[Revisionismo storico-Bolzano] L’operazione Foibe ed i suoi effetti

Dal 2004, anno di istituzione della giornata del ricordo per iniziativa della destra post-fascista, ad oggi il 10 febbraio si conferma come una giornata di revisionismo storico in cui le istituzioni della Repubblica italiana hanno fatto propria una certa propaganda neofascista, costruita su menzogne e falsificazioni puntualmente riprese dai media e da politici digiuni da ogni conoscenza storica minima. Negli ultimi 15 anni sono numerosi i casi di criminali di guerra repubblichini alleati dei nazisti che sono stati decorati con medaglie dal Presidente della Repubblica ed oramai nel corso delle celebrazioni istituzionali sono pochi coloro che si indignano nel vedere le bandiere della X Mas sventolare. Una giornata in cui si tenta di riscrivere la storia, dove anche i fascisti possono mettere in piedi una narrazione vittimista. La cosiddetta sinistra ha lasciato accadere tutto ciò per un misto di ignoranza, mancanza di vitamine, perdita di memoria storica e subalternità alla destra.

Non si tratta certo – come è evidente – di negare il fatto che un certo numero di italiani, in gran parte fascisti, collaborazionisti della Wehrmacht o appartenenti alla borghesia istriana, sia stato ucciso ed oggetto di vendette covate durante i decenni di oppressione fascista prima e nazifascista poi. Non si tratta certo di negare come, all’interno di una cornice storica esasperata dall’odio etnico e razziale propagandato dai regimi nazifascisti, possano essere accaduti degli eccessi nelle vendette compiute contro la popolazione italiana, spesso assimilata tout court ai fascisti, come era nelle intenzioni di Mussolini.

Si tratta di inserire i fatti accaduti all’interno di un contesto storico preciso, che va raccontato, tutto. Va raccontata la violenta politica di snazionalizzazione perpetrata dal fascismo in una terra in cui storicamente vivevano numerosi gruppi etnici e che alterò l’equilibrio esistente alimentando odio e risentimento che esplose non appena ne ebbe l’occasione, con le prime vendette verificatesi dopo l’8 settembre 1943. Vanno raccontati i deliri razzisti ed gli orrendi crimini compiuti dagli ustascia di Ante Pavelic, sostenuto da Hitler e Mussolini. Va raccontata la feroce occupazione tedesca e italiana dei Balcani. Vanno raccontati i lager gestiti dagli italiani come quelli di Gonars e Arbe.

Anche in Alto Adige, anno dopo anno, il pressapochismo con cui si affrontano i fatti relativi al confine orientale assume toni a dir poco grotteschi e preoccupanti.

Se a Bolzano come altrove, da anni la cosiddetta giornata del ricordo (anche se sarebbe meglio definirla giornata delle amnesie) è un occasione di mobilitazione per i neofascisti di CasaPound e per una parte politica che ha interesse a delegittimare e infangare la Resistenza antifascista per ricostruirsi una sorta di legittimità politica, va detto come anche i cosiddetti democratici si siano distinti per dichiarazioni assurde e fuori da ogni logica e buon senso. Primo fra tutti il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi il quale nel corso delle celebrazioni del 2019 arrivò a dire come non vi fosse nessuna differenza fra le Foibe ed Auschwitz. Una stupidaggine che si commenta da sola.

Lo stesso sindaco ha recentemente affermato come siano stati messi a bilancio dal Comune di Bolzano 60 mila euro per la costruzione di un memoriale sulle passeggiate del Talvera, dove c’è giù una lapide che ricorda gli esuli istriani. Nell’articolo sull’Alto Adige che annuncia tale stanziamento, in un’imbarazzante capriola il giornalista mette le mani avanti e dice come il muro del Lager di via Resia ed il memoriale in progetto sul Talvera non siano certo connessi dal medesimo male, essendo la Shoah unica nella “incancellabile assolutezza del suo orrore” ma tuttavia – precisa il cronista – essi sarebbero “ugualmente collegati in quanto accomunati dall’essere conseguenza dei totalitarismi”. Ed eccoci nuovamente al tentativo di mettere sullo stesso piano comunismo e nazismo, il cosiddetto antitotalitarismo, un paradigma spesso utilizzato come cavallo di troia per riabilitare il fascismo che “ha fatto anche cose buone” e per mistificare e confondere i piani di analisi dei fenomeni storici, ribaltando spesso cause e conseguenze, come si deduce dall’articolo del giornalista altoatesino. Relativamente alle insidie del cosiddetto antitotalitarismo  rinviamo alle riflessioni di Filippo Focardi.

