[Bolzano] 4 Novembre: cronaca di una giornata antimilitarista

Dopo oltre otto mesi di guerra in Ucraina e propaganda militarista sparata a reti unificate su tutti i principali mezzi di comunicazione, la giornata del 4 Novembre e la relativa retorica di unità nazionale non poteva passare inosservata.

Come sempre frasi sterili, di circostanza, prive di significato, sono uscite dalla bocca delle varie autorità che si sono date il cambio sul palco di piazza Walther. Discorsi slegati dalla realtà e che appartengono alla neolingua che il potere in tutte le sue declinazioni ha elaborato negli ultimi 20 anni. Guerre di aggressione ridenominate missioni di pace o guerre umanitarie, bombardamenti e massacri commessi per esigenze di sicurezza, atti di ribellione e resistenza ridotti a gesti terroristici, ecc. Dalla Somalia all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia i soldati italiani sono stati utilizzati per difendere gli interessi del capitale italiano e occidentale, altro che democrazia. Da poco nel Niger, nell’Africa subsahariana esiste una base militare interamente italiana, la cui funzione è garantire gli interessi europei in una parte dell’Africa da cui proviene una forte emigrazione. Le autorità, come richiesto dal loro contratto, parlano di una non meglio chiarita sicurezza che le forze armate italiane garantirebbero. Ebbene, l’utilizzo di oltre 500 soldati italiani nel corso del prossimo mondiale di calcio in Qatar è la dimostrazione perfetta del concetto di sicurezza che esse interpretano. Garantire un evento voluto dai ricchi emirati per le proprie esigenze di politica interna e internazionale i quali, per la costruzione degli stadi, avvenuta in condizioni climatiche e di sicurezza disumane, hanno di fatto determinato la morte di oltre 6500 lavoratori, perlopiù immigrati provenienti da Pakistan, Bangladesh, India, Nepal, Sri Lanka. Un evento costruito sul sangue di migliaia di proletari morti.

Nel corso della cerimonia ufficiale in Piazza Walther alcuni antimilitaristi hanno tentato di srotolare da un terrazzo uno striscione che riportava la scritta “La Pace non si fa con gli Eserciti”, venendo però fermati dagli agenti della Digos in piazza. Tuttavia un altro antimilitarista, nell’altra parte della piazza ha lanciato alcune bottiglie di tempera rossa su un mezzo militare presente in piazza. Un gesto che ha cambiato di segno alla cerimonia, rompendo il teatrino. Come prevedibile numerose e sguaiate le reazioni, in particolare di alcuni esponenti della destra più o meno neofascista locale, su cui non serve perdere tempo.

Nella stessa giornata, un veloce blitz è stato fatto anche di fronte al monumento alla Vittoria, inaugurato dal Regime fascista nel 1928, nel decennale della fine della Grande guerra. Uno striscione che riportava la scritta “Le vostre vittorie, I nostri morti” è stato srolotato sulle cancellate, a memoria dei proletari mandati al macello dai Savoia e dalla borghesia italiana in nome dei proprio interessi e delle proprie mire di potere. Una frase che segna un solco profondo esistente fra la realtà storica e la nauseante retorica che, dal Regime fascista fino ad oggi, si appropria della memoria di milioni di proletari mandati al macello dai vari boia di Stato a cui ancora oggi a Bolzano e Merano sono intitolate strade, come via Luigi Cadorna. Una memoria che deve tornare ad essere di classe, che deve ricordare cosa fu la guerra del ’14-’18: un enorme macello in cui decine di milioni di uomini vissero per anni in trincee piene di paura, fango, piscio e merda, uccidendo o venendo uccisi per gli interessi di pochi ricchi privilegiati con ambizioni imperiali.

La giornata è proseguita nel pomeriggio, dove dalle ore 15 in piazza del Grano oltre 50 persone hanno partecipato al presidio contro la guerra, durante cui si sono susseguiti numerosi interventi al megafono contro la guerra e gli interessi economici che ne sono alla base. Riflessioni e ragionamenti per capire come disertare le loro guerre e rispedire al mittente la loro propaganda mistificatoria che vorrebbe etichettare come filorusso tutti coloro che non accettano a testa bassa le menzogne della NATO e la difesa degli interessi del complesso militare-industriale-energetico del capitalismo occidentale.

