[Memoria storica] Il sottile filo tra Rosa Bianca e Sudtirolo

Il collegamento tra la Rosa Bianca e il Sudtirolo non è molto forte: è un filo sottile, un decreto del rettore dell’università di Innsbruck dove era iscritto Christoph Probst.

Die Weiße Rose

Quando viene ghigliottinato insieme a Sophie e Hans Scholl, Christoph Probst aveva 24 anni. Dopo quel 22 febbraio 1943 verranno condannati a morte anche Kurt Huber, Willi Graf e Alexander Schmorell, mentre altri componenti della Weiße Rose, la Rosa Bianca, verranno condannati a diversi periodi di prigionia.

Monumento all’Università Ludwig Maximilian di Monaco, dedicato al gruppo della Rosa Bianca.

Probst non era una figura centrale del gruppo, anzi venne ghigliottinato insieme a Sophie e Hans solo perché quest’ultimo aveva addosso una bozza di volantino redatta da Christoph. Accanto ai “fratelli Scholl”, il suo finisce per essere un nome collaterale nella memorialistica e nelle cerimonie, anche in Sudtirolo e in particolare a Bolzano. Il capoluogo ha infatti dedicato ai fratelli Scholl uno spiazzo in via Roma e promesso un cippo commemorativo, anche per affinità rispetto ad una parte della locale Resistenza di stampo cattolico e non violento, lasciando così Probst sullo sfondo nonostante la sua storia abbia un risvolto importante per la memoria locale.

Verraten – Vertrieben – Vergessen

Traditi, cacciati e dimenticati: così è intitolato il libro che ripercorre la storia dei neurochirurghi di origine ebraica che hanno subito le persecuzioni naziste a partire dal 1933: se molte di queste storie culminavano o con l’esilio, o con la morte, il punto di partenza era quello della privazione dei titoli accademici e professionali. Solo lentamente e in seguito all’Historikerstreit e all’affare Waldheim le università tedesche e austriache hanno iniziato a riconoscere questi aspetti problematici delle proprie storie, decidendo di rendere onore pubblicamente a quelle che erano state “doppiamente vittime”: durante il regime nazionalsocialista, perseguite; in seguito, il fallimento della denazificazione delle università si era accompagnato al mancato riconoscimento dei torti e alla continua esclusione di questi accademici.

Documento con cui l’Università di Innsbruck dedica una targa a Probst nel 1984

Lo stesso è accaduto con Christoph Probst, che in seguito – il giorno stesso! – alla condanna a morte era stato escluso dagli studi da qualsiasi università tedesca. Un torto cui l’università di Innsbruck ha rimediato solo dopo decenni, cominciando a ricordarlo ufficialmente a partire dal 1984 e riabilitandolo solo nel 2019, 76 anni dopo quel 20 febbraio 1943 e a cento anni dalla sua nascita.

Der Fall Klebelsberg

Il decreto con cui Probst veniva „dauernd vom Studium an allen deutschen Hochschulen ausgeschlossen“ portava la firma di Raimund von Klebelsberg, rettore dal 1942 fino alla fine del conflitto dopo essere già stato ordinario di geologia e rettore nell’anno accademico 1933/1934. Considerato un luminare della glaciologia, Klebelsberg era da anni attivo anche sul fronte politico: oltre ai diversi ruoli nel DÖAV, il club alpino tedesco e austriaco, si era più volte espresso a favore dell’Anschluss e in termini antisemiti, tanto da iscriversi poi all’NSDAP, il partito nazionalsocialista.

Il rettore brissinese Klebersberg durante una conferenza a Venezia nel 1944

Prima di venire nominato rettore dai nazisti, Klebelsberg era stato il promotore della ridenominazione dell’università da Leopold-Franzens-Universität a Deutsche Alpenuniversität, portando a compimento un percorso di lungo periodo di spostamento dell’università a sostegno del nazismo e dell’annessione.

Raimund von Klebelsberg era anche un sudtirolese, nato a Bressanone nel 1886 da una famiglia aristocratica.

Vorbilder für die Jugend

Nel dopoguerra Klebelsberg verrà deposto da rettore e poi sospeso per tre anni in seguito alla denazificazione, ma sarà reintegrato e così anche in sudtirolo ci sarà chi vorrà onorare il professore e famoso scienziato: “Klebelsberg gehört nicht nur zu den bedeutendsten Persönlichkeiten Tirols; er kann auch uns Lehrern und der studierenden Jugend ein Vorbild sein“, si legge sul volantino che festeggia l’intitolazione a Klebelsberg del Realgymnasium di Bolzano, nel 1981.

Che questo fosse un modello ben poco d’esempio viene subito messo in discussione dalla giovane generazione di storiche e storici che in quegli anni cambieranno la storiografia del sudtirolo, per le quali proprio il caso Klebelsberg avrà un’Eisbrecherfuktion: primo fra tutti Leopold Steurer, nello Sturzflüge monografico sulla storia (e persecuzione) degli ebrei in tirolo del 1986 e poi nella discussione pubblica che lo vedrà pubblicamente attaccato e insultato nello spazio delle lettere della Dolomiten.

Non è stato l’unico caso di personaggi del nazionalsocialismo eletti a modello per i giovani, con l’intitolazione di scuole e non solo. Come scrive Martha Verdorfer, i nomi degli istituti scolastici sono un indicatore dell’immagine del passato dominante, perché sono parte della cultura della memoria e rappresentano la rappresentazione di sé dei diversi gruppi linguistici. In questo senso assistiamo ciclicamente a dibattiti simili relativi all’odonomastica, per le vie intitolate a Luigi Cadorna e non solo. Se il liceo scientifico tedesco ha cambiato nome nel 2000 e solo nel 2014 una scuola media di Merano ha smesso di essere intitolata a Josef Wentner nel 2014, ancora oggi nel capoluogo abbiamo un’altra media dedicata a Josef von Aufschneiter.

Christof Probst

Ci sono voluti quasi quindici anni di impegno di insegnant*, student* e sudtiroles* per arrivare alla cancellazione del nome di Klebelsberg, solo in seguito ad un parere richiesto proprio all’università di Innsbruck nell’ennesimo, disperato tentativo di “salvare” un personaggio indifendibile. Vent’anni dopo il liceo è ancora senza nome: sono già state fatte molte proposte, tra cui quella di Josef Mayr-Nusser, sudtirolese rifiutatosi di giurare al Reich e morto sul treno che lo deportava. Forse insieme ai mazzi di rose bianche , le targhe e i cippi commemorativi, la città di Bolzano, l’amministrazione provinciale e l’istituto potranno decidere di dedicare la scuola allo studente di medicina Christoph Probst, antinazista punito anche dopo la morte da Raimund von Klebelsberg. Non un eroe, ma un ragazzo che ha continuato in ciò che era giusto: Un perfetto rovesciamento capace di essere veramente un modello per i giovani.

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