A testimoniare la faciloneria con cui si parla del tema ricordiamo anche come sul giornale locale Alto Adige del 10 febbraio dello stesso anno una foto dei massacri operati dai fascisti italiani in Slovenia venne invece attribuita, in un’operazione orwelliana, ai partigiani di Tito. Ma il caso dei falsi fotografici relativi alle vicende delle Foibe è un altro aspetto scandaloso dell’operazione di revisionismo, che è stata approfondita in modo adeguato qui.

Articolo pubblicato sull’Alto Adige del 10 febbraio 2019 in cui, a corredo di una conferenza sulla vicenda delle foibe , viene associata una foto di una strage compiuta dagli italiani contro la popolazione slovena

La foto che testimonia i crimini di guerra italiani presa da un archivio sloveno

Alcuni anni fa, nello stesso capoluogo altoatesino, nel quartiere Don Bosco, una via è stata intitolata a Norma Cossetto sulla cui figura, strumentalizzata per i fini più abietti, è stato girato Rosso Istria, il primo film successivo al 1942 in cui le truppe naziste arrivano a salvare la situazione e a fare giustizia. Un film di propaganda e pieno zeppo di falsità, imbarazzante sotto ogni punto di vista che si accompagna bene al precedente scandaloso Il cuore nel pozzo, voluto da Maurizio Gasparri, altro film di propaganda revanscista e nazionalista. Nella stessa via il Comune di Bolzano ha posto una stele su cui vi è scritta la motivazione con cui nel 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi, su proposta di alcuni deputati di Alleanza Nazionale, concesse alla Cossetto la medaglia d’oro al merito civile:

Giovane studentessa istriana, catturata ed imprigionata da partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio ed amor patrio”.

Il passaggio intitolato a Norma Cossetto a Bolzano

La vicenda della Cossetto, figlia di un importante gerarca fascista italiana ma anche lei convinta sostenitrice del regime mussoliniano, chiamata in alcuni deliri di esponenti della destra e giornalisti di area neofascista come Fausto Biloslavo come la “Anna Frank italiana”, è oggetto di esagerazioni, falsità ripetute e incrostatesi nel corso degli anni. Dicerie ripetute senza nessuna verifica e prese per vere come atto di fede dettato dalla necessità per gli eredi del fascismo di avere una propria martire, vittima della “barbarie slavocomunista”, come ebbe a dire anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che riprese così un lessico appartenente alla propaganda fascista del tempo.

Ad ogni modo, lungi da noi approfondire qui il marasma di bugie e invenzioni costruite riguardo alla vicenda di Norma Cossetto, per una sua conoscenza che vada oltre le falsità ripetute compulsivamente ogni anno rinviamo ad un’attenta lettura della seguente inchiesta del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki:

1/Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 1a parte | Una kolossale foiba nell’acqua: il film Rosso Istria

2/ Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte | Cosa sappiamo davvero di questa storia?

3/Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 3a parte | Leggende metropolitane e ricatti morali. Con un appello agli storici: rialzate la testa!

Di pari passo con i tentativi di riscrivere la storia, dipingendo gli italiani come vittime all’interno di un conflitto che era stato determinato proprio dallo Stato fascista italiano, vi è stato però nel corso degli anni un serio lavoro di ricerca e documentazione che ha smascherato punto per punto le menzogne di cui tale giornata è prospera. Un lavoro che sta dando i suoi frutti.

Per primi vanno ricordati i lavori fondamentali dei ricercatori del Friuli Venezia-Giulia Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi e Sandi Volk che da subito hanno girato l’Italia in lungo in largo -subendo intimidazioni e aggressioni da parte neofascista- per spiegare i crimini del fascismo e dell’occupante nazifascista, sconosciuti ai più, che ebbero come logica conseguenza le vendette partigiane successive all’8 settembre 1943 e poi dopo la fine della guerra. Nel febbraio 2020 a Verona, città amministrata dall’estrema destra, la giunta comunale non ha concesso una sala comunale in cui doveva tenersi una conferenza dal titolo Storia del Confine Orientale. Esodo Istriano e dintorni, tenuta dallo storico triestino Volk Un lavoro coraggioso e fondamentale il loro, a maggior ragione perchè avvenuto in una situazione ostile per chi si ostinava – e si ostina tuttora – a non accettare in silenzio una verità di stato palesemente costruita su una memorialistica nostalgica e su mistificazioni inaccettabili sotto ogni punto di vista.

Il lavoro degli storici friulani ha fornito la base alla redazione dell’ultimo testo in ordine di tempo che si pone il compito di togliere le vicende del confine orientale dalle grinfie della propaganda nazionalista e spiegare le complesse vicende ad un pubblico più ampio e spesso digiuno da tali conoscenze: E allora le Foibe? Pubblicato per Laterza da Eric Gobetti sta riscontrando un certo successo.

Ritornando all’Alto Adige negli ultimi giorni il quotidiano locale di lingua italiana ha pubblicato due articoli che raccontano le vicende relative all’esodo istriano. In un primo articolo, pubblicato il 7 febbraio, lo storico Giorgio Mezzalira spiega come già durante il fascismo il regime favorì il trasferimento di professionisti, impiegati di alto livello e dirigenti istriani in Alto Adige, considerati adatti alle condizioni locali della Provincia grazie all’esperienza maturata in un’altra regione caratterizzata dalla convivenza di più popoli, come l’Istria appunto. Anche nel dopoguerra, in seguito alla sconfitta del nazifascismo ed alla fuga di migliaia di italiani dall’Istria, il Governo di Degasperi vide nel trasferimento in Provincia degli esuli un’opportunità di rafforzare l’elemento italiano. Ma chi erano questi esuli? In un articolo del consigliere provinciale Riccardo Dello Sbarba pubblicato sullo stesso giornale il 9 febbraio 2021 emerge come fra gli esuli una parte significativa era composta da elementi della classe dirigente locale. Oscar Benussi fu viceprefetto a Spalato dal 1941 al 1943 (va ricordato come l’Esercito italiani in quelle zone fu responsabile di crimini efferati) e poi prefetto della Repubblica di Salò a Treviso fino allla fine della guerra. Egli divenne il punto di riferimento per molti altri esuli che giunsero a Bolzano fra cui vengono ricordati altri personaggi compromessi con il regime che aveva oppresso per decenni la popolazione slava: Vittorio Karpati, vicequestore di Fiume-Rijeka fino al 1945 che nel dopoguerra ricoprì poi lo stesso ruolo nella Questura di Bolzano, l’avvocato Antonio Vio che fu podestà della stessa città dal 1924, il deputato Ossianich, trasferito invece a Merano. Giunse in Provincia anche Ruggero Benussi, figlio di Oscar, il quale durante la guerra fu volontario repubblichino nell’esercito di Salò, dove aveva comandato una speciale squadra di parà dalmati alle dirette dipendenze dell’Esercito nazista, scappando per poco alle fucilazioni die partigiani. A Trieste si era presto riciclato con gli angloamericani dove venne poi assunto come segretario particolare dal direttore delle Acciaierie di Bolzano. Negli anni successivi a Bolzano egli fu poi esponente di spicco del partito neofascista Movimento Sociale Italiano (MSI). Da Pola-Pula giunse il giudice Radnich e numerosi esponenti della borghesia italiana istriana -medici, avvocati, farmacisti, notai, albergatori, funzionari pubblici, impiegati, ingegneri- che con ogni probabilità in seguito alla fine dei privilegi concessi loro dal regime fascista, temevano rappresaglie o l’esproprio dei propri beni da parte dei partigiani comunisti. Lo stesso articolo riporta come in Alto Adige giunsero in massa – per ovvi motivi – Carabinieri ed ufficiali dell’Esercito, i quali scappavano dai tribunali popolari jugoslavi che gli avrebbero con ogni probabilità processati in quanto collaboratori della Wehrmacht nonché difensori armati di un regime che aveva oppresso per decenni la popolazione istriana, in particolare quella slava ma anche gli italiani non sottomessi al regime. Oltre a queste categorie, obiettivi sensibili di un notevole risentimento da parte della popolazione slava e antifascista, la paura di rappresaglie indiscriminate che di fatto non accaddero nelle dimensioni paventate, coinvolse però anche operai e proletari che rimasero coinvolti nell’esodo del secondo dopoguerra.

Come affermò lo storico Claudio Pavone la Resistenza fu un intreccio di tre guerre: guerra di liberazione nazionale dall’occupante straniero, guerra civile contro i fascisti e guerra di classe contro la classe dirigente e la borghesia italiana che aveva visto i propri patrimoni aumentare nel corso del Ventennio. Nel caso dei fatti accaduti sul confine orientale ciò appare in modo evidente in un contesto reso ancora più gravido di tensioni a causa delle politiche di discriminazione etnica prodotte dal regime che stroncarono la possibilità di convivenza delle popolazioni che da secoli condividevano la stessa terra.

Mai come oggi dobbiamo ricordare i crimini di guerra compiuti dall’Esercito italiano nei Balcani e nel corso della guerra coloniale in Etiopia, come in quella di Spagna. Se certamente non può esistere memoria condivisa con chi ancora oggi – fuori e dentro le istituzioni – rivendica apertamente la barbarie del nazifascismo, non si può arretrare di un millimetro riguardo alla necessità di studiare e far conoscere la storia in modo completo, rispedendo al mittente i tentativi di chi vuole utilizzarla per ricostruirsi una verginità politica o addirittura atteggiarsi a idealisti perdenti. 

Per approfondire indichiamo di seguito una bibliografia minima, video e siti utili

BIBLIOGRAFIA:

REVISIONISMO DI STATO E AMNESIE DELLA REPUBBLICA Atti del Convegno: Foibe: La verità. Contro il revisionismo storico Sesto San Giovanni (MI), 9 febbraio 2008. Kappavu: Udine.

Centro studi per la scuola pubblica. REVISIONISMO STORICO e terre di confine. Kappavu: Udine.

Claudia Cernigoi. Operazione Foibe tra storia e mito. Kappavu: Udine.

Claudia Cernigoi. “OPERAZIONE PLUTONE”. Le inchieste sulle foibe triestine. Kappavu: Udine.

Davide Conti. L’occupazione italiana dei Blacani. Crimini di guerra e mito della Brava gente 1940-1943. ODRADEK.

Alessandra Kersevan. UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO FASCISTA. Gonars 1942-1943. Kappavu: Udine.

Alessandra Kersevan. Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943. Editore Nutrimenti: Udine, 2008.

Tone Ferenc, Pavel Kodrič, Si ammazza troppo poco: condannati a morte, ostaggi, passati per le armi nella provincia di Lubiana; 1941–1943. Società degli scrittori della storia della Lotta di Liberazione, 1999

Eric Gobetti. Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943). Laterza, 2013

M. Gombač e D. Mattiussi. La deportazione dei civili sloveni e croati nei campi di concentramento italiani. 1942-1943. I campi del confine orientale. Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale L. Gasparini, 2004.

Gianni Oliva. “Si ammazza troppo poco”, Mondadori, Milano, 2006.

Joze Pirijevec. Foibe. Una storia d’Italia. Einaudi.

Federico Tenca Montini. FENOMENOLOGIA DI UN MARTIROLOGIO MEDIATICO. Le foibe nella rappresentazione pubblica dagli anni Novanta ad oggi. Kappavu: Udine.

LA FOIBA DEI MIRACOLI – Indagine sul mito dei “sopravvissuti”. Kappavu: Udine.

Piero Purini. Metamorfosi etniche. I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria. 1914-1975. Kappavu: Udine.

AA.VV. Da Sanremo alle Foibe. Spunti di riflessione storica e culturale sullo spettacolo “Magazzino 18”. Kappavu: Udine.

 

VIDEO:

Fascist Legacy – a proposito dei crimini di guerra italiani nei Balcani

SITOGRAFIA:

E allora le Foibe? Un’intervista a Piero Purich apparsa su Salto.bz il 10 febbraio 2021

La storia intorno alle Foibe di Nicoletta Bourbaki

Pillole di storia sul confine orientale

Coordinamento nazionale per la Jugoslavia

diecifebbraio.info

#Foibe o #Esodo? «Frequently Asked Questions» per il #GiornodelRicordo

Un intervento dello storico triestino Claudio Venza a Radio Blackout di Torino

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