Sartori abbia tenuto a precisare che la donna in questione sarebbe attivista di quello che lui definisce “movimento anarco insurrezionalista bolzanino”, fra l’altro una falsità, una delle tante che scrive e sottoscrive, consapevolmente o no. 

Nelle ultime settimane la schedatura del dissenso da parte del Questore è proseguita in seguito ad una contestazione spontanea da parte di due compagne all’iniziativa organizzata da FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) il 27 novembre scorso. Dopo aver esposto un cartello critico sono state infatti fermate e portate in Questura, dove sono state denunciate per “violazione dell’articolo 18 TULPS”.

In questi ultimi giorni è arrivata infine l’ultima ondata di fogli di via da Merano relativi ad una manifestazione (che poi di fatto non c’è stata) di fronte all’ospedale per contestare le preghiere antiabortiste del cosiddetto Bewegung fuer das Leben. Anche in questo caso la motivazione dei fogli di via é condita da Sartori con riflessioni personali (che occupano uno spazio considerevole in tutti i provvedimenti) campate per aria, in cui si spinge a parlare di cose che non conosce e di cui non ha competenza, formulando giudizi di valore che non ha titolo di fare. Atti di una persecuzione di Stato che vanno a colpire affetti famigliari e umani e che intendono piegare persone, idee e percorsi umani e politici di lotta.

La repressione é il vaccino di Sartori per giovani ribelli, per chi ha ancora un briciolo di pensiero critico, per chi ancora non si rassegna a vivere in un mondo in cui guerre e genocidi sono la normalitá. La repressione é la civiltá di Sartori

E’ davvero impressionante leggere questi documenti con cui il Questore colpisce con estrema violenza la vita di militanti politici e manifestanti che di fronte a un epoca in cui guerre e genocidi sono normalizzati, decidono di organizzarsi per opporsi a questa deriva. 

E’ davvero impressionante leggere la quantità di falsità, libere e fantasiose interpretazioni, suggestioni e manipolazioni della realtà che il Questore Sartori scrive a proprio uso e consumo per giustificare documenti che stravolgono – senza possibilità di difesa – la vita di persone che hanno la colpa di non vivere nell’indifferenza, rassegnati alla miseria e all’apatia che proprio persone come il Questore difendono. Atti amministrativi firmati da un grigio funzionario che sulla sua scrivania, con una firma, ha il potere di spezzare legami famigliari, affettivi, sulla base di semplici sospetti o informazioni distorte. Quanto è vero quello che scriveva lo scrittore Franz Kafka quando diceva che “Le catene dell’umanità sono fatte di carta di ministero”.

Di fronte al metodo Sartori e a questa spropositata violenza della Questura è fondamentale reagire costruendo solidarietà. Laddove vorrebbero isolare, intimidire e reprimere il dovere di ognuno che abbia a cuore ideali di giustizia e libertà è continuare a lottare, senza lasciare nessuno indietro, contro la normalizzazione della guerra e del genocidio, contro la normalizzazione della repressione del dissenso, contro la deriva verso lo Stato di polizia di cui l’azione del Questore di Bolzano – spietato con i deboli e debole con i potenti – costituisce una pericolosa anticipazione. 

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La violenza che nessuno racconta. La dottrina Delmastro e il metodo del Questore Sartori: espulsioni, fogli di via, avvisi orali, piogge di denunce e schedature

La violenza che nessuno racconta. La dottrina Delmastro e il metodo del Questore Sartori: espulsioni, fogli di via, avvisi orali, piogge di denunce e schedature

L’idea di far sapere ai cittadini come non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato è per me un’intima gioia”

Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia

Queste parole del sottosegretario Delmastro, apologeta della tortura e strenuo difensore di ogni agente accusato di tali crimini efferati, sono arrivate circa una settimana prima dell’inchiesta giudiziaria che ha fatto emergere il sistema di tortura e umiliazione praticato nei confronti dei detenuti del carcere di Trapani. Negli ultimi anni, da Santa Maria Capua Vetere a Modena, da Ivrea a Reggio Emilia, da Torino al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, sono numerose le inchieste che hanno fatto emergere sistematici abusi nei confronti dei detenuti.

