[Bolzano] Oltre 500 persone al corteo contro la guerra di sabato 22 ottobre

Sabato 22 ottobre la manifestazione contro la guerra ha attraversato la città di Bolzano. Il corteo, partito alle 15.45 circa da piazza Matteotti, è arrivato intorno alle ore 18 in piazza Magnago, dopo aver percorso alcune fra le vie centrali della città: via Roma, Corso Italia, Piazza Mazzini, Corso Libertà, ponte Talvera, via Museo e piazza Municipio. Numerosi gli interventi delle varie anime che hanno composto il corteo, diverse centinaia di volantini distribuiti e per un pomeriggio interrotta la normalità e l’indifferenza delle principali arterie del traffico cittadino.

In questi otto mesi di guerra, dopo le iniziative organizzate in città dagli antimilitaristi, si tratta della prima manifestazione con una certa partecipazione popolare (almeno 500 persone) che è riuscita a svilupparsi a Bolzano, grazie all’iniziativa dell’Assemblea cittadina contro le guerre e il disarmo. Una manifestazione senza bandiere di partito, sindacati o altre organizzazioni politiche che ha sfilato dietro gli striscioni “Le guerre sono vostre, i morti sono nostri” e “Gegen ihre kriege. Solidaritaet zwischen den Voelkern”. 

“Le loro guerre, i nostri morti”

Di fronte alla folle deriva militarista che rischia di trascinarci senza appello nel baratro, ogni azione, presidio, volantino, striscione, corteo contro la guerra è prezioso. Ogni tentativo di disertare le loro guerre e gettare sabbia negli ingranaggi della macchina bellica va sostenuto. 

Alla fine della manifestazione, l’arrivo di fronte al palazzo della Provincia è stata un’occasione per rinnovare un confronto e rilanciare il prossimo appuntamento contro la guerra e tutto ci che la permette in città: Domenica 30 ottobre alle ore 15, all’anfiteatro arcobaleno zona ex orso pippo Assemblea pubblica antimilitarista.

Di seguito il volantino che è stato distribuito durante la manifestazione:

LE LORO GUERRE, I NOSTRI MORTI

Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico” B. Brecht

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata il 24 febbraio 2022, ha dato il via a un’escalation militare con i paesi NATO – Stati Uniti in particolare – che ha portato, dopo 8 mesi di guerra, a considerare l’utilizzo di armi nucleari, tattiche o meno che siano, come un’opzione possibile. Nei salotti televisivi popolati da giornalisti, politici e opinionisti inebriati dalla guerra e sempre più scollegati dalla realtà assistiamo così a surreali simulazioni di esplosioni atomiche, mentre sui giornali capita di leggere i possibili effetti che esse potrebbero avere sui centri abitati italiani. A riprova della normalizzazione atomica il Parlamento europeo ha chiesto all’UE di preparare una risposta in caso di attacco nucleare russo.

In questi 8 mesi una martellante propaganda militarista ha tentato di spingere parti sempre più ampie della popolazione a sposare la causa di una nuova guerra ed i sacrifici che vi sono collegati (volete la “pace” o il riscaldamento acceso?). Hanno tentato di trasformare la guerra in Ucraina in uno scontro di civiltà fra l’Occidente democratico e le autocrazie orientali, fra il bene e il male, confidando nella scarsità di memoria dei più. Ogni guerra ha bisogno della sua propaganda e dei suoi teorici: in Russia giustificano l’invio al macello di migliaia di giovani in nome dell’interesse nazionale o della Patria, in Occidente il sostegno alla fanteria ucraina avviene in nome della democrazia.

Così come è stato fatto per le guerre in Afghanistan, Iraq o per i bombardamenti in Libia, ci raccontano che l’intervento militare è motivato da nobili ideali mentre appare evidente che, mentre la popolazione ucraina vede il proprio paese devastato da una guerra mondiale per procura, le multinazionali e le imprese del complesso militare-industriale-energetico americano muovono le proprie pedine sul campo pregustando immensi profitti. Le guerre non sono eventi naturali, bensì il risultato di ponderate decisioni politiche e quindi prevedibili: sono studiate, preparate minuziosamente per lungo tempo da analisti, militari e i loro referenti politici. In questo caso è chiaro come in Europa e Occidente nulla sia stato fatto per impedire che il conflitto militare scoppiato nel Donbass dopo il golpe di Maidan 2014 sfociasse in un conflitto aperto su larga scala.

Una piccola minoranza che detiene il potere politico ed economico dei Paesi prepara le guerre e poi, attraverso la macchina massmediatica impone alla popolazione la necessità di sacrificarsi, arruolarsi, morire per i suoi interessi. Uno schema che si ripete da secoli e che, a quanto pare, funziona sempre meglio con il passare del tempo, ovunque venga proposto.

Sta a noi disertare le guerre che hanno l’unico scopo di fomentare l’odio fra poveri e accrescere i profitti di chi le promuove, rompere la retorica che ci vuole arruolati oppure traditori, anzi peggio: complici.

Siamo al fianco dei giovani russi come di quelli ucraini che scelgono di disertare o che vengono arrestati per aver manifestato contro la guerra e contro l’apparato militare-statale del proprio paese.

Fermiamo la corsa al riarmo. Il Governo Draghi ha deciso, senza alcun dibattito, di aumentare le spese militari da 25 a 38 miliardi di euro annui. Tutto ciò mentre mancano i soldi per case popolari, ospedali, scuole e con il carovita innescato da spudorate speculazioni finanziarie il cui costo verrà scaricato sulla parte più povera della società.

Contro le loro guerre e gli interessi economici che ne sono alla base. Contro i doppi e tripli standard con cui tentano di dividere vittime di serie A e B. Solidarietà alla popolazione ucraina, palestinese, curda, yemenita. A fianco di chi scappa dai lager della Libia e di chi lotta contro dittature che – dal Sudan all’Iran – opprimono e affamano le popolazioni.

FERMIAMO LA GUERRA! CONTRO IL CAROVITA! PACE SUBITO!

Assemblea cittadina contro le guerre e per il disarmo

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