Alfredo Cospito è ormai giunto a 100 giorni di sciopero della fame, iniziato il 20 ottobre scorso. Le sue condizioni di salute stanno rapidamente peggiorando, due giorni fa, nel tentativo di farsi una doccia è svenuto, procurandosi una frattura al naso e perdendo molto sangue. La capacità di termoregolazione del suo corpo è compromessa tanto che è costretto ad indossare svariati maglioni e pantaloni per proteggersi dal freddo. Ogni suo movimento richiede uno sforzo immane e per spostarsi è costretto a ricorrere ad una sedia a rotelle.
La dottoressa che lo sta seguendo, Angelica Milia, ha ricevuto un’ intimidazione da parte del Ministero, a non diffondere notizie relative allo stato di salute di Alfredo.
Non si deve sapere che lo stanno uccidendo e che lo Stato in ogni sua articolazione concorre nel perseguire l’assassinio scientifico del prigioniero anarchico.
La Cassazione ha inizialmente fissato al 20 aprile l’udienza per trattare il ricorso presentato dall’avvocato di Alfredo Cospito. Una presa in giro, dato che non sarebbe mai potuto arrivare a quel giorno vivo. Allora la data è stata anticipata al 7 marzo, fra un mese e mezzo, ancora troppo tardi per le sue già precarie condizioni di salute.
Tuttavia Cospito prosegue con tenacia e coraggio la sua lotta mettendo a repentaglio l’unica cosa su cui può ancora esercitare un controllo: il proprio corpo, la propria salute, nel tentativo di piegare il sistema di tortura istituzionale del 41 bis e dell’ergastolo ostativo. Una lotta che – come ha spiegato lui stesso – è per lui come per tutti i 750 detenuti reclusi in queste condizioni.
Con il passare dei giorni e il rischio sempre più imminente che il suo assassinio venga compiuto, si moltiplicano sempre più le iniziative in sua solidarietà e ancora una volta a Bolzano i compagni e le compagne sono scesi in strada per rompere l’indifferenza ed il cinismo con cui si sta mettendo in atto l’annientamento di Cospito, condannato all’ergastolo ostativo per “una strage senza strage attribuita senza prove” e recluso al 41 bis per la sua attiva partecipazione al dibattito politico sulla stampa del movimento anarchico.
Venerdì 27 gennaio, dalle 12.30 alle 14 circa, all’incrocio fra via Museo e via Cassa di Risparmio, numerosi interventi solidali si sono susseguiti al megafono, e centinaia di volantini sono stati distribuiti ai passanti, alcuni dei quali si sono fermati per leggere la mostra che spiega in cosa consiste il 41 bis. Un piccolo contributo per ricordare alla popolazione cosa accade nelle carceri e quali metodi vengono utilizzati dalla democrazia italiana per distruggere fisicamente e psichicamente i prigionieri.
Di seguito il testo che è stato distribuito ai passanti:
A QUASI 100 GIORNI DI SCIOPERO DELLA FAME SCENDIAMO IN STRADA AL FIANCO DI ALFREDO
CONTRO LA TORTURA DEL 41 BIS
E DELL’ERGASTOLO OSTATIVO
Da oltre tre mesi il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il regime 41 bis applicatogli e contro l’ergastolo ostativo. Le sue condizioni stanno precipitando, e l’amministrazione penitenziaria arriva a diffidare la sua dottoressa dal rilasciare dichiarazioni sul suo stato di salute, «al fine di non vanificare le finalità» del 41 bis, minacciando di impedirle di visitarlo. Nel corso di un’udienza lo scorso 5 dicembre Alfredo ha dichiarato:
«Seppellito definitivamente con l’ergastolo ostativo, che non ho dubbi mi darete, con l’assurda accusa di aver commesso una “strage politica”, per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno e che di fatto non hanno ferito e ucciso nessuno. Non soddisfatti, oltre all’ergastolo ostativo, visto che dalla galera continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca con la mordacchia medievale del 41 bis, condannandomi ad un limbo senza fine in attesa della morte. Io non ci sto e non mi arrendo, e continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese. Siamo in 750 in questo regime ed anche per questo mi batto».
Alfredo è detenuto in regime di Alta Sicurezza da oltre dieci anni, dopo aver rivendicato il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi («Decisi di passare all’azione dopo il disastro nucleare di Fukushima», dichiarò). Ora rischia l’ergastolo ostativo, insieme alla compagna Anna Beniamino, per «una strage senza strage attribuita senza prove». Lo scorso maggio la ministra Cartabia ha disposto il suo trasferimento al regime di annientamento del 41 bis, a Sassari, per metterlo definitivamente a tacere seppellendolo vivo. Il 19 dicembre, dopo oltre 60 giorni di sciopero della fame, il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato il ricorso contro l’applicazione del 41 bis, condannandolo di fatto a morte. Nei giorni scorsi Alfredo ha dichiarato che si opporrà con tutte le sue forze all’eventuale alimentazione forzata. Nei mesi scorsi il compagno Juan Sorroche è stato condannato a 28 anni di carcere per un attacco a una sede della Lega nel quale nessuno è rimasto ferito. Nelle prossime settimane, a Trento è prevista la sentenza per quattro compagni colpiti da misure cautelari in un’inchiesta per fatti slegati con unico filo conduttore la solidarietà anticarceraria; a Bolzano, la sentenza di appello per i compagni condannati in primo grado a oltre 160 anni di carcere per il corteocontro le frontiere al Brennero del 2016. Nel frattempo, sempre più spesso la concessione di misure alternative è vincolata a vere e proprie pretese di abiura. Un clima che non riguarda solo gli anarchici: si pensi al trattamento riservato a sindacalisti di base, studenti, attivisti per il clima… Il 41 bis è il vertice estremo di una macchina repressiva che lavora per chiudere tutti gli spazi per continuare a lottare. Sostenere la lotta di Alfredo è una questione di autodifesa collettiva sempre più urgente.
Assemblea bolzanina contro carcere e repressione