Le parole di Delmastro non sono uno scivolone ma fanno parte di una strategia politica che mira ad abolire il reato di tortura, visto come fumo negli occhi da ampi settori delle forze dell’ordine che, come disse a suo tempo l’attuale premier Giorgia Meloni “non permetterebbe loro di svolgere in maniera adeguata il proprio lavoro”. Parole che restituiscono però anche la concezione del potere della classe dirigente al potere in Italia in cui ogni dissenso e ogni protesta deve essere soffocata dalla manganellate dei reparti celere. In cui ogni problema sociale e ogni conflitto viene trasformato in un problema di sicurezza ovvero di ordine pubblico. 

Nell’estate 2024 numerose carceri italiane, dal Piemonte alla Sicilia, sono state attraversate da proteste contro le condizioni invivibili di sovraffollamento, contro il caldo insopportabile, le precarie condizioni igieniche e l’ecatombe di suicidi che ogni anno accade fra le mura dei penitenziari. Fino ad oggi, 29 novembre 2024, sono 82 i suicidi nelle carceri italiane, innumerevoli gli atti di autolesionismo e strutturale l’abuso di psicofarmaci.

Nella metà di luglio 2024 anche i detenuti del carcere di via Dante a Bolzano, che pochi mesi prima avevano subito una pesante epidemia di scabbia che aveva fatto notizia anche a livello nazionale, iniziarono una battitura per protestare contro queste condizioni di non-vita. Appena venuti a sapere di questa protesta alcuni compagni decisero, in maniera spontanea, di recarsi sotto le mura del carcere per raccogliere la voce dei detenuti, per capirne le ragioni e sostenerle. Una breve presenza che aveva l’obiettivo di ricordare ai detenuti che non sono soli e che le loro proteste non sarebbero cadute nell’indifferenza.

Dopo circa mezz’ora due volanti della polizia si portarono di fronte al bar in cui nel frattempo si erano recati i compagni per portarli in Questura, dove sarebbero poi stati schedati e denunciati per “manifestazione non autorizzata”. Il Questore Sartori e la polizia politica, non contenti, decisero di firmare un foglio di via per due anni nei confronti di un compagno bolzanino però residente in un Comune limitrofo. Per giustificare questo provvedimento liberticida il Questore, nella sua foga repressiva, è giunto a mistificare deliberatamente la realtà, falsificando i fatti.

Ovviamente non stupisce che un Questore come Sartori arrivi a utilizzare modalità sporche pur di colpire coloro che lui individua come “nemici da colpire” ma ciò che contribuisce a fare assumere a tutta la vicenda un contorno ancora più inquietante è il pronunciamento del TAR di Bolzano che, respingendo la richiesta di sospensione del provvedimento, non si è minimamente preoccupato di appurare ciò che è accaduto il 17 luglio 2024 di fronte al carcere di Bolzano né di prendere in considerazione le esigenze di carattere lavorativo e familiare del compagno colpito dalla repressione della Questura.

A proposito delle pericolose derive da Stato di polizia che comporta l’abuso arbitrario delle misure di prevenzione consigliamo nuovamente la lettura di questa intervista all’avvocato Nicola Canestrini, pubblicata su Salto.bz.

Da quando il Questore Sartori si è insediato al comando della Questura di Bolzano il suo operato è stato continuamente gonfiato e sovraesposto mediaticamente. In particolare i principali apparati di potere lo hanno sempre acriticamente appoggiato e a livello politico l’estrema destra ha fatto di Sartori l’interprete privilegiato della propria linea ovvero la guerra ai poveri e al dissenso, distribuendo misure di prevenzione e provvedimenti restrittivi della libertà con incredibile disinvoltura. Per quanto riguarda poveri e immigrati senza fissa dimora è davvero gravissima la serie di revoche di permesso di soggiorno ed espulsioni disposta da Sartori solo perché trovati a dormire in case abbandonate oppure perché sospettati di avere qualche grammo di fumo. Provvedimenti che vanno ad aumentare la disperazione di persone già gravemente in difficoltà.

Diventa più che mai urgente capire chi è stato colpito da questi atti e denunciare pubblicamente la violenza di questo bullismo istituzionale contro gli ultimi della società nella consapevolezza che, se viene lasciato campo libero a questa violenza, essa prima o poi colpirà tutti.

