Gaismair e noi. 1525-2025 Lo spirito continua

A distanza di 500 anni dalla rivolta dei contadini sudtirolesi alcuni compagni e compagne hanno voluto rendere loro omaggio portando uno striscione su alcuni luoghi simbolo della rivolta, distribuendo inoltre volantini. Riportiamo qui di seguito alcune foto scattate davanti al palazzo vescovile di Bressanone e al convento di Novacella.

La ribellione di Gaismair, le sue rimostranze, il suo Tirolische Landesordnung, parla ai ribelli di oggi, a chi non accetta un ordine costruito su guerra, genocidio, sfruttamento e devastazione ambientale. La ribellione degli sfruttati di ieri deve parlare agli sfruttati di oggi.

E vi preghiamo, quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale.   Di nulla sia detto: – ‘È naturale’ – in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile.

Bertolt Brecht

Davanti a Castel Sant’Angelo, abbazia di Novacella. Assaltato e occupato dai contadini insorti nel maggio 1525
Entrata convento Novacella, assaltato e occupato dagli insorti
Davanti all’entrata del palazzo vescovile di Bressanone, assaltato dagli insorti in data 10 maggio 1525
Davanti al palazzo vescovile, assaltato dagli insorti nel 1525

Di seguito il testo del volantino distribuito durante la giornata

1525 – 2025 LO SPIRITO CONTINUA

I signori e i principi sono l’origine di ogni usura, d’ogni ladrocinio e rapina; essi si appropriano di tutte le creature: dei pesci, dell’acqua, degli uccelli dell’aria, degli alberi della terra. E poi fanno divulgare fra i poveri il comandamento di Dio: “Non rubare”. Ma questo non vale per loro. Riducono in miseria tutti gli uomini, pelano e scorticano contadini e artigiani e ogni essere vivente; ma per costoro, alla più piccola mancanza, c’è la forca

Thomas Müntzer

Il 9 maggio 1525 a Bressanone era in programma l’esecuzione di Peter Passler di Anterselva, arrestato su ordine del vescovo Prenz perché considerato una minaccia per la sicurezza pubblica. Pochi anni prima il vescovo aveva tolto i diritti di pesca alla sua famiglia e quindi egli iniziò la propria rappresaglia contro le autorità. La sua lotta incontrò l’appoggio della popolazione, che infatti non rimase a guardare. Durante il tragitto verso il luogo della condanna a morte venne liberato da un gruppo di contadini e cittadini.

Questo episodio fu la scintilla che fece esplodere la rivolta dei contadini tirolesi. Il giorno seguente numerosi contadini provenienti dai paesi vicini si unirono ai rivoltosi al Prà Millan e la sera si diressero verso Bressanone dove saccheggiarono le case dei canonici, cacciando i funzionari e gli impiegati del palazzo vescovile. L’11 maggio una folla inferocita di migliaia di contadini e cittadini brissinesi marciò verso Novacella per raggiungere l’abbazia che il giorno successivo fu saccheggiata e occupata. Nei giorni seguenti in molte altre località del Sudtirolo e del Trentino furono presi d’assalto monasteri, case canoniche e castelli nobiliari, simboli dell’oppressione del tempo. A Bolzano furono assalite le case degli usurai, della famiglia di banchieri Fugger e il palazzo Weggenstein, sede dell’ordine teutonico. Il 13 maggio i ribelli riuniti nell’abbazia occupata di Novacella elessero Michail Gaismair come loro capitano supremo il quale, insieme a un comitato di contadini e cittadini, scrisse l’Ordinamento sulle rimostranze della regione del Tirolo, una prima sintesi delle proposte del movimento. Le richieste avevano uno spirito egualitario e l’obiettivo di abolire i privilegi e il potere temporale del clero: “l’uomo era stato creato libero da Dio e pertanto doveva essere introdotta la completa eguaglianza di tutti gli uomini”.

