Quando si parla dell’opposizione al fascismo in Sudtirolo la memoria ufficiale, quella ripresa soprattutto dalle commemorazioni istituzionali, si ricorda in particolare alcune figure diventate poi martiri della Provincia schiacciata sotto il tallone del fascismo. Vanno ricordati in particolare l’insegnante di Marlengo Franz Innerhofer, ucciso dagli squadristi il 24 aprile 1921 durante l’assalto con pistole e bombe a mano ad una manifestazione folcloristica oppure l’avvocato di Salorno Josef Noldin, promotore delle Katakombenschule e perciò inviato dal regime a Lipari e poi morto nel 1929 a causa di una febbre malarica contratta al confino. All’esperienza delle scuole clandestine è legata anche Angela Nikoletti di Magrè, perseguitata, arrestata e incarcerata dalla polizia fascista per via della sua attività di insegnamento. Morì giovanissima nel 1930 a causa della tubercolosi contratta durante la carcerazione. A tutti loro sono intitolate vie e piazze in paesi e città del Sudtirolo.
L’affermazione del fascismo in Sudtirolo – così come in altre province italiane – si fece strada dapprima con intimidazioni, violenze e omicidi ma soprattutto attraverso il controllo dello Stato e del suo apparato poliziesco, piegato al servizio di Mussolini. Oltre al già citato assassinio di Innerhofer ed alla persecuzione di alcuni esponenti politici “nazionali” sudtirolesi, la repressione colpì pesantemente la presenza organizzata dei socialdemocratici, costringendo molti all’esilio e determinando la morte civile di alcuni di loro, con esiti tragici come vedremo.
Una pagina poco esplorata dalla storiografia locale è appunto quella relativa all’attività dei socialisti sudtirolesi, i quali nei primi anni Venti costituivano una presenza tutt’altro che trascurabile in Provincia. Dal maggio 1920 iniziò la pubblicazione del Volksrecht, un giornale che usciva tre volte alla settimana la cui redazione era situata nella Camera del Lavoro – Gewerkschaftshaus di via Gilm (dove oggi c´é via Dante), il centro nevralgico dell’attività socialista sudtirolese in cui venivano organizzate periodicamente assemblee dei lavoratori di vari settori ma che era anche un punto di riferimento per il loro tempo libero. Una vicenda per il cui approfondimento è possibile fare riferimento al libro Storia sommersa. La disgregazione del movimento operaio in Alto Adige dopo la Grande Guerra, recentemente pubblicato per Athesia da Günther Rauch e Josef Perkmann.
Fra i militanti della sezione sudtirolese del Sozialdemokratische Partei vi era Gebhard Haslinger, il quale nacque il 12 novembre 1887 a Verona da Josef e Italia Todeschi. Studente di medicina, con la 1a guerra mondiale venne arruolato nell’Esercito austro-ungarico divenendo ufficiale dei servizi sanitari nel 1° Reggimento Kaiserjäger. Nel corso dei suoi studi – interrotti dalla guerra – negli anni giovanili visse a Rovereto, Monaco, Padova ed infine a Innsbruck, dove nel 1919 ottenne la laurea in Medicina. Stabilitosi a Bolzano, probabilmente fu nel capoluogo che si sposò con Filomena Matuella dalla quale il 18 aprile 1921 ebbe il figlio Egon. Qui si stabilì nel quartiere di Oltrisarco-Oberau, dove esercitò la professione di medico svolgendo inoltre una certa attività politica con il partito socialdemocratico. Nelle liste socialiste presentate alle elezioni comunali del gennaio 1922 il suo nome fu al secondo posto, dopo quello del segretario Franz Tappeiner. Le elezioni videro l’ennesima riconferma del sindaco liberalnazionale Julius Perathoner e su 32 seggi, ben 26 furono conquistati dal Deutsche Verband mentre solo 6 andarono ai socialdemocratici.
Tuttavia nel quartiere di Oltrisarco dove viveva e lavorava come medico Haslinger, i socialisti ebbero la maggioranza dei voti, un risultato motivato anche dalla forte presenza di operai ma soprattutto di ferrovieri i quali costituivano lo zoccolo duro dell’elettorato e della militanza socialcomunista. Per lo stesso motivo un quartiere dove si concentrò la sorveglianza della polizia politica. Sebbene non eletto consigliere comunale, Haslinger fu nominato membro della Commissione sanitaria del Comune mentre il maggio dello stesso anno entrò nella direzione locale del Partito.