La repressione è il nostro vaccino La repressione è civiltà

Oltre a ciò, stiamo assistendo alla sistematica criminalizzazione del dissenso che avviene in molti modi: dal divieto o dalla limitazione di manifestazioni attraverso le prescrizioni, con una presenza poliziesca totalmente spropositata in presidi e manifestazioni oppure con il ricorso a sistematiche schedature nei confronti di chi distribuisce volantini o di chi protesta. Lo abbiamo visto nel gioco di sponda con la politica, attraverso il passaggio di informazioni all’assessore di Fratelli d’Italia Galateo che ha pubblicamente minacciato di licenziamento due lavoratori dell’ambito sociale-educativo perchè “hanno partecipato a manifestazioni contro il genocidio di Gaza”.

Lo abbiamo visto il 14 novembre, con l’allucinante schedatura disposta dalla polizia politica e da Sartori nei confronti di una manifestante “colpevole” di distribuire un volantino critico nei confronti del Ministro dell’Interno Piantedosi e lo abbiamo visto la sera di mercoledì 27 novembre quando altre due compagne sono state portate in Questura, denunciate e schedate dalla polizia politica per avere esposto un cartello critico all’iniziativa organizzata da FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) presso l’antico municipio di Bolzano, in cui era presente anche il Questore Paolo Sartori.

Perchè parliamo di metodo Sartori? Perchè ciò che traspare dalle carte da lui firmate è la criminalizzazione sistematica di ogni forma di dissenso, in cui ogni voce dissonante e critica viene trasformata in “pericolo per la tranquillità pubblica” oppure in “pericolosa socialmente”. Parole pesanti scritte con leggerezza nero su bianco e che sulle carte della Questura diventano mattoni per intimidire chi lotta e per condizionare i giudici. Da un’attenta analisi degli avvisi orali e dei fogli di via da lui firmati emerge come questa politica repressiva – appoggiata dagli apparati di potere che contano – sia in realtà un vero e proprio metodo con cui si intende criminalizzare, reprimere e infine impedire la libera espressione del dissenso, in particolare se va a toccare alcuni punti caldi del tempo in cui viviamo ovvero la difesa della libertà di espressione, la critica all’istituzione carceraria, la lotta contro le politiche di guerra e il genocidio del popolo palestinese. 

Il metodo Sartori è forse un’anticipazione dei metodi da Stato di polizia che il Governo Meloni, con il DDL 1660, sta preparando? 

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[Bolzano] Piantedosi al NOI. La polizia politica di Sartori scheda una manifestante per avere distribuito un volantino

Giovedì 14 novembre il Ministro dell’Interno Piantedosi è intervenuto alla Conferenza provinciale sulla sicurezza che si è tenuta al NOI Techpark, a Bolzano.

La presenza di Piantedosi in città è stata contestata da un gruppo di compagni e compagni durante un presidio organizzato dall’Assemblea solidale con il popolo palestinese in cui sono state evidenziate le sue responsabilità nell’accelerazione del Governo Meloni verso la costruzione di uno Stato di polizia. Egli è infatti, insieme al ministro della Guerra Crosetto, il firmatario del DDL 1660, un provvedimento liberticida che rappresenta un atto di guerra senza precedenti contro i lavoratori, gli studenti e i proletari di questo Paese. Ma in generale è un atto di guerra contro il dissenso, contro ogni movimento che lotta per migliorare le cose, contro la guerra, contro il genocidio del popolo palestinese o per la giustizia sociale. Oltre a ciò numerosi interventi hanno evidenziato le complicità del Governo italiano nel genocidio del popolo palestinese. 

Al presidio che contestava la presenza di Piantedosi al NOI erano presenti anche alcuni lavoratori e lavoratrici del NOI e una di queste è stata fermata dalla polizia politica e portata in Questura dove è stata schedata: le sono state prese le impronte digitali ed è stata fotosegnalata. Il motivo? Ha diffuso un volantino che criticava la presenza del Ministro dell’Interno a Bolzano. La vicenda – con l’inquietante contorno di intimidazioni poliziesche – è stata raccontata dalla testata online Salto.bz in un articolo che consigliamo a tutti di leggere con grande attenzione.

Questo atto di intimidazione poliziesca – da non sottovalutare e minimizzare – non ha precedenti negli ultimi decenni a Bolzano e rientra in un pesante clima di criminalizzazione e repressione del dissenso che è stato costruito dal Questore Paolo Sartori e dalla polizia politica, di fatto la sua longa manus.

