[Bolzano] Resoconto presidio antimilitarista 2 giugno

Giovedì 2 giugno a Bolzano un presidio antimilitarista ha contestato la presenza dei militari in piazza durante la festa della Repubblica. Un ingente spiegamento di polizia, carabinieri e relativi reparti celere ha impedito che la contestazione avvenisse in piazza Walther, come era stato annunciato. Il presidio si è spostato allora in piazza Domenicani dove per un paio d’ore alcune decine di compagni e compagne della città hanno manifestato contro le ipocrite e retoriche celebrazioni militaresche che si stavano svolgendo nella piazza vicina, nel tentativo di ricordare – con interventi al megafono, striscioni e volantini – cosa produca il militarismo e il ruolo ricoperto dalle forze armate nel sistema politico ed economico in cui viviamo.

Una presenza radicalmente contro la guerra e ciò che la permette, unita idealmente alle decine, centinaia di manifestazioni antimilitariste svoltesi in tutta Italia nello stesso giorno, fra cui ricordiamo la grande manifestazione nazionale contro la costruzione della base militare di Coltano, cui hanno partecipato almeno 10 mila persone.

Nel corso dell’iniziativa organizzata dall’assemblea antimilitarista bolzanina numerosi interventi sono stati fatti al megafono e non sono mancati i riferimenti alla violenza di cui ogni guerra, ogni esercito, reparto militare, è responsabile nei teatri di guerra ma anche in tempi… di pace. Inevitabili i riferimenti alle molestie contro numerose donne avvenute durante l’adunata nazionale degli alpini di Trento, in cui per la prima volta si è rotto il ghiaccio su un enorme “non detto” che accompagna da sempre ogni manifestazione alcoolica di tale fatta, e a quelle avvenute durante l’ultima di Rimini. Si è parlato delle responsabilità dell’Esercito italiano nelle guerre degli ultimi 20 anni e delle industrie belliche come IVECO e Leonardo che hanno visto i propri spazi di profitto aumentare a dismisura con lo scoppio della guerra e la conseguente trasformazione dell’economia, in cui il complesso militare-industriale funge sempre più da traino. Una conversione del sistema di produzione che annuncia nuovi conflitti, nuove devastazioni, nuove morti in cui il prezzo più alto sarà pagato sotto ogni punto di vista dai più poveri.

Si è invitato gli interessati e le interessate a partecipare alla prossima assemblea pubblica contro la guerra che si terrà venerdì 10 giugno, dalle ore 18 all’anfiteatro arcobaleno nella piazzetta Stonewall a Parco Petrarca. Oltre ai numerosi interventi è stato distribuito un volantino che riportiamo in seguito, in italiano e auf deutsch, pubblicato sulla pagina Fb di Bolzano Antifascista:

ITA

La Festa della Repubblica, a Bolzano come nel resto d’Italia, è diventata un’occasione per l’esibizione, in cerimonie cariche di retorica, di mezzi militari, armi e reparti dell’Esercito. Una dimostrazione di forza che oggi, nella guerra potenzialmente nucleare in cui anche l’Italia è coinvolta, assume un significato propagandistico importante per coloro che giustificano e fomentano l’escalation militare in corso.

Mentre l’Ucraina è diventata il terreno di scontro fra l’imperialismo russo e quello statunitense, il Governo italiano e quelli degli altri paesi europei stanno ridefinendo le proprie politiche industriali ed energetiche. Un processo di ristrutturazione economica che vedrà sempre più le forze armate garanti degli interessi del complesso militare-industriale-energetico dei paesi a capitalismo avanzato.

Senza alcun dibattito pubblico Draghi ha aumentato le spese militari italiane da 25 a 38 miliardi di euro annui, togliendo risorse a scuola e sanità, mentre una parte del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) sarà destinata alla costruzione di una enorme base militare all’interno di un parco naturale vicino a Pisa. Vanno ricordati inoltre i disastri ambientali e sociali provocati dalle esercitazioni militari dell’Esercito italiano e di altri paesi NATO nei poligoni militari in Sardegna.

Il tentativo europeo di sostituire il gas russo con quello di alcuni paesi africani – o di altre aree geografiche – porterà con sé nuove missioni militari per difendere gli interessi delle multinazionali occidentali o per esternalizzare le frontiere europee di fronte al rischio di nuove ondate migratorie legate ai contraccolpi (specie alimentari) del conflitto in Ucraina. Gli Stati provocano le guerre ponendo i popoli uno contro gli altri e poi scaricano sui proletari le loro responsabilità, fomentando la guerra fra poveri.