La ribellione dei contadini tirolesi si inserì in coda alle insurrezioni popolari che avevano incendiato ampie parti di Germania e Austria facendo tremare clero e nobiltà. La città di Frankenhausen, in Turingia, divenne il centro della rivolta contadina capeggiata dal predicatore Thomas Müntzer al motto Omnia Sunt Communia (tutto è di tutti) ma le truppe dei principi soffocarono il movimento trucidando migliaia di ribelli e arrestando Müntzer, poi decapitato il 27 maggio 1525 a Mühlhausen. Nel frattempo Gaismair, dopo essere stato ingannato e arrestato dagli Asburgo, in agosto riuscì a fuggire in Svizzera dove continuò la propria attività cospirativa elaborando inoltre il Tirolische Landesordung che delineava la strada per costruire una società più giusta. Dopo alcuni mesi passati fra tentativi insurrezionali falliti, fughe precipitose e battaglie vinte, nel luglio 1526 fu costretto alla ritirata ed ottenne asilo dalla Repubblica di Venezia. Morì a Padova nel 1532, assassinato da sicari degli Asburgo.

A distanza di 500 anni da questi fatti, l’eco di quelle battaglie risuona ancora oggi, nei cuori di chi si batte contro i crimini e la violenza del potere e del capitale. Risuona nelle azioni di chi non rimane indifferente e silente di fronte alla quotidiana strage sul lavoro, a chi muore nel Mediterraneo o di chi soffre nelle carceri o nei CPR. Risuona nelle grida di chi da due anni lotta senza sosta contro il genocidio del popolo palestinese che si sta compiendo adesso, con la decisiva complicità del Governo italiano e di società come Leonardo, detentrice di quote della Start-up sudtirolese produttrice di droni Flying Basket e da poco proprietaria di Iveco Defence Vehicles, stabilimento in cui si producono mezzi per le guerre della NATO.

Gaismair e quei contadini che tentarono l’assalto al cielo ci hanno lasciato un messaggio nella bottiglia che nei secoli è stato raccolto da ribelli e rivoluzionari di ogni epoca e che ha continuato a navigare fino a noi. Un messaggio di libertà, giustizia, riscatto degli oppressi e utopia da non lasciare ammuffire nei convegni o nei manuali di storia ma che è necessario attualizzare, rendere vivo, per trasformare la realtà in cui viviamo e spazzare via le insopportabili doppie e triple morali delle èlite finanziarie al potere e dei loro rappresentanti politici, sempre pronti a invocare carcere e repressione nei confronti dei proletari e degli sfruttati che lottano mentre intascano profitti speculando su genocidi, guerre, corsa al riarmo, leggi liberticide, landgrabbing, neocolonialismo, devastazioni ambientali, razzismo e sfruttamento del lavoro.

Un messaggio che ci insegna come, negli attuali tempi di guerra e genocidio, lottare per un modo diverso di vivere, produrre, lavorare e stare insieme sia urgente, oggi più che mai. La voce di quei contadini e ribelli perseguitati, massacrati e poi sconfitti parla ancora a chi sa ascoltare, a chi non manca quell’appuntamento misterioso fra le generazioni che sono state e la nostra di cui parlava Walter Benjamin. Oggi come allora viviamo tempi di strutturali ingiustizie e disumana violenza di Stato, costretti inoltre dentro una gabbia tecnologica in cui gli algoritmi modellano pensieri e indirizzano comportamenti sociali funzionali agli interessi dominanti. Per difendere i loro privilegi e sporchi affari le èlite tagliano la spesa sanitaria, rendono la casa un lusso e preparano un futuro di crescenti disuguaglianze, oppressione, guerra, riarmo, miseria e sfruttamento. Ribellarsi a questo stato di cose non è più una scelta ma un dovere, se vogliamo avere un futuro.

OMNIA SUNT COMMUNIA

Compagni e compagne di Michail Gaismair

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