L’azione violenta di Sartori, ovviamente esaltata dall’estrema destra provinciale (l’assessore Marco Galateo, Ulli Mair e leghisti vari) in questi mesi è stata contraddistinta da una certa frenesia in particolare su tre fronti:

1) la comunicazione ovvero la propaganda, tesa a costruire una certa immagine della sua attività. Continui comunicati stampa su fatti insignificanti, commenti copia e incolla su ogni tipo di fatto fino a fatti inventati di sana pianta come la psicosi collettiva costruita dai giornali padronali del gruppo Athesia in seguito al ritrovamento dell’adesivo “Sartori? Brindiamo se muori” su un lampione del centro storico. Una psicosi costruita a tavolino da una parte degli apparati di potere con l’obiettivo di creare l’immagine dei cattivi contestatori e manifestanti “che turbano l’ordine pubblico” da contrapporre allo sceriffo Law & Order catapultato in città per mettere ordine in una città “che non è più quella di una volta” quando “potevi lasciare le porte aperte e non c’erano immigrati in giro”. Una psicosi indotta e funzionale a loschi disegni repressivi che in questi mesi abbiamo visto messi in opera. In questa invenzione deliberata della realtà va ricordato il ruolo fondamentale di giornali come Alto Adige e Dolomiten, del gruppo Athesia. 

2) la repressione e la criminalizzazione del dissenso e qui parliamo, oltre alle piogge di denunce, del divieto di manifestazioni, di prescrizioni restrittive, dell’abuso di misure di prevenzione come avvisi orali, fogli di via fino ad avvisi orali aggravati in cui viene vietato l’utilizzo di apparecchi per connettersi a Internet. Tutte le misure di prevenzione firmate da Sartori sono giustificate dal fatto che secondo il Questore i destinatari sarebbero soggetti “socialmente pericolosi” e che “turbano la tranquillità pubblica”. Misure con effetti violenti e devastanti nella vita quotidiana delle persone firmati con leggerezza spesso ricorrendo a deliberate falsificazioni.  Fa particolarmente sorridere leggere che Sartori definisce socialmente pericoloso chi partecipa a una manifestazione nello stesso momento storico in cui un sottosegretario alla Giustizia come Andrea Delmastro fa pubblica apologia della tortura dei detenuti parlando di “intima gioia nel non lasciare respirare i detenuti”. Forse essere “socialmente pericolosi” è una variabile che dipende dalla classe sociale che difendi o cui appartieni? Tanto per cambiare…

3) la guerra ai poveri, ai proletari e ai marginali della città ovvero la criminalizzazione della povertà. Sono innumerevoli le richieste di revoca del permesso di soggiorno e i decreti di espulsione dati a lavoratori e proletari stranieri perché fermati nel corso di retate in case abbandonate dove dormivano e avevano trovato rifugio. In altri casi Sartori ha avanzato la richiesta di revoca della protezione internazionale per piccoli furti al supermercato. Questa spietata politica di cieca e zelante repressione – perfettamente in linea con il mandato politico di Galateo, Mair e leghistume vario – produce disperazione, marginalità e criminalizzazione di una condizione sociale.

Quello che appare sempre più evidente, anche in seguito alle minacce di richiedere la sorveglianza speciale per azioni di contestazione politica, è la sua volontà di mettere a tacere le pochi voci di dissenso che in questa città stanno denunciando le responsabilità politiche di chi collabora e fa profitti con la guerra e con il genocidio del popolo palestinese.

Fin dalle prime manifestazioni solidali con il popolo palestinese in seguito al 7 ottobre è stata evidente una frenetica attività di schedatura di ogni manifestante. L’arrivo di Sartori ha dato un’evidente accelerazione sull’utilizzo delle misure di intimidazione poliziesca, fino al fermo e alla schedatura di una manifestante perchè stava distribuendo un volantino di critica al Governo Meloni.

Cosa altro deve accadere perchè ci si renda conto che tutto ciò non è accettabile? Cosa altro deve accadere perchè anche chi non è direttamente coinvolto capisca la violenza di questa politica repressiva e di come essa riguardi tutti e tutte?

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.»

Bertolt Brecht

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Nuove espulsioni contro immigrati senza una casa. Il Questore criminalizza la povertà.