Non ci sono particolari notizie riguardo alla sua attività nel periodo immediatamente successivo tranne il fatto che continuò a lavorare nell´ambulatorio della cassa malati di Oltrisarco. I mesi seguenti videro la situazione politica nazionale precipitare; dopo la marcia su Roma Mussolini ottenne dal Re l’incarico di formare un nuovo Governo e nel periodo successivo gli effetti non tardarono a manifestarsi anche nella periferica Provincia di Bolzano; gli spazi di libertà si restrinsero rapidamente ma il colpo di grazia per i socialisti sudtirolesi fu l’occupazione fascista della Camera del Lavoro di Gilmstrasse, avvenuta nel 1923 con l’approvazione di sottoprefettura e polizia. Un fatto che disarticolò il movimento operaio cittadino e provinciale, privandolo di un fondamentale punto di riferimento e che impedí inoltre il prosieguo della pubblicazione del Volksrecht.
Nel frattempo Haslinger si avvicinò al movimento comunista che anche in Sudtirolo tentava faticosamente di radicarsi, in condizioni a dir poco proibitive; schiacciato dalla pressione repressiva statale e dalle spinte centrifughe degli opposti nazionalismi. Nel frattempo alcuni vecchi compagni del partito socialdemocratico si ritirarono dalla politica attiva, intimoriti dal clima di crescente violenza oppure dalla possibilitá di perdere lavoro e posizione sociale.
Ad ogni modo, alle elezioni politiche del 6 aprile 1924 il medico di Oltrisarco venne candidato dal Partito Comunista d’Italia (PCd’I) nella circoscrizione Veneto, che comprendeva anche la Venezia Tridentina ovvero le province di Trento e Bolzano, in una lista di candidati che comprendeva – fra gli altri – il segretario della sezione trentina del PCd´I Novello Bartolozzi, il segretario nazionale Antonio Gramsci e il comunista vicentino Pietro Tresso.
La campagna elettorale, cosí come le elezioni, avvenne in un clima di terrore e violenza che non risparmiò il Trentino-Alto Adige e ció di fatto impedí la propaganda dei partiti antifascisti. I risultati elettorali della partita truccata sancirono una maggioranza schiacciante fascista e cosí per loro si aprirono le porte del Parlamento, in cui entrarono oltre 350 deputati di Mussolini. Per il PCd´I i risultati furono, come era facilmente prevedibile, scarsi: il 3,7% a livello nazionale con 19 deputati eletti. Nella circoscrizione Veneto i voti ricevuti dai comunisti furono 32.399 e permisero l’elezione di due deputati. Fra i candidati Haslinger ebbe poche decine di preferenze.
La sua militanza politica, le sue candidature alle elezioni unite al fatto che il suo lavoro di medico gli consentiva di essere molto conosciuto fra i lavoratori bolzanini, furono tutti elementi che certamente accelerarono la stretta repressiva nei suoi confronti.
Si arrivó cosí al giugno 1925, quando Haslinger fu privato – senza alcuna base legale – della cittadinanza italiana, venendo così costretto ad espatriare nel Tirolo del Nord insieme alla sua famiglia, al seguito di decine di altri ferrovieri socialisti espulsi o privati della cittadinanza in quanto considerati pericolosi sovversivi. La sua espulsione suscitò certamente rabbia diffusa fra la popolazione, privata di un medico capace e disponibile ad aiutare la classe sociale più debole della società. Lo stesso mese accadde un episodio che venne messo in relazione alla sua cacciata. Il giornale Innsbrucker Nachrichten del 24 giugno 1925 riprendeva infatti un articolo de Il Brennero riportante un’aggressione armata contro alcuni fascisti locali. Secondo il giornale di regime, la sera del 21 giugno, lungo la strada che da Oltrisarco porta a San Giacomo un gruppo di fascisti venne colpito da numerosi colpi di revolver, senza provocare morti o feriti. Un’azione che venne messa in relazione alla presenza di molti comunisti che abitavano a San Giacomo, desiderosi di vendicare l’espulsione del principale esponente della sezione comunista locale. Da rilevare infatti il risultato importante che i comunisti ebbero a San Giacomo di Laives alle elezioni politiche del giugno 1924; dopo il Deutsche Verband che ricevette 86 voti, il PCd’I fu il secondo partito con 66 voti, socialisti unitari e massimalisti 30 voti mentre fascisti e popolari rispettivamente 4 e 1. Un esito che non ha paragoni in provincia ma che testimonia un particolare radicamento nel villaggio di campagna della Bassa Atesina. Nella stessa zona un altro fatto poco noto avvenne nello stesso periodo: secondo i ricordi della figlia di Pietro Grassi, calzolaio di San Giacomo e già militante sindacale, all’inizio della stessa estate un gruppo di camicie nere irruppe nella loro casa alla ricerca della bandiera della Gewerkschaftshaus di via Gilm. Per evitare che la casa venisse messa sottosopra le figlie – sole in casa e spaventate – consegnarono la bandiera ai fascisti. Urlanti per il “trofeo di caccia” i fascisti salirono su un carretto trainato da un cavallo e ripartirono in direzione di Bolzano ma, nei pressi di Maso della Pieve, vennero sopraffatti da una trentina di comunisti – fra cui anche Haslinger – che si ripresero il maltolto.
Dopo un periodo particolarmente movimentato, nella seconda metà del 1925 egli fu così costretto ad abbandonare il lavoro nell’ambulatorio della cassa malati di Oltrisarco e si trasferí dapprima nel piccolo comune di Bad Häring, nel Tirolo, dove Haslinger continuó ad esercitare la propria professione di medico, ed in seguito a Innsbruck dove lavoró in un ambulatorio sito in Pradlerstrasse 41/L.
Non vi sono ulteriori notizie riguardo un suo impegno politico in Tirolo ma certamente non furono anni facili; dopo essere stato costretto a lasciare l´Italia per via delle persecuzioni fasciste anche in Austria il clima politico si stava rapidamente deteriorando. Circa un anno prima infatti, il 15 luglio 1927 a Vienna la polizia aveva sparato sui manifestanti che protestavano contro l´assoluzione ritenuta scandalosa di tre militanti nazionalisti austriaci responsabili – durante uno scontro con i socialdemocratici nel paese di Schattendorf – della morte di un 40enne veterano di guerra e di un bambino di 6 anni. Alla fine della giornata, culminata nell´assalto al palazzo di giustizia, sul selciato rimasero 84 morti, mentre diverse altre centinaia di manifestanti furono feriti dal piombo della polizia.
Difficile immaginare cosa sia passato per la testa dell´ex medico di Oltrisarco in un periodo storico simile, denso di conflitti in cui la borghesia europea non esitava ad usare la violenza piú estrema contro le organizzazioni del movimento operaio. In tale contesto l´8 settembre 1928, mentre era ospite della locanda Lindenhof presso Innsbruck, Haslinger decise di togliersi la vita con l´assunzione di una dose massiccia di veleno; vano fu ogni tentativo di salvargli la vita. La notizia venne riportata in un articolo pubblicato sul Tiroler Anzeiger del 10 settembre. In esso veniva ricordato come il medico si fosse trasferito in Tirolo da pochi anni, fuggito dal Sudtirolo a causa delle persecuzioni fasciste. Sempre secondo quanto riportato dal giornale, tali vicissitudini, unite a difficoltá finanziarie, lo avrebbero portato a soffrire di un esaurimento nervoso che contribuì a rendere il suo stato d’animo sempre più fragile. L´articolo chiudeva ricordando come Haslinger fosse molto amato dalla popolazione piú povera e disagiata di Innsbruck, per la quale si spendeva con grande umanitá e generositá, aiutando la gente anche per risolvere questioni materiali, oltre che di salute.
La storia di Haslinger si può inserire fra quelle di coloro che pagarono con la vita le rappresaglie scatenate dalla dittatura fascista nei confronti degli oppositori. Al di là delle violenze squadriste, il progressivo restringimento di ogni spazio di libertà e lavoro aveva creato il deserto intorno a coloro che avevano combattuto il fascismo o espresso pubblicamente il proprio dissenso. Rimanevano poche alternative: continuare a lottare rischiando ogni passo la galera, il ritiro dalla politica attiva e l´omologazione oppure l’esilio, come possibilità per continuare la lotta o più prosaicamente, per continuare a vivere.
Le conseguenze dell’allargamento del fascismo al resto d’Europa colpirono ancora la sua famiglia; nell’ottobre 1945 infatti il figlio Egon, arruolato nella Wehrmacht, morì 24enne durante la prigionia in Jugoslavia. La moglie Filomena, chiamata anche Emmy, sopravvisse spegnendosi ad Hall, nel 1970.
Riferimenti bibliografici:
Joachim Gatterer, “Alles geben, nichts erwarten!” Die kommunistischen Partei Italiens in der Provinz. Ein Beitrag zur transregionalen Zeitgeschichtsschreibung in Suedtirol. In: Regionale Zivillgesellschaft in Bewegung. A cura di Hannes Obermair, Stefanie Risse, Carlo Romeo.
Klara Rieder, Silvio Flor. Autonomie und Klassenkampf. Die Biografie eines Südtiroler Kommunisten. Edizioni Raetia, 2007.
Enrico Baldini, Il movimento operaio nel Sudtirolo 1762-1925), Circolo culturale Giacomo Matteotti, Merano.