Se nel 2021 l’Italia ha raggiunto il suo record storico di esportazioni effettive e definitive di materiale bellico (oltre 4,7 miliardi di euro), la corsa al riarmo mondiale e la prospettiva di nuovi conflitti rafforzerà l’economia di guerra accelerando la distruzione ambientale e sociale del pianeta, e ancora una volta a pagare il prezzo più alto saranno i settori più poveri delle società coinvolte; molti con la vita, tanti altri con l’emigrazione in altri paesi o continenti.

La guerra è anche qui a Bolzano; nelle fabbriche come IVECO Defence Vehicles che produce mezzi militari per gli Eserciti di molti paesi NATO e nelle banche come Unicredit, Intesa, Deutsche Bank, che speculano sul commercio di armi. Non lasciamoli lavorare in pace, sta a noi fermarli.

NO ALLA CORSA AL RIARMO – DISERTIAMO LE LORO GUERRE

DEU

Der Tag der Republik ist in Bozen wie in ganz Italien zu einer Gelegenheit geworden, um in rhetorisch aufgeladenen Zeremonien Militärfahrzeuge, Waffen und Armeeeinheiten zur Schau zu stellen. Eine Demonstration der Stärke, in einem potenziellen Atomkrieg, an dem auch Italien beteiligt ist, die eine Gelegenheit für Propaganda darstellt für die, die die die anhaltende militärische Eskalation rechtfertigen und schüren.

Während die Ukraine zum Schlachtfeld zwischen den russischen und amerikanischen Imperialismus geworden ist, definieren die Regierungen Italiens und die anderer europäischer Länder ihre Industrie- und Energiepolitik neu. Ein Prozess der wirtschaftlichen Umstrukturierung, der zunehmend die Streitkräfte als Garanten für die Interessen des Militärisch-Industriellen Komplexes der fortgeschrittenen kapitalistischen Länder heranzieht.

Draghi hat ohne jede öffentliche Debatte die Militärausgaben erhöht von 25 auf 38 Mrd. Euro jährlich, wodurch Mittel von der Bildung und der Gesundheit abgezogen wurden, während ein Teil des PNRR (Nationaler Plan für Erholung und Widerstandsfähigkeit)

für den Bau eines riesigen Militärstützpunktes innerhalb eines Naturparks in der Nähe von Pisa ausgegeben werden. Wir erinnern an die Umwelt- und Sozialkatastrophen, die durch die Militärübungen Italiens und anderer NATO-Staaten auf Sardinien verübt werden.

Der europäische Versuch, russisches Gas durch Gas aus einigen Ländern zu ersetzen, z.B. aus Afrika oder anderen geografischen Zonen, wird neue militärische Missstände mit sich bringen wie militärische Maßnahmen zur Verteidigung der Interessen westlicher multinationaler Unternehmen oder zur Auslagerung von Grenzen. Die europäischen Grenzen werden nach außen verlagert, wenn die Gefahr besteht, dass neue Migrationswellen im Zusammenhang mit den Auswirkungen, z.B. Hungersnöte, des

Konflikts in der Ukraine entstehen. Staaten provozieren Kriege, indem sie die Völker gegeneinander aufhetzen gegeneinander ausspielen und dann ihre Verantwortung auf das Proletariat abwälzen,

indem sie einen Krieg zwischen den Armen schüren.

Während Italien im Jahr 2021 seinen historischen Rekord an tatsächlichen und effektiven Ausfuhren von Kriegsmaterial (über 4,7 Milliarden Euro) feiert, wird das weltweite Wettrüsten die Kriegswirtschaft und die Umweltzerstörung anheizen. Und wieder einmal werden es die ärmsten Teile der Gesellschaft sein, die den höchsten Preis zahlen, viele von ihnen mit ihrem Leben, andere durch Auswanderung in andere Länder oder Kontinente.

Der Krieg beginnt auch hier in Bozen, in Fabriken wie IVECO Defence

Fahrzeuge, die Militärfahrzeuge für die Armeen vieler NATO-Länder herstellenund in Banken wie Unicredit, Intesa, Deutsche Bank, die mit Waffenhandel spekulieren. Lasst es nicht zu, dass sie in Ruhe arbeiten. Es liegt an uns, sie zu stoppen.

NEIN ZUM WETTRÜSTEN – DESERTIEREN WIR IHRE KRIEGE

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