Continua la guerra del Questore di Bolzano contro poveri, senzatetto, immigrati. Dietro al pretesto di compiere azioni di natura preventiva per colmare la percezione di sicurezza delle persone, continuano ad essere presi di mira persone che hanno l’unica colpa di non avere una casa o un reddito sufficiente che gli consenta di pagare un affitto.

L’ultima operazione “in grande stile” condotta in Provincia è nella città di Bressanone dove giovedì 17 ottobre le volanti di polizia e vigili urbani hanno identificato 4 persone (3 marocchini e un iraniano) che vivevano in un edificio di proprietà del Comune abbandonato da tempo. Il fatto è stato riportato da un comunicato dell’ufficio stampa della Questura e in parte ricopiato dal quotidiano locale Alto Adige. La formula è sempre la stessa; dopo aver elencato in modo generico una serie di precedenti penali e di polizia delle persone fermate il comunicato del Questore afferma che il luogo era stato da tempo segnalato come ritrovo da clandestini e sbandati, nonché utilizzati per gestire attività illecite

Il comunicato arriva poi a quelle misure che da diversi mesi sono sbattute quasi quotidianamente sulle pagine dei quotidiani locali: In considerazione di quanto riscontrato e dei precedenti penali e/o di Polizia a loro carico, il Questore della Provincia Autonoma di Bolzano Paolo Sartori ha dato immediate disposizioni all’Ufficio Immigrazione della Questura di sollecitare alla competente Commissione Territoriale per i Rifugiati la revoca dello status di “asilante per tre dei 4 soggetti, nonché la revoca del Permesso di Soggiorno a suo tempo rilasciato al quarto individuo, e ciò al fine di poter poi emettere nei confronti di tutti e quattro altrettanti Decreti di Espulsione dal Territorio Nazionale.

Ad una lettura attenta di queste notizie appare chiaro come il Questore di Bolzano Paolo Sartori stia criminalizzando in modo cinico e violento una condizione sociale in cui l’origine straniera costituisce un elemento di precarietà e vulnerabilità maggiore. I giornali locali, ridotti a cassa di risonanza dei comunicati questurini riportano in modo acritico le vuote e fredde formule di polizia evitando di porre qualsiasi domanda o dubbio.

Occorre rompere il silenzio intorno a queste operazioni scatenate ai margini della città, dove non arriva la luce delle vetrine del centro storico. Appare evidente come dietro a queste formule poliziesche copia e incolla (vedi la definizione di socialmente pericoloso) ci siano distorsioni e forzature per giustificare provvedimenti estremamente gravi e afflittivi contro persone senza strumenti, economici e culturali, per difendersi. Per opporsi a questi provvedimenti amministrativi del Questore occorre fare ricorso al TAR e le spese relative per dei proletari sono spesso insostenibili.

Il vero crimine è lasciare case vuote e abbandonate mentre la maggior parte delle persone si brucia lo stipendio per pagare l’affitto o si indebita a vita per comprare una casa di piccole dimensioni.

Di seguito alcuni articoli di giornale apparsi recentemente sulle cronache locali che illustrano chiaramente – a chi sa leggere – quale sia la concezione di sicurezza che guida l’azione del capo della polizia. 

 

Il Dilomiten interpreta alla lettera lo spirito della Questura:”nessun diritto di asilo per chi occupa case”

Corriere dell’ alto Adige. 1 ottobre 2024 La polizia sgombera alcuni senzatetto dall’ edificio abbandonato dei bagni di zolfo, vicino all’ ospedale.

Alcuni immigrati espulsi per qualche grammo di fumo. Decreti di espulsione emessi con pretesti.

 

 

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[Bolzano] 12 ottobre corteo contro il genocidio del popolo palestinese

Dopo un anno di resistenza al genocidio del popolo Palestinese, lo stato d’Israele allarga la carneficina al Libano e alla Siria, con la complicità degli stati occidentali che preparandosi alla guerra che si avvicina chiudono ogni spazio al dissenso.

Non possiamo stare a guardare in silenzio. Sabato 12 ottobre ore 14.30 tutti e tutte in piazza Domenicani. Per denunciare le complicità dello Stato italiano e della sua industria bellica nel genocidio del popolo palestinese e nella guerra totale dichiarata da Israele al resto del Medio Oriente.

