Per Indira Hrustic, giovane bolzanina morta nel carcere di Trento

Riportiamo di seguito un manifesto affisso sui muri di Trento per ricordare Indira Hrustic, giovane bolzanina lasciata morire nel carcere di Spini di Gardolo in circostanza non chiare.

Un particolare ringraziamento va ai compagni e alle compagne di Trento che, appena saputo della morte di Indira sono andati sotto le mura del carcere per portare solidarietà e rompere il clima omertoso intorno alle morti di carcere. Solo due anni fa un’altra ragazza di Bolzano, Ambra Berti, era tragicamente morta fra quelle maledette mura.

 

Si chiamava Indira …

ed è morta i primi di dicembre nel carcere di Spini  (TN).

Le mancavano pochi mesi di detenzione e voleva essere trasferita in un’altra città, vicino a dei famigliari.

Si è impiccata e le guardie hanno deciso di aspettare l’arrivo di un superiore prima di intervenire in suo soccorso. Indira era in isolamento per una lite con una guardia.

Indira Hrustic è stata lasciata morire.

Nelle carceri italiane nel 2023 ci sono stati 67 suicidi.

Ogni morto in carcere è un morto di carcere.
Sono la prigionia e le condizioni di prigionia a provocare autolesionismo e suicidi: sovraffollamento, assenza di cure sanitarie, mancanza di educatori, costo del cibo, quotidiane angherie da parte dei secondini, somministrazione a larga mano di psicofarmaci per gestire meglio i reclusi e le recluse…

A questo si aggiunge il comportamento sadico dei giudici dei tribunali di sorveglianza, che negano sistematicamente l’accesso alle misure alternative, i permessi e i trasferimenti.

Il carcere di Spini di Gardolo, vantato carcere “moderno e modello”, non fa eccezione: recentemente in una delle sezioni c’è stato uno sciopero del carrello (cioè un rifiuto di prendere il cibo della mensa) per protesta contro il costo del vitto, mentre è noto come anche qui esista una “squadretta” (cioè un gruppo di agenti pronti a menare le mani).

La violenza strutturale delle carceri riflette la violenza strutturale che percorre la società al di fuori di quelle mura e che di quelle mura ha bisogno, per imporre la propria Legge, scritta dagli sfruttatori sulla pelle degli sfruttati.

La vediamo in Palestina, nelle bombe sganciate su quella prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza, mentre migliaia di prigionieri palestinesi vengono torturati nelle carceri israeliane, dove sono detenuti anche senza accuse formali pure dei bambini.

La vediamo in Italia, nelle manovre di macelleria sociale seguite da disegni di legge (“Il pacchetto Sicurezza”) che aumentano la possibilità per centinaia di sfruttati e sfruttate di finire in carcere e aumentano le pene per chi fuori e dentro le carceri si rivolta o protesta.

A questa violenza dobbiamo rispondere:

la morte di Indira non può e non deve passare in silenzio.

 

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