In una lettera pubblicata sul giornale Alto Adige del 17 giugno 2006 a pagina 8, l’allora amministratore delegato della società BBT-SE affermava come il tunnel ferroviario del Brennero, altresì noto come Eurotunnel/BrennerBasisTunnel, sarebbe stato pronto nel 2016.
Erano anni in cui la lotta contro il Treno ad alta Velocità in Val Susa si stava affermando in modo sempre più deciso ed una generale consapevolezza circa l’inutilità delle cosiddette “grandi opere” andava diffondendosi. Manifestazioni oceaniche sfociarono in dure battaglie con i reparti celere di polizia e Carabinieri ed andarono a costituire le basi “mitologiche” del movimento come la celebre battaglia del Seghino avvenuta il 31 ottobre 2005.
Nello stesso periodo anche in Trentino-Alto Adige iniziò a svilupparsi l’opposizione ad un progetto altrettanto devastante: il Tunnel di Base del Brennero e opere correlate. Il 10 marzo 2007, nonostante il tentativo di criminalizzazione preventiva operato dai mass media locali (rischio infiltrazioni terroristiche, rischio disordini, ecc. ecc.) furono oltre mille i partecipanti alla manifestazione contro il Tunnel di Base del Brennero che partì da Piazza Mazzini per arrivare in centro storico dove nella sala di Rappresentanza del Comune in vicolo Gumer si tenne un’affollatissima assemblea in cui le varie realtà nazionali attive contro nocività, guerre e progetti di devastazione ambientale. Aspetto memorabile della manifestazione fu la partecipazione dei valsusini, la cui solidarietà e calore venne ben rappresentata dall’arrivo di 4 pullman pieni. Ciò che appariva evidente fin da subito fu, oltre l’inutilità del lavoro, che non avrebbe risolto il problema del traffico stradale, l’aspetto di devastazione ambientale e i costi insostenibili da un punto di vista economico.
Da allora di strada ne è stata fatta molta e se in Trentino la lotta contro il Tav-BBT è più viva che mai, in Alto Adige, il dissenso è stato ben presto abilmente aggirato con le solite manovre politiche a base di contributi economici e generosi versamenti.
Ariviamo al 2021, ben 15 anni dopo la lettera dell’amministratore De Carlo, e vediamo non solo che che la sua previsione che vedeva nel 2016 l’inaugurazione del BBT si è rivelata clamorosamente sbagliata; va aggiunto che da poco la società BBT-SE ha da poco annunciato come i lavori non finiranno prima del 2032, cioè 16 anni dopo la data che era stata usata da politica e media per giustificare tale mastodontica opera.
Ciò che era stato ampiamente previsto dal movimento NO-TAV-Kein BBT del Trentino-Alto Adige si è avverato. Oltre all’aumento smisurato dei costi su cui ancora politici e società BBT-SE non si pronunciano (ma ovviamente siamo ben oltre le centinaia di milioni di euro per non dire di più). Nel frattempo le modalità con cui sono stati condotti i lavori hanno assunto contorni inquietanti, come riporta la stessa Società BBT-SE nel suo sito, al momento di annunciare l’abbattimento del diaframma della prima galleria di linea sotto il fiume Isarco:
“Lo scavo al di sotto del fiume è stato possibile solo dopo aver congelato il terreno con azoto liquido ed al successivo mantenimento a basse temperature mediante la circolazione della salamoia”.
Nello specifico la modalità i lavoro è stata la seguente:
“Partendo da uno dei quattro pozzi realizzati nel cantiere del Sottoattraversamento dell’Isarco sono stati congelati la falda ed il materiale alluvionale al di sotto dell’alveo del fiume. Si è proceduto ad iniettare azoto liquido all’interno di un circuito chiuso, costituito da “tubazioni di congelamento”, sotto il fiume. L’azoto con una temperatura di -196°C scorrendo all’interno di queste tubazioni ha sottratto il calore dal suolo circostante. Di conseguenza, l’acqua all’interno del suolo sotto al fiume si è congelata e la temperatura del suolo è scesa a -35°C. Per mantenere queste temperature del suolo durante lo scavo, all’interno di un circuito di raffreddamento viene fatta circolare della salamoia (refrigerante)”.
Poche settimane dopo, il 10 giugno 2021, sul giornale Corriere dell’Alto Adige a pagina 7, l’attuale ammnistratore delegato di BBT-SE Gilberto Cardiola di fatto conferma come lo scavo sia avvenuto senza una conoscenza completa di ciò che avrebbero trovato: “Vediamo anche che cosa ci riserverà la montagna” dice Cardiola. Nello stesso articolo viene riportato come attualmente i lavori siano giunti a un punto critico, che dovrà superare la faglia di Hochstegen, dove un’enorme falda acquifera preme su alcuni km di roccia definita instabile. In tal punto durante i lavori si è formata una voragine chiamata “Iris” che è stata tappata suon di iniezioni di cemento per permettere il prosieguo dei lavori. Tale rischio, come molti altri, erano ampiamente previsti dai promotori del movimento No Tav del Trentino-Alto Adige a cui il lento procedere dell’Opera sta dando ragione sotto ogni punto di vista.
Si consiglia di scaricare e leggere attentamente il seguente opuscolo, risultato di un lungo lavoro possibile solo grazie ad una preziosa intelligenza collettiva che ha saputo unire studio e azione: