[Bolzano] Presidio solidale e saluto sotto il carcere per Alfredo. Contro il 41 bis

Mercoledì 24 novembre a Bolzano si è tenuto un presidio solidale con lo sciopero della fame portato avanti dagli anarchici Alfredo Cospito, Juan Sorroche, Ivan Alocco e Anna Beniamino contro il regime detentivo 41 bis.

Un regime, ricordiamolo, concepito a seguito dell’onda emergenziale delle stragi dei corleonesi, per impedire i legami tra il recluso e l’organizzazione criminale di appartenenza. 

Per circa un paio d’ore sono stati distribuiti volantini, fatti interventi al megafono, mentre numerosi passanti si sono fermati a leggere la mostra che spiega la pratica di tortura istituzionale contro cui stanno lottando i prigionieri anarchici in sciopero. Il 1° dicembre 2022 il Tribunale di Sorveglianza di Roma dovrà decidere se togliere il 41bis a Cospito oppure se prorogarlo. Date le sue precarie condizioni di salute, la proroga equivarrebbe sostanzialmente a una condanna a morte. 

Dopodichè i compagni e le compagne si sono spostati sotto le mura del carcere di via Dante per portare un saluto ai carcerati e rompere il muro di indifferenza e isolamento che le istituzioni ci costruiscono intorno. Negli interventi si sono ricordati i 14 detenuti morti nelle carceri italiane durante le rivolte del marzo 2020 per i quali le indagini portate avanti dalla magistratura non hanno portato – come prevedibile – ad alcun esito. E’ stato raccontato inoltre come, a distanza di mesi, stanno emergendo alla luce del sole – nonostante l’omertà delle istituzioni – testimonianze agghiaccianti relative ai pestaggi e alle sevizie di cui centinaia di agenti della polizia penitenziaria si sono resi responsabili nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere, Ivrea, Bari, ecc. Si è ricordato inoltre che nel corso del 2022 i detenuti suicidati in Italia sono oltre 80; una strage silenziosa determinata dalle invivibili condizioni di vita nelle carceri di cui nessuno parla. Costruire solidarietà dentro e fuori le mura è l’unica possibilità che abbiamo per non finire risucchiati e triturati nel vortice della violenza di cui lo Stato è massimo esecutore.

Di seguito il testo del volantino distribuito durante il presidio: 

Solidarietà con Alfredo e gli altri in sciopero della fame – il 41 bis è tortura

Dal 5 maggio scorso l’anarchico Alfredo Cospito si trova in regime di 41 bis nel carcere di Bancali (Sassari). Dallo scorso 20 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza – che non intende quindi interrompere fino alle estreme conseguenze – contro questo regime di tortura istituzionalizzata e contro l’ergastolo ostativo (che impedisce di usufruire dei benefici di legge ai condannati per determinati reati che non scelgono di diventare collaboratori di giustizia). Alla sua lotta si sono uniti anche gli anarchici Anna Beniamino e Juan Sorroche e altri compagni detenuti in altri paesi. Il prossimo primo dicembre il Tribunale di Sorveglianza dovrà pronunciarsi sulla conferma dell’applicazione del 41 bis ad Alfredo per i prossimi 4 anni. Questo regime, applicato fino ad oggi ad alcuni rivoluzionari comunisti e a centinaia di proletari accusati di far parte della criminalità organizzata, mira, attraverso il totale isolamento dal mondo esterno, all’annientamento del detenuto, per ottenerne la collaborazione – la rinuncia a se stessi, alla propria identità, alla propria storia, alle proprie relazioni. Nel caso specifico, mira anche e soprattutto a mettere a tacere un compagno che anche dal carcere non ha mai smesso di contribuire al dibattito del movimento e di rivendicare le proprie idee e azioni – e infatti in questi anni la repressione ha colpito anche chi all’esterno ha diffuso i suoi interventi.

Alfredo è stato arrestato nel 2012 insieme ad un altro anarchico per il ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare («Decisi di passare all’azione dopo il disastro nucleare di Fukushima», dichiarò tra l’altro al processo). Il suo trasferimento in 41 bis si inserisce in un clima di avvitamento repressivo (preparato e perseguito, va ricordato, da quella Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo guidata negli ultimi anni dall’“eroe antimafia” Cafiero De Raho, ora eletto deputato col Movimento 5 Stelle) che ha visto la sua condanna insieme ad Anna per il reato di strage politica – che prevede l’ergastolo – con l’accusa di aver attaccato una caserma dei carabinieri, e la condanna di Juan a 28 anni (!) di carcere per un attacco ad una sede della Lega. Si tratta di condanne mai viste per azioni che non hanno provocato feriti. Nello stesso clima si inserisce anche la condanna ad oltre 160 anni di carcere per gli imputati per il corteo contro le frontiere del 2016 al Brennero, per i quali è imminente la sentenza di appello.

Il messaggio è chiaro: se basta ormai la sola diffusione delle idee rivoluzionarie per essere colpiti dalle operazioni repressive che si susseguono con arresti, sequestri ecc., chi decide di passare all’azione deve essere letteralmente sepolto vivo. Nessuna sorpresa in fondo, ma siamo di fronte a un cambio di passo significativo, che non riguarda solo gli anarchici – si pensi alle recenti operazioni contro i sindacati di base, o all’uso disinvolto delle accuse di terrorismo o di devastazione e saccheggio di fronte a episodi di rabbia sociale. Nulla di “indegno di una democrazia”, anzi, è la democrazia che getta la maschera. In tempi di guerra – e di carovita, quando qualcuno potrebbe decidere di smettere di subire – a maggior ragione lo Stato ha bisogno di pace sociale, e per garantirsela lavora all’annientamento del nemico interno. Agire con tutte le nostre forze per tirare fuori Alfredo dal 41 bis, difendere le idee e le pratiche rivoluzionarie è vitale per tutte e tutti noi.

Alfredo fuori dal 41 bis – libertà per tutte le prigioniere e i prigionieri

Assemblea bolzanina contro il carcere

This entry was posted in Critica sociale, General, Iniziative and tagged , , , , , , , , . Bookmark the permalink.