È passato oltre un anno dalla scomparsa di Ambra Berti nel carcere di Spini di Gardolo, a Trento. Una ragazza bolzanina di 28 anni, cresciuta nei quartieri popolari della città, in una situazione famigliare e personale difficilissima. Una morte che non sortì alcun interesse o attenzione nella stampa locale e che venne portata all’attenzione collettiva grazie ad una mobilitazione solidale sotto le mura del carcere di Spini e nel corso di una manifestazione che si tenne sui prati del Talvera a Bolzano.
Nel 2021 secondo Ristretti Orizzonti, sono stati 132 i morti nelle carceri italiane, fra cui 54 suicidi. Nel 2022, fino ad oggi, le mura dei penitenziari della penisola hanno visto la morte di altri 47 detenuti/e fra cui 22 suicidi.
Secondo alcune testimonianze la causa principale della morte di Ambra è da attribuire alla negligenza dell’area sanitaria del carcere, la cui direttrice Chiara Mazzetti si è da poco dimessa.
Riportiamo di seguito alcuni stralci di lettere che confermano ciò che i detenuti e le detenute di Trento come del resto d’Italia denunciano in ogni protesta, lettera e rivolta: la negazione strutturale del diritto alla salute, di cure adeguate e di come ciò sia alla base di morti, atti di autolesionismo, abuso di psicofarmaci e tentativi di suicidio. Secondo quanto riportato dalla garante dei detenuti di Trento infatti se nel 2019 a Spini furono 29 gli atti di autolesionismo e 18 i tentativi di suicidio nel corso del 2021, oltre alla morte di Ambra ci sono stati 91 episodi di autolesionismo e 16 tentativi di suicidio. L’unica cosa che nel carcere di Trento come altrove non manca sono gli psicofarmaci e la violenza, strutturale in ogni penitenziario.
“Ci ha lasciato una nostra compagna detenuta Ambra Berti, lasciata da sola da chi doveva proteggerla e curarla da un male chiamato depressione. Alcuni detenuti si scrivevano con la povera Ambra per dargli sostegno e dirgli di non mollare mai, ma la povera Ambra, da quando era rimasta in cella da sola, dopo che le due amiche la hanno lasciata perchè tornate in libertà, è sprofondata nel baratro della disperazione confidando anche ad alcuni detenuti tramite lettera che per lei era arrivata la fine, cosa che era successa veramente.”
La missiva proseguiva chiedendo di rompere il silenzio intorno all’ennesima morte di carcere e indicando inoltre precise responsabilità per l’ennesima morte di carcere:
“organizzare una grande manifestazione pacifica in memoria di Ambra per far sentire anche la voce dei più deboli, attaccando soprattutto l’area sanitaria gestita dalla dott.ssa Chiara Mazzetti, la quale dice ai psicologi e psichiatri di lasciar perdere questa gente che tanto non cambieranno mai perché delinquenti drogati […] per la povera Ambra vistosi che mancava pochissimo, poco più di un anno dopo averne scontati 3 quegli indegni e miserabili dei magistrati non gli hanno concesso nemmeno una comunità dove avrebbe potuto curarsi ed essere ancora tra di noi”
Un’altra denuncia evidenziava le stesse cose:
“vi chiedo di fare una protesta pacifica per la morte della detenuta al carcere femminile di Spini di Gardolo […] si chiamava Ambra Berti. Per la quale avevo già notato che tutto il sistema dell’area sanitaria ed educativa non ha funzionato […]. Con la mia presente volevo fare luce alla mia relazione con la Ambra la quale mi riferiva nelle lettere che ultimamente non passava un bel periodo […] aveva già tentato più volte il suicidio perchè il grandissimo sig. magistrato ha rigettato più volte le sue istanze. La psicologa Cristina che la seguiva e ci seguiva entrambi era a lei nota la situazione della detenuta che la psicologa per problemi personali non è più di competenza in questo maledetto carcere e siamo rimasti senza la psicologa abbandonati a noi stessi. La Ambra è deceduta per un mix di terapie abbandonata a se stessa dall’AREA SANITARIA ED EDUCATIVA, il decesso è stato il 14/3/21 di sera trovata in bagno della cella accasciata, lasciando due figli fuori, aveva 28 anni circa. […] Quest’ultima, AREA SANITARIA ha lasciato, sta lasciando e continuerà a lasciare i detenuti/detenute senza curare le nostre patologie in modo efficace ed efficiente. Questo ultimo di caso di Ambra non sarà né il primo né l’ultimo se questo sistema di merda continuerà a funzionare così. Mi dispiace con tutto il cuore di Ambra ci tenevo molto a questa ragazza […] è morta di una morte ingiusta A CAUSA DELLA LEGGEREZZA USATA NEI CONFRONTI DEI DETENUTI FRAGILI E NON FRAGILI CON UN ABUSO DI POTERE DA PARTE DI PSICOLOGI, PSICHIATRI, MEDICI CHE VENGONO COMANDATI COME DEI CAGNOLINI FINO AL PUNTO DI FAR MORIRE LA GENTE DA UNA PERSONA SQUALLIDA E INCOMPETENTE COME IL DIRIGENTE SANITARIO CHIARA MAZZETTI, la quale invece di prendersi cura dei detenuti viene in carcere solo per farsi gli affari suoi”
Il disinteresse e la negligenza della direzione sanitaria è confermato ancora una volta in un passaggio successivo della lettera:
“ho provato più volte a contattare la dott.ssa Mazzetti senza mai essere stato chiamato ho un pacco di domandine dove la quale mi dice che mi chiamerà e ignorarmi che ho pure perso la speranza, abbandonato senza visite e cure al mio problema riguardante la salute. Non so più a chi devo rivolgermi […] vorrei solo poter essere curato perchè la salute è tutto e non ha prezzo”.
Le parole riportate ripetono ciò che i dannati delle carceri di tutta Italia urlano in ogni protesta, in ogni rivolta, come quella che ha infiammato anche il penitenziario trentino nel 2018: il carcere uccide. Ambra è stata uccisa dal sistema carcerario.