Venerdì 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un emozionante corteo transfemminista ha attraversato le fredde strade serali del centro storico di Bolzano.
Una manifestazione autoorganizzata, rumorosa, determinata e piena di contenuti, lontana dalla sterile retorica e dalle frasi di circostanza che circolano in abbondanza nelle celebrazioni istituzionali. Oltre un centinaio le partecipanti alla manifestazione partita da Piazza Walther e che ha fatto tappa nelle principali piazze del centro storico per fermarsi infine in piazza Erbe, dove il corteo, dopo altri interventi, si è sciolto, con la promessa di ritrovarsi.
Numerosi gli interventi contro la violenza del patriarcato, i continui femminicidi che occupano le pagine di cronaca e il pink-rainbow-green washing con cui il capitalismo tenta di recuperare lotte radicali dal basso – depotenziandole e svuotandole – con l’obiettivo di costruirsi un’immagine socialmente accettabile, per vendere meglio. Bellissimi gli slogan intonati, più efficaci di mille volantini per svelare le ipocrisie di chi fa politica sulla pelle delle donne. Due fra tutti: “Ecco la società dei preti e dei padroni. Violentano le donne, difendono gli embrioni”. Oppure: “Col razzismo non ci avete fregato. Chi stupra è un uomo non un immigrato”.
Da ricordare l’intervento di una donna iraniana che vive in Alto Adige, la quale ha ricordato la condizione di oppressione che le donne vivono in Iran ed il coraggio di chi, nelle strade di Teheran, Shiraz e del resto della Persia, sta lottando e combattendo per la libertà contro la teocrazia khomeinista. Il suo intervento è concluso con lo slogan Donne, vita, libertà – Jin, Jian, Azadi.
L’atmosfera di plastica del mercatino di Natale – inaugurato ieri – è stata così attraversata da una mareggiata combattiva, critica, decisa a lottare contro il futuro di miseria, solitudine e povertà che ci stanno preparando. Scendere in piazza, organizzarsi dal basso, costruire solidarietà e rapporti diretti è l’unica alternativa alla solitudine, all’ignoranza e alla paura. Come hanno scritto le compagne che hanno organizzato la manifestazione: “Riprendiamoci la notte. Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano“.
Da rilevare la militarizzazione della piazza, con uno spropositato impiego di forze di polizia: camionette di reparti celere di polizia e carabinieri ed una pesante quanto fastidiosa presenza di agenti della polizia politica, i quali hanno fotografato e ripreso in modo ossessivo-compulsivo ogni momento della manifestazione e le sue partecipanti; dall’attacchinaggio di un manifesto con lo scotch al semplice esserci. La criminalizzazione di ogni forma di dissenso (vedi decreto-rave) attraverso menzogne, mistificazioni e fantasiose suggestioni mediatiche sta creando un clima in cui ogni forma di mobilitazione costruita dal basso e priva di coperture istituzionali viene ormai vista dagli agenti della repressione come una minaccia, come un comportamento pericoloso o potenzialmente pericoloso. Così il semplice partecipare a una manifestazione – a Bolzano come altrove – implica avere il proprio book fotografico informale sul tavolo dei questurini della polizia politica. Un atteggiamento preoccupante che deve fare riflettere.