[Lavoro-Bolzano] A proposito del trasferimento del Centro Carni Aspiag

I LAVORATORI NON SONO CARNE DA MACELLO

Già da anni si vociferava di un possibile trasferimento del Centro Carni Aspiag di Bolzano. Ora per il centinaio di lavoratori vi sono impiegati e per le loro famiglie i timori si fanno sempre più concreti.

Attualmente è ancora in vigore il blocco dei licenziamenti ma a partire dal 1 aprile il rischio di rimanere a casa sarà molto alto, come lo sarà probabilmente per moltissimi altri lavoratori e lavoratrici nel resto della penisola.

Mentre la critica alla globalizzazione nel corso del tempo è stata storpiata e inglobata malamente nell’ideologia sovranista, ancora una volta l’evidenza dei fatti ci spinge a ripetere: il nostro nemico è il padrone e la questione è di classe. Non è una questione di ristabilire la sovranità di uno Stato ma di abbattere il sistema capitalistico.

Non è più necessario spostare la produzione nei cosiddetti paesi in via di sviluppo per avere la libertà di sfruttare i lavortori e di massimizzare il profitto sulla loro pelle. Prendendo ad esempio il caso Aspiag di Bolzano, vediamo che è sufficiente spostare la produzione a meno di 300 km, a Monselice. La zona di pianura compresa tra Veneto e Lombardia è nota per le numerose cooperative alle quali grandi aziende si appoggiano per scaricare quel fardello che sono i lavoratori per i padroni ma è anche stata e continua ad essere teatro di lotte determinate condotte dai lavoratori della logistica e in una di queste venne ammazzato da un servo obbediente Abd el Salam nel 2016.

Questo sistema di appalto (che vede coinvolte non solo cooperative in realtà ma anche altre aziende di servizi) permette all’azienda appaltatrice di avere le “mani pulite” continuando a lucrare sulla forza lavoro ingaggiando qualche scagnozzo intermediario cui spetta il lavoro sporco e che a sua volta trasforma lo sfruttamento in profitto.

Si trovano in questa situazione gli operai della logistica Aspiag (assunti da una ditta appaltatrice) di Padova e di Noventa di Piave, i quali -o meglio alcuni di quali- sotto ricatto dell’azienda, devono scegliere se accettare il trasferimento a circa 100 km dal loro attuale posto di lavoro e nuovi massacranti turni o se perdere il posto di lavoro.

Causa comune delle preoccupazioni dei lavoratori Aspiag bolzanini e veneti è Agrologic, nuovo centro logistico sorto a Monselice dove si concentreranno diverse attività. Un polo agroalimentare da oltre 300 mln di euro e 320.000 metri quadrati di superfice per un presentato come innovativo ed ecologico ma che è in realtà un enorme blocco di cemento dedicato alle attività di una filiera che è tra le più inquinanti. Proprio grazie alla costruzione di Agrologic nel 2018 Monselice è risultato il decimo tra i comuni italiani che hanno consumato più suolo e terzo tra i comuni veneti per territorio cementificato.

Le reazioni dei lavoratori e dei sindacati tra Bolzano e Padova-Noventa sul Piave sono state molto diverse: a Bolzano, conoscendo il livello di connivenza della CGIL e puntando sull’isolamento dei lavoratori, i padroni non si sono nemmeno degnati di aprire un tavolo delle trattative per il momento. In Veneto i sindacati in rappresentanza sono CGIL e AdI Cobas. La CGIL, dopo qualche trattativa e qualche briciola, ha lestamente firmato un’accordo di massima, incassando i ringraziamenti e i complimenti di Aspiag che non per niente ha “invitato” i lavoratori a farsi rappresentare dalla CGIL stessa. Molti lavoratori però, consapevoli del ruolo della CGIL di facilitatrice nell’applicazione di queste infami politiche antioperaie, hanno deciso insieme ai Cobas di continuare a lottare per difendere i loro interessi e le loro necessità attraverso scioperi e iniziative pubbliche di fronte ai punti vendita invitando al boicottaggio dei supermercati Despar.

Nello spirito di solidarietà tra i lavoratori e con la consapevolezza che solo uniti si vince, riprendiamo una parte di un comunicato dei Cobas sulla questione:

Chiediamo a tutte/i di mettere in campo iniziative contro la prepotenza di questi personaggi, che pensano di avere il potere di fare tutto quello che vogliono, che distruggono i nostri territori costruendo supermercati ovunque, sfruttano i produttori imponendo il prezzo della merce, fanno morire le piccole attività, che durante la Pandemia hanno incrementato i loro profitti e non portano rispetto nemmeno per i loro dipendenti, che solo un anno fa avevano il coraggio di chiamare eroi. ”

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