Per giovedì 2 giugno, dalle ore 9.30 in piazza Walther a Bolzano, in occasione delle celebrazioni per la festa della Repubblica con annessa parata militare e fiera delle armi, è stato lanciato un presidio antimilitarista.
Una presenza contro la guerra e le sue cause, che rilancia la necessità di opporsi a tutto ciò che sta alla base delle guerre di ieri e di oggi: il capitalismo e la sua continua necessità di depredare risorse per incrementare il profitto. Un presidio che si aggiunge alle centinaia di iniziative che in tutta Italia stanno costruendo una mobilitazione contro la loro economia di guerra. Fra tutte va ricordata la manifestazione nazionale contro la costruzione della base militare di Coltano, vicino Pisa, che il Governo Draghi finanzierebbe con il denaro del PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza).
Siamo in guerra, e non dal 24 febbraio 2022. Prima dell’invio di armi all’Esercito nazionale ucraino lo Stato italiano è stato protagonista dei bombardamenti in Serbia e Montenegro, delle invasioni di Afghanistan e Iraq, dei bombardamenti in Libia, della fornitura di armi e supporto logistico all’Arabia Saudita impegnata nella guerra contro lo Yemen. L’industria bellica italiana fa affari inoltre nei conflitti di mezzo mondo e lo stabilimento bolzanino IVECO Defence Vehicles fornisce mezzi militari a buona parte degli eserciti della NATO, agli Stati Uniti ma anche alla Russia, attualmente impegnata nella criminale invasione dell’Ucraina.
Il 2 giugno, a Bolzano come in tutta Italia, è trasformato in un’occasione per esibire mezzi militari, marce di soldati e alzabandiera. Piazza Walther per buona parte della giornata viene occupata dagli stand di vari organismi militari in cui i bambini hanno l’occasione di prendere in mano fucili, manganelli, scudi dei reparti celere, come testimoniato dai presenti e da foto scattate nelle edizioni passate.
Nello scenario mondiale attuale, in cui parlare di guerra nucleare è diventato normale e dove gli imperialismi russo e americano fanno giochetti geopolitici sulla pelle di milioni di ucraini, non può essere normale assistere a tale esibizioni senza opporre la voce delle popolazioni che nessun interesse hanno in questa guerra come in quelle del passato.
Gli Eserciti non sono organizzazioni neutrali, essi sono la mano militare che impone gli interessi del complesso militare-industriale-energetico là dove il capitale lo richiede; oggi in Medio Oriente e domani in Africa, per attuare le politiche predatorie del capitalismo o per esternalizzare le frontiere della fortezza europea. Un apparato mastodontico parassitario che assorbe risorse prodotte dal lavoro della popolazione per servire gli interessi di una ristretta elite di borghesi che tira le fila dell’economia e che decide le sorti del pianeta, provocando disastri su ogni livello.
La guerra in Ucraina iniziata con l’invasione della Russia e alimentata in vari modi dalle politiche degli Stati della NATO sta ponendo le basi per nuovi conflitti e nuove guerre. I governi coinvolti nel conflitto stanno trascinando il pianeta sull’orlo del baratro e solo una mobilitazione antiilitarista dal basso potrà rompere il circolo vizioso in cui i padroni ci stanno trascinando. Gli stessi padroni che ci faranno pagare il prezzo dei loro giochetti.