Presidio in piazza del Grano contro la guerra.

Una giornata densa di contributi, per la costruzione di un movimento di opposizione alla guerra e alle politiche che la determinano. Per rompere la solitudine, l’indifferenza e l’apatia con cui sempre più persone vivono, incapaci di reagire ai crimini e alle ingiustizie commessi anche in nostro nome. Di seguito il testo del volantino distribuito nel corso della manifestazione, in italiano e tedesco. 

LE LORO “VITTORIE” I NOSTRI MORTI

Passan schiere d’ogni sorta/Portando avanti un drappo rosso/Su cui sta scritto pace e libertà/Son le schiere del lavoro, son falangi/Del futuro, che sprezzando ogni bufera/Cercan metter fine a questa guerra/Che travaglia l’intera umanità!/[…]/Tu puoi sperare o vecchia madre diletta/Sol nell’aiuto dei lavorator/Che un giorno i potenti faran tremar/Gridando pace e libertà!

Enrico Moggio, nato nel 1887 a Cles, legatore di libri, soldato nell’Esercito austro-ungarico. Gennaio 1915.

Il 4 Novembre 1918 venne firmato l’armistizio che sancì la fine di un conflitto voluto dai Savoia e dalla borghesia nazionale. Una guerra che per l’Italia era durata oltre tre anni e che portò alla morte di oltre 650.000 proletari; almeno 30 milioni furono invece i morti in tutta Europa. Anni in cui milioni di uomini vissero in trincee piene di pidocchi, fango e merda, costretti a scannare altri uomini per evitare di ricevere il piombo sparato alle spalle. Basterebbe ricordare questo per ritenere inaccettabili grottesche parate ed esibizioni militari.

Negli ultimi decenni l’Esercito italiano è stato impiegato in numerosi teatri di guerra. Dalla Somalia all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia fino al Niger, i soldati – e le infrastrutture militari nazionali – sono stati utilizzati laddove gli interessi del complesso militare-industriale-energetico lo hanno richiesto.

Dopo anni di guerre geograficamente “lontane” che hanno devastato interi paesi e aree geografiche in cui l’unico effetto per noi visibile era costituito dall’arrivo di masse di profughi, dal 24 febbraio scorso la guerra civile che da 8 anni si combatteva nel Donbass si è allargata al resto dell’Ucraina in seguito all’invasione russa. La guerra stavolta è vicina e gli enormi interessi economico-militari in gioco nel conflitto fra imperialismo russo e americano ci stanno trascinando in uno scontro in cui l’opzione atomica – e quindi l’autodistruzione – rientra nelle possibilità.

Mentre l’Ucraina viene distrutta da una guerra mondiale per procura, i governi europei hanno avviato una corsa al riarmo che porterà l’industria bellica – fra cui Iveco Defence Vehicles – ad aumentare in modo osceno i propri profitti. Va ricordato come in Italia il partito degli affari legati alla guerra abbia garanti politici trasversali: l’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto, eletto con il partito di estrema destra Fratelli d’Italia, fino a ieri è stato Presidente di AIAD, la Federazione che rappresenta le Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza. Oltre a ciò è stato Presidente del CdA di Orizzonte sistemi navali, una società controllata da Fincantieri e Leonardo. Sempre più spesso le aziende dell’industria bellica costituiscono fondazioni per mistificare la realtà e giustificare gli affari sporchi di sangue che il proprio business determina. In questo senso un ruolo di primo piano è svolto da due esponenti del Partito Democratico ovvero Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e Marco Minniti, presidente della fondazione Med-Or, fondata nella primavera 2021 per iniziativa di Leonardo. Appare chiaro come tutti i principali partiti del Parlamento siano uniti dalla necessità di tutelare gli interessi dell’industria bellica all’interno della NATO e dei suoi progetti di guerra attuali e futuri.

Allo stesso tempo, mentre il Governo Draghi prima come quello della Meloni poi richiedono sacrifici ai lavoratori minacciando di togliere il reddito di cittadinanza ai disoccupati, multinazionali come ENI maturano incredibili dividendi per i propri azionisti.

Al di là della nauseante retorica con cui vengono descritte le forze armate ogni 4 novembre, la realtà dice anche altro. Oltre a invadere ed occupare altri paesi, l’Esercito italiano è responsabile della devastazione di enormi parti della Sardegna, ridotta a colonia militare per le esercitazioni della NATO.

Oggi come nel ’15-’18, le forze armate sono uno strumento al servizio di una ristretta élite economica di privilegiati che vorrebbe, attraverso pesanti campagne massmediatiche, convincerci a sacrificarci, arruolarci e morire, per i loro interessi.

Questo vale storicamente in Italia ma a maggior ragione in Russia e Ucraina oggi, dove centinaia di migliaia di giovani vengono arruolati a forza e mandati al macello in nome degli interessi delle rispettive oligarchie.

Trasformiamo il 4 novembre nella festa del disertore: un giorno in cui la gerarchia militare, il militarismo e la cieca obbedienza vengono sostituite dalla memoria storica, dal pensiero critico, dal rifiuto della guerra e di tutto ciò che la permette.

FERMIAMO LA GUERRA E L’ESCALATION NUCLEARE

NO ALLA CORSA AL RIARMO – SOLIDALI CON DISERTORI E PROFUGHI

CONTRO GLI AFFARI SPORCHI DI SANGUE DELL’INDUSTRIA BELLICA

NON LASCIAMO IN PACE CHI VIVE DI GUERRA

Antimilitariste e antimilitaristi

Di seguito il testo del volantino in tedesco

IHRE ‘SIEGE’ UNSERE TOTEN

Passan schiere d’ogni sorta/Portando avanti un drappo rosso/Su cui sta scritto pace e libertà/Son le schiere del lavoro, son falangi/Del futuro, che sprezzando ogni bufera/Cercan metter fine a questa guerra/Che travaglia l’intera umanità!/[…]/Tu puoi sperare o vecchia madre diletta/Sol nell’aiuto dei lavorator/Che un giorno i potenti faran tremar/Gridando pace e libertà!

Enrico Moggio, geboren 1887 in Cles (Tn), buchbinder, Soldat in der österreichisch-ungarischen Armee. Januar 1915.

Am 4. November 1918 wurde der Waffenstillstand unterzeichnet, der das Ende eines von der Familie Savoyen und der nationalen Bourgeoisie gewünschten Konflikts einläutete. Ein Krieg, der für Italien mehr als drei Jahre gedauert hatte und mehr als 650.000 Proletarier das Leben gekostet hatte; in ganz Europa starben mindestens 30 Millionen. Jahre, in denen Millionen von Männern in Schützengräben voller Läuse, Schlamm und Scheiße lebten und gezwungen waren, andere Männer abzuschlachten, um nicht in den Rücken geschossen zu werden. Es genügt, sich daran zu erinnern, um groteske Militärparaden und -ausstellungen für inakzeptabel zu halten.

In den letzten Jahrzehnten war die italienische Armee auf zahlreichen Kriegsschauplätzen im Einsatz. Von Somalia bis Afghanistan, vom Irak über Libyen bis Niger wurden Soldaten – und die nationale militärische Infrastruktur – überall dort eingesetzt, wo die Interessen des militärisch-industriellen Energiekomplexes dies erforderten.
Nach Jahren geografisch “weit entfernter” Kriege, die ganze Länder und geografische Gebiete verwüsteten und deren einzige sichtbare Auswirkung für uns die Ankunft von Flüchtlingsmassen war, hat sich der seit acht Jahren im Donbass geführte Bürgerkrieg nach dem Einmarsch der Russen seit dem 24. Februar auf den Rest der Ukraine ausgeweitet. Diesmal steht der Krieg kurz bevor, und die enormen wirtschaftlich-militärischen Interessen, die im Konflikt zwischen dem russischen und dem amerikanischen Imperialismus auf dem Spiel stehen, ziehen uns in eine Konfrontation hinein, in der die atomare Option – und damit die Selbstzerstörung – eine Möglichkeit ist.

Während die Ukraine durch einen Stellvertreterkrieg zerstört wird, haben die europäischen Regierungen einen Aufrüstungswettlauf eingeleitet, der der Rüstungsindustrie – einschließlich Iveco Defence Vehicles – obszöne Gewinnsteigerungen bescheren wird. Es ist erwähnenswert, dass die Partei der Kriegsgeschäfte in Italien parteiübergreifende politische Garanten hat: Der derzeitige Verteidigungsminister Guido Crosetto, der für die rechtsextreme Partei Fratelli d’Italia gewählt wurde, war bis gestern Präsident der AIAD, des Verbands der italienischen Luft- und Raumfahrt-, Verteidigungs- und Sicherheitsunternehmen. Er war auch Vorsitzender des Verwaltungsrats von Orizzonte Sistemi Navali, einem von Fincantieri und Leonardo kontrollierten Unternehmen. Immer häufiger gründen die Unternehmen der Kriegsindustrie Stiftungen, um die Realität zu verschleiern und die blutigen Geschäfte zu rechtfertigen, die ihr eigenes Unternehmen bestimmt. In diesem Sinne spielen zwei Mitglieder der Demokratischen Partei eine herausragende Rolle, nämlich Luciano Violante, Präsident der Stiftung Leonardo-Zivilisation der Maschinen, und Marco Minniti, Präsident der Stiftung Med-Or, die im Frühjahr 2021 auf Initiative von Leonardo gegründet wurde. Es ist klar, dass alle großen Parteien im Parlament sich einig sind, dass die Interessen der Rüstungsindustrie im Rahmen der NATO und ihrer aktuellen und zukünftigen Kriegsprojekte geschützt werden müssen.

Während erst die Regierung Draghi und dann die Regierung Meloni von den Arbeitnehmern Opfer verlangen, indem sie drohen, den Arbeitslosen das Bürgergeld zu entziehen, kassieren multinationale Unternehmen wie ENI unglaubliche Dividenden für ihre Aktionäre.

Jenseits der ekelerregenden Rhetorik, mit der die Streitkräfte jeden 4. November beschrieben werden, sagt die Realität etwas anderes. Neben der Invasion und Besetzung anderer Länder ist die italienische Armee für die Verwüstung großer Teile Sardiniens verantwortlich, das zu einer Militärkolonie für NATO-Übungen reduziert wurde.
Heute wie in den Jahren ’15-18 sind die Streitkräfte ein Instrument im Dienste einer schmalen wirtschaftlichen Elite der Privilegierten, die uns durch massive Kampagnen in den Massenmedien davon überzeugen möchte, uns für ihre Interessen zu opfern, uns zu melden und zu sterben.

Dies gilt historisch für Italien, aber noch mehr für Russland und die Ukraine, wo Hunderttausende von jungen Menschen zwangsrekrutiert und im Namen der Interessen der jeweiligen Oligarchien zur Schlachtbank geführt werden.
Machen wir den 4. November zum Tag des Deserteurs: ein Tag, an dem militärische Hierarchie, Militarismus und blinder Gehorsam durch historische Erinnerung, kritisches Denken und die Ablehnung von Krieg und allem, was ihn ermöglicht, ersetzt werden.

DEN KRIEG UND DIE NUKLEARE ESKALATION ZU STOPPEN

NEIN ZUM WETTRÜSTEN – IN SOLIDARITÄT MIT DESERTEUREN UND FLÜCHTLINGEN

GEGEN DIE BLUTGETRÄNKTEN GESCHÄFTE DER KRIEGSINDUSTRIE

WIR LASSEN DIEJENIGEN, DIE VOM KRIEG LEBEN, NICHT ALLEIN

Antimilitaristen

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