La repressione nei confronti del movimento No Tav non conosce sosta ed in Trentino un altro compagno, Massimo, conosciuto e stimato per la sua generosità e coraggio da tutti coloro che negli ultimi anni hanno partecipato alla mobilitazione contro il progetto Tav-Bbt in Trentino-Alto Adige ma non solo, è stato privato della libertà per la sua partecipazione alla lotta in Valsusa. Riportiamo un comunicato in sua solidarietà scritto dal Coordinamento No Tav trentino. Solidarietà a Massimo ed a tutti i compagni/e colpiti/e dalla repressione. Si parte e si torna insieme.
Solidarietà a Massimo
Arrestiamo i sondaggi del Tav in Trentino!
In questi giorni un nostro amico e compagno, Massimo, ha ricevuto un provvedimento di detenzione domiciliare col massimo delle restrizioni: dovrà restare in isolamento forzato per un anno senza poter comunicare con l’esterno né ricevere visite. Quali le ragioni di una simile oppressiva disposizione? Massimo è stato condannato per aver partecipato, insieme a trecento persone, a un’iniziativa in Val Susa che contestava, con un blocco dei pedaggi autostradali, gli interessi delle società autostradali nell’affare “Alta Velocità” (alla faccia della retorica sulla sostituibilità ferroviaria del trasporto su gomma). In relazione allo stesso episodio altri dieci No Tav hanno ricevuto misure restrittive, tra cui Nicoletta Dosio, condannata anche lei a un anno di reclusione. In alcuni casi i giudici si sono spinti perfino a negare le misure alternative, come nel caso di Dana, punita col carcere. Massimo è molto attivo nei percorsi antiautoritari e nelle lotte territoriali in Italia. Un anarchico particolarmente scomodo perché sempre disposto a contrastare, pagando spesso di persona, i progetti del potere e a non rinunciare a vivere e immaginare percorsi di lotta.
M agistrati e apparati di polizia non potevano certo farsi sfuggire l’occasione di costringerlo lontano da questi percorsi, dalle relazioni, dagli affetti. Ancor più in questo momento in cui in Trentino sta ripartendo la fase preliminare (sondaggi geognostici) dei lavori delle tratte di accesso sud alla galleria di base del Brennero (ossia, della tratta trentina del progetto Alta Velocità). Negli stessi giorni, da un lato il neoeletto sindaco di Trento nomina Ezio Facchin – uomo chiave del progetto Tav, già commissario governativo per l’AV in Trentino – assessore alla “mobilità, transizione ecologica, partecipazione e beni comuni”; dall’altro si rinchiude un compagno attivo fin dall’inizio nel percorso no Tav in Trentino, con l’intento, anche, di indebolire le iniziative contro la ripresa dei lavori. Non è certo, però, con la repressione, per quanto bieca, che le istanze no Tav e antiautoritarie possono essere soffocate. Si può “segregare e punire” ma non eliminare la volontà di chi – Massimo è tra questi – mai rinuncerà a manifestarla con fatti e con parole. Massimo ha tutta la nostra solidarietà. In Val Susa, dove da vent’anni un movimento popolare e determinato ha bloccato e continua a contrastare il progetto Tav, gli arresti di attivisti hanno ridato vigore alla lotta. Anche qui in Trentino, se vogliamo superare la soglia della semplice indignazione e sgomento, ognuno/a di noi ha la possibilità di ribaltare la volontà punitiva e vendicativa dello Stato impegnandosi in prima persona, se possibile, più di prima.
Coordinamento Trentino NoTav