[Trentino – Sudtirolo] 27/5 e 2/6 Continua la mobilitazione contro la guerra

A distanza di oltre un anno dall’inizio della fase più cruenta della guerra in Ucraina, nonostante la propaganda guerrafondaia bipartisan ed a canali unificati, continua in Regione la mobilitazione contro la guerra e gli interessi che ne sono alla base, perfettamente rappresentati dagli ospiti che interverranno al Festival dell’Economia che si svolgerà a Trento dal 25 al 28 maggio. L’organizzazione del Festival fa capo al giornale di Confindustria Il Sole 24 ore e dal programma si vede chiaramente.

In una città appestata dalla propaganda capitalista che si prepara ad allestire scenari sempre più distopici in cui schiacciare i proletari, l’assemblea contro la guerra di Trento ha lanciato per per sabato 27 maggio un corteo contro la guerra che partirà alle ore 15 da piazza Dante, di fronte alla stazione dei treni. Un raggio di luce e umanità nella realtà sempre più grigia in cui ci costringono a vivere. 

Pochi giorni dopo, il 2 giugno a Bolzano, l’assemblea antimilitarista bolzanina ha lanciato un’altra manifestazione che si terrà alle ore 10 in piazza Domenicani, per contestare la parata militare che si tiene ogni anno in piazza Walther, in occasione della Festa della Repubblica. In un momento storico in cui la guerra scivola verso esiti sempre più imprevedibili, rilanciare la necessità di costruire un’opposizione dal basso alla guerra e al disastro verso cui il potere ci sta trasciando, è il minimo che si possa fare. Per rompere l’apatia con cui la maggioranza dell’umanità assiste inerme ai disastri commessi da chi detiene il potere. Perchè, come scritto nel testo che lancia l’iniziativa:

La guerra in Ucraina, per ciò che è e per il futuro che prepara, è una guerra contro i proletari ucraini, russi e di tutto il mondo. Mentre le industrie del complesso militare-industriale (fra cui la bolzanina Iveco) maturano osceni profitti e le spese militari aumentano in modo esponenziale, i folli costi delle politiche guerrafondaie di riarmo vengono come al solito scaricati sui lavoratori tagliando la spesa sanitaria, scolastica e sociale e intensificando lo sfruttamento, mentre lo stato di emergenza spinge a militarizzare la società, inasprendo la repressione e restringendo gli spazi di dissenso, sempre più criminalizzato e marginalizzato.

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