Per denunciare pubblicamente la repressione contro il dissenso del Questore di Bolzano Sartori, responsabile di decisioni liberticide come il divieto di manifestare il 7 ottobre e la firma di continue misure di prevenzione nei confronti di chi esprime il proprio dissenso e nei confronti di persone che hanno l’unica colpa di essere poveri. La libertà si difende praticandola.

Intanto i muri della città parlano e invitano a partecipare e prendere posizione contro l’ orrore di cui anche il governo italiano è corresponsabile.

 

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[Innsbruck] Arresti e perquisizioni domiciliari per 6 compagni

La settimana scorsa a Innsbruck un’operazione repressiva “spettacolare” ha colpito compagni e compagne di Innsbruck, accusati di aver costituito un’organizzazione criminale. I fatti specifici sui quali la Procura austriaca costruisce questo teorema inquisitorio sono alcune scritte sui muri e imbrattamenti per denunciare i continui femminicidi che flagellano anche la società austriaca. Oltre alla doverosa solidarietà riportiamo di seguito la traduzione di un comunicato circolato nei giorni scorsi, che riassume l’accaduto. Come abbiamo detto e scritto più volte lo stato di guerra in cui ci troviamo corre parallelo alle politiche repressive contro il dissenso, sempre meno tollerato, specie quando sa andare alla radice dei problemi o quando tocca gli interessi reali dei padroni.

Rilanciamo le lotte e la solidarietà! Oggi più che mai, di fronte alla deriva guerrafondaia e al disastro sociale ed economico in cui la borghesia ci sta trascinando c’è bisogno di coraggio e determinazione. 

Mani in alto!”

Arresti e perquisizioni domiciliari per 6 compagni a Innsbruck.


Giovedì mattina, 26 settembre, alle 4 del mattino, 5 persone sono state arrestate in appartamenti di Innsbruck e una persona è stata arrestata attraverso una localizzazione del telefono cellulare con l’accusa di aver costituito un’organizzazione criminale ai sensi dell’articolo 278 del codice penale austriaco. Su incarico della Procura di Innsbruck, unità speciali mascherate e pesantemente armate hanno anche effettuato perquisizioni domiciliari in diversi appartamenti e nel pub di sinistra “Il Corvo”.


Nel frattempo, tutti gli accusati sono stati nuovamente rilasciati dopo gli interrogatori e le violente procedure di identificazione (compreso il prelievo del DNA!). Le persone colpite dalla repressione sono rimaste ferme e si sono rifiutate di testimoniare o di collaborare con tali procedure.

Tutte le perquisizioni domiciliari sono avvenute contemporaneamente. Tutte le perquisizioni sono state effettuate con un grado di pubblicità esagerato, al fine di presentare le persone colpite e marchiarle come criminali del quartiere. L’ordine per il massiccio dispiegamento di forze è stato dato dal procuratore Markus Grüner e dall’Ufficio statale tirolese per la protezione dello Stato e la lotta all’estremismo (LSE). Sono state chiamate unità dell’Ufficio per la protezione della Costituzione, del dipartimento di investigazione criminale, dell’LSE, della polizia tirolese e dell’EKO Cobra (Einsatzkommando Cobra – Unità speciali della polizia austriaca dipendenti dalla direzione generale della pubblica sicurezza).

Durante l’operazione, le persone sono state minacciate con armi pesanti, sono stati utilizzati cani da fiuto, tutte le porte degli appartamenti sono state sfondate e le porte delle stanze chiuse a chiave sono state prese a calci. L’intera operazione è stata video-documentata.

Sono state eseguite perquisizioni del tutto arbitrarie, non è stata permessa alcuna documentazione, sono state perquisite le aree private delle persone non presenti ed è stato vietato il contatto con le persone di riferimento – anche per coloro che non erano accusati!

Senza eccezioni, tutti i presenti negli appartamenti sono stati svegliati, anche se era assolutamente chiaro che non avevano nulla a che fare con l’accaduto, e hanno dovuto alzare le mani. Non potevano muoversi per il momento – finché non venivano identificati – mentre una mitragliatrice veniva puntata su di loro.

Quando andavano in bagno, le porte dovevano rimanere aperte e a molti non era permesso lasciare la stanza.

Naturalmente, si è cercato di portare via anche gli effetti personali delle persone non accusate.

