Venerdì 24 settembre in piazza Tribunale a Bolzano vi è stato il ritorno in piazza del movimento internazionale Fridays for Future, nato in seguito allo sciopero scolastico individuale della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg e che ha avuto il merito – al di là degli evidenti limiti di tale mobilitazione – di porre il tema della devastazione ambientale e dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali del pianeta alle nuove generazioni. Qui potete ascoltare alcune interviste fatte da Radio Tandem ad alcuni giovani manifestanti
Per l’occasione alcuni compagni e compagne di Bolzano hanno scritto e diffuso un testo (pubblicato anche sulla pagina Facebook Bolzano Antifascista) il cui obiettivo è sollecitare lo sviluppo di una critica più precisa e radicale delle cause alla base del cambiamento climatico, dell’inquinamento, dello sfruttamento delle risorse naturali e delle guerre ad esse collegate.
La distruzione del pianeta non è un fenomeno naturale ma è il risultato di criminali politiche economiche capitaliste il cui unico obiettivo è massimizzare i profitti di pochi ultramiliardari e di multinazionali senza scrupoli a discapito del resto dell’umanità. E’ evidente il motivo per cui aspettarsi un cambiamento di tali politiche dagli stessi uomini che sono fino ad oggi i difensori degli interessi che stanno distruggendo ciò che rimane degli ecosistemi naturali è illusorio.
Continuare la mobilitazione ed affilare le armi della critica è necessario per colpire e far retrocedere i responsabili del disastro verso cui siamo avviati, in maniera forse irreversibile.
Di seguito riportiamo il testo del volantino stampato e diffuso per le strade della città:
LA LORO NORMALITÀ É IL PROBLEMA
L’ambientalismo senza la lotta di classe è giardinaggio
Chico Mendes
Da diversi mesi il governo italiano come quelli dei principali paesi occidentali stanno organizzando la campagna vaccinale con la convinzione di poter così tornare alla normalità. Al di là della possibilità di bere una birra al bar o di mangiare una pizza al ristorante bisognerebbe capire cosa intendono lorsignori come normalità: continuare con le guerre, i bombardamenti, il commercio di armi, il landgrabbing, la distruzione ambientale dei paesi poveri per aumentare i profitti?
Se agli inizi del primo lockdown – nel marzo 2020 – giravano discorsi apparentemente critici verso l’insostenibilità sociale e ambientale del sistema economico capitalistico in cui viviamo, ora ad un anno e mezzo di distanza tali riflessioni e argomenti sono pressoché spariti. L’unico discorso ammesso sui principali media è la promozione della campagna di immunizzazione per poter tornare finalmente a lavorare, a produrre, a far riprendere a correre l’economia continuando ad arricchire i soliti noti, proprio come prima.
Allo stesso tempo sono sempre più numerosi i segnali di allarme che provengono dal pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci ai poli e l’alterazione della corrente oceanica del Golfo del Messico sono due fra i più gravi. Dalla Siberia all’Amazzonia, dalla Grecia alla Turchia passando per Italia, Spagna e Algeria, negli ultimi anni sono milioni gli ettari di foresta andati in fumo nel corso di incendi dolosi appiccati per impiantare allevamenti intensivi di bovini o per arricchire speculatori e mafie più o meno legali.
Il capitalismo dei paesi occidentali, la sua continua necessità di cercare sempre nuovi mercati e di reperire materie prime a costi sempre minori, innesca guerre per favorire le proprie politiche predatorie ai danni dei paesi più poveri. Così è accaduto negli ultimi 20 anni in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen e così accade oggi nei paesi dell’Africa subsahariana come Mali, Niger o Congo, dove contingenti militari europei e milizie addestrate o armate dall’Occidente vengono schierate per difendere gli interessi economici europei o nordamericani ovvero materie prime come minerali che abbondano nel sottosuolo africano.
La distruzione sistematica dell’ambiente da parte dell’uomo è alla base dell’alterazione del clima che sta provocando fenomeni atmosferici sempre più violenti e devastanti. La stessa pandemia legata al virus Sars-Covid 19 è legata alla distruzione degli ecosistemi in cui vivono gli animali selvatici.
Di fronte a questi cambiamenti epocali il vaccino rappresenta un piccolo cerotto del tutto insufficiente per fermare un’emorragia che, se non viene fermata in tempo, porterà in tempi brevi ad un collasso irreversibile il pianeta su cui viviamo.
Va da sé che non ci si può aspettare nulla dai padroni di industrie, della finanza, del commercio internazionale o dalla stessa classe politica che è direttamente responsabile e complice del disastro in cui stiamo vivendo e che al massimo tenta – attraverso politiche di greenwashing – di recuperare un certo dissenso istituendo il fantomatico Ministero della Transizione ecologica presieduto da Cingolani che – fra le altre cose – ha recentemente approvato nuove trivellazioni nel mare Adriatico alla ricerca di petrolio dicendosi inoltre disponibile a riavviare il programma nucleare, nonostante in passato due referendum nazionali si siano espressi contro.
La distruzione dell’ambiente è quindi il risultato di politiche economiche criminali che anche attraverso il landgrabbing e monocolture intensive stanno impoverendo e desertificando le terre di molti paesi africani costringendo sempre più persone all’emigrazione.
I responsabili – fra gli altri – sono istituti di credito come Unicredit, fra le principali banche compromesse con l’industria bellica e in progetti inquinanti ma anche aziende come la multinazionale italiana ENI, corresponsabile del disastro ambientale nel Delta del Niger o della guerra in Libia per citare due casi emblematici. Ricordiamo come anche nel nostro piccolo, a Bolzano, gli interessi di bottega legati al miliardario austriaco Benko arrivino, nel caso della costruzione del centro commerciale Waltherpark, a danneggiare la falda acquifera della città oppure a spingere per l’ampliamento dell’aeroporto di San Giacomo, indifferenti alla contrarietà di gran parte della popolazione.
Chi detiene il potere economico e politico rinuncerà ai propri interessi ciechi ed egoistici solo se costretto da una continua e ampia mobilitazione dal basso capace di individuare responsabilità e di colpire gli interessi che ci stanno avvelenando. Lo sciopero di oggi è un importante segnale, non fermiamoci.
CONTRO DEVASTATORI E SACCHEGGIATORI DELL’AMBIENTE: AGIRE ORA!