
Riprendiamo dalla pagina Facebook Bolzano antifascista il seguente testo, che inquadra a un livello più generale questa ennesima vergognosa azione repressiva dei carabinieri contro una festa organizzata da un gruppo di giovani.
41 DENUNCE PER UNA FESTA
FREE PARTY IS NOT A CRIME!
Nella notte fra sabato 20 e domenica 21 dicembre i carabinieri hanno interrotto una festa organizzata in una galleria abbandonata della vecchia strada per Sarentino. Il titolo principale della prima pagina del quotidiano Alto Adige riporta: “Rave nella galleria, 41 denunce”. Secondo quanto descritto nell’articolo i solerti militari avrebbero inoltre sequestrato denaro e automezzi.
I carabinieri sarebbero al lavoro per identificare e denunciare altri partecipanti. Qualora i denunciati fossero più di 50 i presunti organizzatori potrebbero quindi ricevere una denuncia per violazione del cosiddetto decreto anti-rave approvato nel 2022, uno dei primi provvedimenti adottati dal Governo di estrema destra Meloni/Salvini per colpire chi organizza e partecipa ai free party. Il primo di una serie di decreti costruiti sulla scia di emergenze inventate ad arte dai mass media di regime.
Il decreto anti-rave, attraverso il solito pretesto della “sicurezza”, è un provvedimento ultrarepressivo e autoritario che trasforma l’organizzazione di una festa – o la semplice partecipazione ad essa – in un reato che può comportare pesanti condanne penali.
Questa azione repressiva rientra in un quadro generale nazionale che da oltre tre anni vede la sistematica criminalizzazione di precise categorie sociali e comportamenti che non rientrano nel quadro normativo ultrareazionario della banda di borghesi fascistoidi al governo.
Dal decreto anti-rave al decreto Caivano fino al decreto sicurezza il governo Meloni utilizza il codice penale come arma di propaganda a costo zero contro proletari e precise categorie sociali, criminalizzate e represse in ogni modo. Sulla stessa linea il DDL Gasparri (in questo seguito anche da quello del parlamentare del PD Delrio) ha l’obiettivo dichiarato di contrastare la lotta contro il genocidio del popolo palestinese.
Il codice penale e le forze di polizia diventano così strumenti di repressione e oppressione contro soggetti, manifestanti e militanti non allineati alla linea governativa.
A Bolzano abbiamo visto nella pratica in cosa consiste la criminalizzazione preventiva da parte della Questura. In particolare l’ex Questore Paolo Sartori – oltre a vietare e limitare numerose manifestazioni – ha utilizzato in maniera criminale le misure di repressione preventive e amministrative (avvisi orali, fogli di via, espulsioni, revoca permesso di soggiorno) per colpire per via extragiudiziale militanti politici, senzatetto, marginali, immigrati sospettati di avere commesso un reato. Soggetti verso i quali viene invertito l’onere della prova e nei cui confronti non è riconosciuta alcuna garanzia normalmente riservata ai cittadini. Si tratta di misure firmate sulla base di pregiudizi che non prevedono alcuna possibilità di difesa e che – come abbiamo visto nel caso di alcuni compagni e compagne sudtirolesi – limitano pesantemente la libertà delle persone anche in assenza di reato.

A tal proposito basta ricordare il caso dell’Imam di Torino Mohammed Shahin, oggetto di un decreto di un espulsione e internato in un CPR da parte del Ministro dell’Interno per avere pronunciato un’ opinione non gradita al governo nel corso di una manifestazione. Ma casi del genere, in particolare nei confronti di immigrati e musulmani attivi nella lotta contro il genocidio del popolo palestinese, sono molti e restituiscono il pesante clima di intimidazione e repressione in cui siamo immersi.
Questa allucinante operazione dei carabinieri altoatesini, che sposta sul piano penale una semplice festa autoorganizzata e autogestita da un gruppo di giovani, va quindi letta in un quadro generale più ampio dove lo strumento penale viene utilizzato per bastonare e reprimere il dissenso e minoranze ribelli. Il governo utilizza la violenza e la propria forza per imporre modelli di comportamento graditi e allineati all’ideologia al potere, in cui ogni forma di autonomia e pensiero critico viene osteggiato.
In questo caso le forze di polizia ricorrono a denunce e sequestri mentre invece la scorsa primavera nelle Giudicarie in Trentino, un altro free party era stato sgomberato violentemente dai reparti celere con manganellate e pioggia di lacrimogeni. Nel corso dell’anno analoghe violenze poliziesche si sono verificate a Torino e Modena per sgomberare altre feste.
Anche il modo di vivere il tempo libero diventa quindi un terreno di scontro in cui le feste libere e autogestite vengono viste come fumo negli occhi. Il modello “Produci – consuma – crepa” è il solito con cui ci vorrebbero addomesticare da anni, costretti a passare le serate in discoteche commerciali o locali alienanti e sovraffollati dai costi proibitivi, alienati e isolati in ambienti digitali o zitti ad acquistare in cattedrali del consumo come il Waltherpark.
Secondo il governo le feste libere – autoorganizzate e autogestite – vanno represse perché escono dai circuiti commerciali e perché promuovono l’autogestione e la responsabilizzazione dei partecipanti, rompendo logiche di consumo passivo e di delega.
Stiamo vivendo tempi di guerra. Il Governo italiano, dopo aver sostenuto politicamente, militarmente ed economicamente il genocidio del popolo palestinese ha assunto l’impegno di dedicare il 5% del PIL al riarmo in vista di un possibile scontro armato con la Russia, dato per imminente dalle èlite europee. Per finanziare il business della guerra e del riarmo il governo Meloni taglia i fondi alla sanità, alla scuola, alle pensioni e ai servizi sociali.
In questo clima distopico in cui gli spazi di pensiero e critica sono sempre più ristretti attraverso censure più o meno sofisticate il governo – con il supporto della stampa alleata – costruisce quindi nemici a costo zero per manipolare la realtà e distrarre la popolazione di fronte alle criminali responsabilità di chi ci sta portando in guerra. Dagli immigrati ai rave, poi i giudici che non approvano le decisioni del Governo, i musulmani, i maranza e ora i centri sociali occupati, dove il ministro dell’Interno interviene direttamente nelle città per esibire lo sgombero del Leoncavallo a Milano o di Askatasuna a Torino come scalpi propagandistici.
La libertà va difesa in ogni ambito di vita. Al lavoro, a scuola, nel tempo libero.
Massima solidarietà ai ragazzi denunciati in questa azione di propaganda
Non lasciamo solo chi è stato colpito da questo delirio repressivo
Non ci avrete mai come volete voi
Vogliono consumatori passivi, avranno ribelli



Galateo rivendica l’azione repressiva per la propria propaganda politica. Così come ha fatto durante la “gestione Sartori” l’assessore provinciale utilizza le operazioni di polizia per macinare consenso sulla pelle di giovani, marginali, senzatetto e militanti politici di base. Questo post dice tutto, non serve infierire sulla miseria rappresentata da questo personaggio, che si commenta da solo.