In occasione della Festa della Repubblica, durante le cerimonie istituzionali svoltesi in Piazza Walther, sono stati a chiamati a fare degli interventi anche alcuni studenti delle scuole superiori del Sudtirolo.
Come si apprende dai giornali locali e nazionali pubblicati il giorno successivo, un giovane studente 16enne iscritto ad un liceo cittadino si è rifiutato di salire sul palco delle autorità per leggere un discorso che aveva subito una pesante censura.
Secondo quanto riportato da Il Fatto quotidiano del 3 giugno il giovane sarebbe stato invitato sul palco proprio perché appassionato di politica. Avrebbe voluto portare sul palco alcuni dei temi che gli stanno più a cuore e contribuire così a riempire di senso una celebrazione altrimenti carica solo di retorica e frasi di circostanza. Il suo discorso in cui denunciava il pericolo neofascista, il divario crescente fra richhi e poveri, la distruzione dell’ambiente è stato riscritto e distorto, a sua insaputa, dalla Ripartizione pedagogica della Provincia: salvo alcune righe, tutto il resto è stato censurato, cancellato, svuotato e sostituito da un contenuto ritenuto più consono a tale celebrazione in cui, secondo la versione riveduta e corretta, l’unico rischio per la democrazia sarebbe ridotto alla diffusione di false informazioni.
Sempre secondo quanto riportato da Il Fatto il discorso, una volta passato al vaglio del Commissariato del Governo, era stato rispedito allo studente che avrebbe dovuto pronunciarlo nella sua nuova versione.
A questo punto il giovane si è rifiutato di leggere un testo snaturato, sterilizzato e di fatto non più suo. Come egli stesso ha affermato: «Non c’era praticamente più nulla di mio di ciò che ritenevo importante dire in un giorno tanto importante per la democrazia». Di fronte alle proteste della madre per l’accaduto gli è stato detto che il discorso non andava bene perché “troppo politico”.
Un piccolo episodio di ordinaria censura che restituisce bene un clima politico in cui gli unici autorizzati ad esprimersi sono coloro che si uniscono al coro.
Confidiamo che il giovane studente saprà trarre da tale esperienza una lezione che vale per ogni persona che lotta o che intende lottare contro le ingiustizie strutturali della nostra società: il dissenso è tollerato solo se non rompe gli schemi e se viene ridotto a sterili slogan incapaci di colpire il cuore decisionale che le produce.