La devastazione delle aree perquisite dimostra il rispetto che gli agenti avevano per i loro compagni: nessuno! In totale sono state sfondate 3 porte di appartamenti e 3 porte di stanze, sono stati distrutti scaffali e tutto ciò che era “poco interessante” è stato lasciato in giro nel caos.

Oltre alla confisca di un gran numero di oggetti, soprattutto supporti elettronici e quaderni o calendari personali, sono state scattate centinaia di foto. Tutto ciò che era in qualche modo sospetto – in altre parole, tutto ciò che aveva un contenuto politico – è stato fotografato. Gli appartamenti sono stati disegnati e i piani sono stati etichettati in dettaglio.

Il fatto che le persone politiche, dai democratici ai rivoluzionari, siano ripetutamente prese di mira dalle autorità a causa della loro teoria e pratica non è né nuovo né sorprendente. La repressione ha lo scopo di spezzare le persone colpite e di intimidire e isolare tutti coloro che le circondano. La repressione ha lo scopo di rendere incapaci. La repressione è un’espressione della lotta di classe e della lotta ideologica dall’alto!
Da un punto di vista fattuale, la portata della violenza usata e la messa in scena dell’operazione sono enormi rispetto alle accuse. L’organizzazione criminale viene costruita sulla base di pochi casi di danni alla proprietà – e si parte da 5.000 euro di danni.

C’è poi la valutazione politica della proporzionalità:

1 – Le accuse di gravi danni alla proprietà riguardano il muro dei femminicidi e e gli attacchi di vernice alla sede dell’ÖVP. Cosa significa in concreto? Per ogni donna morta c’è un sacchetto di vernice. E per questi sacchetti di vernice, che simboleggiano le donne uccise e quindi il fallimento della politica austriaca, la polizia indaga con migliaia, probabilmente decine di migliaia di euro? Questi soldi sarebbero meglio investiti nella protezione contro la violenza. I criminali non sono gli accusati di aver commesso un reato, ma coloro che mantengono un sistema patriarcale, ovviamente mortale!

2 – Alcuni accusati sono specificamente criminalizzati per le loro attività di assistenza legale come compagni di interrogatorio e di processo in uno spirito di solidarietà. Questo genere di cose è profondamente antidemocratico. Chi conosce i propri diritti e li condivide non deve essere sospettato.

Condanniamo la repressione e gli attacchi ai nostri compagni! Li riconosciamo come una strategia per criminalizzare le persone politiche in pubblico e come un tentativo di intimidire la sempre più forte opposizione sociale nelle strade. Ma non possono spezzare la sinistra di Innsbruck! Questa repressione non farà altro che rafforzare le persone. Essere un bersaglio significa anche aver fatto qualcosa di giusto.

Alcuni sono stati colpiti, ma questo vale per tutti coloro che sfidano i potenti.

Il nostro ringraziamento va a coloro che sono stati e saranno al fianco dei nostri compagni in solidarietà. Nessuno è solo, perché la solidarietà è la nostra arma.

Non lasciatevi intimidire, al contrario: intensificate il vostro lavoro e agite. C’è un mondo da conquistare!

Invitiamo tutti e tutte a partecipare al presidio solidale che si terrà venerdì 4 ottobre alle ore 17 a Innsbruck. 

Qui di seguito i fatti su cui è costruito questo delirio repressivo

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La Corte d´appello di Bolzano condanna Firas Fadel a due anni di carcere per solidarietá

La condanna di Fadel ovvero la criminalizzazione della solidarietá

Il 4 luglio 2023 il Tribunale di Bolzano condannó in primo grado l´operatore sociale Firas Fadel a 3 anni, 6 mesi, 20 giorni di carcere e 180.000 euro di risarcimento danni (per Volontarius e River Equipe, costituite parti civili al processo) per favoreggiamento dell´immigrazione clandestina aggravata dal fine di lucro.

Il 26 settembre scorso la Corte d´appello di Bolzano ha fatto cadere l´aggravante del fine di lucro. Di conseguenza Fadel é stato condannato a due anni di carcere per favoreggiamento dell´immigrazione clandestina e 133.000 euro di multa, come riporta il quotidiano Alto Adige.

