[Rovereto] Solidarietà con gli operai della Bartolini sotto processo per sciopero

Giovedì 30 giugno, presso il Tribunale di Rovereto si è svolta la prima udienza del processo che vede sul banco degli accusati decine di lavoratori della Bartolini, protagonisti fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 di alcune giornate di sciopero e lotta che portarono al blocco delle attività del magazzino di Rovereto.

Le motivazioni alla base degli scioperi di allora sono le stesse alla base delle lotte in centinaia di magazzini della logistica in tutta Italia, riportate nel volantino solidale: “lo scarica barile dei vertici aziendali, le inadempienze e i soprusi delle cooperative appaltatrici, il ricatto del lavoro interinale, un contratto a tempo indeterminato negato anche dopo anni, le mansioni non riconosciuti (e pertanto non retribuite), le vessazioni verso chi protesta…”. 

30 giugno. Striscione solidale fuori dal Tribunale di Rovereto per l’inizio del processo contro i facchini

Il 30 giugno 2022, a distanza di quasi cinque anni, per trenta lavoratori BRT è iniziato il processo relativo a quelle giornate di lotta, con LD Service (la cooperativa da cui sono assunti) parte civile.

Le accuse sono di “violenza privata”, “possesso di oggetti atti ad offendere”, articoli di legge usati per criminalizzare due strumenti da sempre patrimonio delle lotte operaie: lo sciopero e il picchetto.

I nomi degli imputati sono un copia-incolla degli iscritti al sindacato di base dentro il magazzino e curiosamente non comprendono nessuno dei solidali con i quali le presunte violenze e intimidazioni sarebbero state commesse, a conferma di come si voglia isolare i lavoratori BRT la cui origine è prevalentemente africana, in particolare del Burkina Faso, paese del rivoluzionario comunista Thomas Sankara.

Sebbene il processo sia iniziato al mattino presto di una settimana lavorativa almeno 50 sono stati i solidali che hanno partecipato al presidio che voleva rompere l’indifferenza in città e ricordare ai passanti che dietro le mura del Tribunale era in corso un processo contro alcune decine di operai colpevoli di aver preteso il minimo sindacale ovvero il rispetto dei propri diritti. Una presenza per ricordare che, mentre dagli Stati Uniti all’Europa, i diritti conquistati con lunghe e faticose lotte vengono sistematicamente demoliti ed erosi, ci sono ancora lavoratori che non abbassano la testa di fronte al tentativo dei padroni di renderli carta straccia, dimostrando che lottare per migliorare le proprie condizioni di vita è possibile.

Così come è accaduto nei magazzini della logistica in Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia anche a Rovereto i lavoratori più determinati e combattivi si sono dimostrati gli operai della logistica ovvero coloro che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento più duro e selvaggio: operai di origine extraeuropea contro cui lo spettro di denunce e processi viene agitato come arma di repressione e intimidazione. Il processo ai lavoratori della Bartolini è un processo a tutta la classe operaia più combattiva e cosciente. E’ un processo a chi si organizza e protesta contro condizioni di lavoro sempre più inaccettabili in cui morire sul lavoro diventa la normalità, una fatalità a cui ci vogliono abituare fin dai tempi scolastici come ricordano la recente morte di Lorenzo Parrelli oppure il gravissimo infortunio di uno studente sudtirolese durante l’alternanza scuola-lavoro. E’ un processo a tutti e tutte noi.

Stare al loro fianco oggi e domani è ciò che dobbiamo fare. La loro lotta è la nostra lotta. Se toccano uno, toccano tutti.

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