Fadel venne arrestato nel 2017 nell´ambito dell´indagine Nockel un´inchiesta internazionale condotta dalla squadra mobile di Bolzano, dalla Bundespolizei tedesca e del Bundeskriminalamt (BK) di Vienna, sotto la supervisione di EUROPOL e coordinata dalle Procure di Berlino, Vienna e Bolzano. Secondo l’accusa Firas sarebbe stato il punto di riferimento di un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro.

Sette anni dopo il castello accusatorio principale, costruito su forzature e distorsioni, é caduto. É rimasta in piedi l´accusa di favoreggiamento dell´immigrazione clandestina ed una multa spropositata.

Alto Adige 27 settembre 2024

Corriere Alto Adige 27 settembre 2024

In sostanza é stato condannato per aver fornito ad alcune famiglie di migranti qualche informazione utile per attraversare la frontiera, senza intascare un soldo.

Va ricordato come il suo arresto, avvenuto nel 2017, si svolse in un contesto politico preciso e molto teso in merito alla questione migratoria. Solo l’anno precedente l’Austria minacciava di costruire un muro contro i profughi che intendevano raggiungere il nord Europa, il confine era militarizzato ed alla stazione di Bolzano i reparti celere dei Carabinieri eseguivano controlli al viso sui passeggeri che salivano sui treni diretti a Monaco.

Quella inflitta a Fadel é una condanna folle nei confronti di un uomo che vedeva con i propri occhi la disperazione di centinaia di persone che passavano ogni giorno per quella stazione e che quindi, anche per la propria esperienza personale (é originario dell´Iraq) conosceva bene quella situazione e il valore che un aiuto, una parola oppure un´informazione possono avere in quelle circostanze.

La solidarietá é sempre piú criminalizzata da inchieste della magistratura che distorcono sistematicamente il senso delle azioni, stravolgendo il significato stesso delle parole. Di decreto sicurezza in decreto sicurezza ogni azione solidale con gli immigrati é stata trasformata in un crimine, in un possibile “favoreggiamento dell´immigrazione clandestina”.

Basti ricordare l´inchiesta della magistratura francese contro chi aiutava i migranti che passavano per la val Roja oppure quella della Procura di Trieste contro i pensionati Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir con la Digos che il 23 febbraio 2021 fece irruzione in casa loro sequestrando loro telefoni, PC e libri contabili dell´associazione Linea d´ombra. La stessa accusa – favoreggiamento dell´immigrazione clandestina – é stata formulata nell´aprile 2022 nei confronti di Andrea Costa e altri attivisti dell´associazione Baobab di Roma perché nell’ottobre 2016 avrebbero aiutato economicamente otto ragazzi sudanesi e un ciadiano ad acquistare dei biglietti del treno in direzione nord.

A differenza di questi ultimi Fadel é stato condannato da un Tribunale. Probabilmente l´isolamento che gli é stato costruito intorno ha contribuito a questa vergognosa condanna di un uomo la cui unica colpa é quella di aver aiutato chi aveva bisogno di aiuto. In sostanza colpevole di avere agito da essere umano. Solidarietá a Firas Fadel.

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Il Questore di Bolzano espelle 8 persone per qualche grammo di “fumo”.

Quante volte sfogliando il giornale ci si ferma a riflettere sul contenuto di ciò che si è appena letto? Da quando i comunicati del questore Sartori sono citati quotidianamente dal giornale Alto Adige, quasi ogni giorno si susseguono notizie relative a misure di prevenzione adottate nei confronti di autori di reati (spesso piccoli furti, taccheggi, ecc.), di militanti politici oppure di decreti di espulsione emanati nei confronti di stranieri, nei confronti dei quali a volte viene disposto l’internamento in un Centro di Permanenza e Rimpatrio (CPR).

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Mit der DDL 1160 bereitet die Regierung Meloni den Polizeistaat vor. Wehren wir uns!

Dem Blog ‘Il Pungolo Rosso’ entnehmen wir diese genaue Analyse des Sicherheitsdekrets DDL 1160, das im Parlament verabschiedet wurde.

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Con il DDL 1160 il Governo Meloni prepara lo Stato di polizia. Difendiamo la libertà.

Riprendiamo dal blog Il pungolo rosso questa accurata analisi del cosiddetto Decreto sicurezza da poco approvato alla Camera. Non ci sono altre definizioni possibili: è l’ennesimo tassello per la costruzione di uno Stato sempre più autoritario. Continue reading

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