Nuove espulsioni: continua la guerra ai poveri del Questore

Sul giornale Alto Adige del 9 aprile 2025 è stata pubblicata l’ennesima notizia che riporta la decisione del Questore di revocare il permesso di soggiorno ed espellere 4 immigrati. Secondo quanto riportato dal quotidiano, due giovani si sarebbero presentati all’esame di italiano per conseguire il permesso di soggiorno al posto di due connazionali. In parole povere, volevano aiutare due loro connazionali, con i relativi rischi.

Per non sbagliare (e forse per raccattare qualche like in più) Sartori ha deciso di espellere tutti e 4, prima di qualsiasi accertamento. Non sappiamo nulla di chi siano questi 4 senegalesi, quale percorso abbiano alle spalle. L’unica notizia che l’Alto Adige (che non chiede mai conto) riporta è che hanno precedenti penali e/o di polizia di lieve entità. Non ci stancheremo mai di ripetere come i precedenti di polizia siano notizie autoreferenziali.

Possiamo immaginare come per queste persone avere un documento sia fondamentale per ottenere un lavoro, per costruirsi una vita, una casa, una famiglia, per aiutare la propria famiglia al paese. Possiamo immaginare cosa abbiano passato per arrivare in Italia, forse passati attraverso il deserto della Libia e poi attraverso il Mediterraneo rischiando la pelle, forse arrivati con un visto turistico e rimasti qui. Non lo sappiamo. Possiamo immaginare che abbiano voluto aiutare due propri connazionali per fargli avere questo pezzo di carta che spesso rappresenta il confine fra la vita e la morte, fra la gioia e la disperazione. Nel corso dell’esame è stato notato che qualcosa non quadrava.

Il Questore non ha esitato un secondo a gettare queste persone nella disperazione, a chiedere la revoca del permesso di soggiorno e con una penna firmare la loro espulsione e quindi certamente la loro disperazione. Certo non viviamo in tempi particolarmente carichi di empatia, figuriamoci nei confronti di neri e musulmani, ma proviamo solo a immaginare cosa stiano passando adesso queste persone ancora senza nome.

Se un italiano avesse fatto la stessa cosa se la sarebbe cavata forse con un buffetto, alla peggio con una denuncia a piede libero. Pensiamo agli anestesisti dell’ospedale di Bolzano che sono stati licenziati per avere falsificato il patentino di bilinguismo per poter lavorare; un fatto che Sartori non ha commentato con uno dei suoi soliti comunicati stampa densi di insopportabile retorica da 4 soldi. Il perchè è presto detto: perchè sono italiani con un lavoro di prestigio, probabilmente con un buon conto in banca.

Nonostante rappresentino la parte di società più povera e quindi fisiologicamente più portata a compiere azioni extralegali, secondo Sartori gli immigrati non hanno diritto di sbagliare, non hanno nemmeno diritto a difendersi in un processo. Proprio perchè “ospiti” devono avere le virtù che nemmeno gli italiani hanno (pensiamo a Salvini e i 49 milioni di euro, Berlusconi o il partito di Giorgia Meloni spesso toccato da inchieste locali che ne hanno dimostrato i rapporti con organizzazioni mafiose) e Sartori, che si fa interprete del rancore e della sete di sangue del popolino e dei suoi rappresentanti politici come Ulli Mair e Marco Galateo, offre in pasto al pubblico dei social qualche cattivo immigrato per sfogare la propria rabbia e invocare deportazioni e inceneritori (spesso i commenti nei confronti degli stranieri sono di questo tipo).

Noi ovviamente non ci illudiamo che scrivere questi articoli (negli articoli dei mesi scorsi potete trovare altri episodi allucinanti che vedono come triste protagonista il Questore) possa spostare di una virgola la realtà ma girare la testa dall’altra parte di fronte a tali ingiustizie e tale accanimento indiscriminato nei confronti della parte più povera della società sarebbe imperdonabile. Perchè stare in silenzio significa essere complici e sono tempi in cui il coraggio di denunciare le malefatte di chi sta in alto è merce rara.

Perchè oggi tocca a loro e a quelle persone che lottano, domani a chiunque e purtroppo vediamo come spesso soltanto dopo essere stati vittime degli abusi si acquista la coscienza necessaria per svegliarsi e rendersi conto di come le persone più socialmente pericolose siano spesso coloro che detengono il potere, aizzando la guerra fra poveri, fomentando odio nei confronti dei più deboli, promuovendo leggi liberticide, guerre e corsa al riarmo. Le persone più socialmente pericolose sono quelle che propongono soluzioni facili a problemi complessi e che praticano la tolleranza zero solo con chi ruba i vestiti, un pezzo di grana al supermercato o con chi vive per strada mentre scodinzolano di fronte a chi si ruba i soldi veri.

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Junge Aktion: chi guarda il dito non vede la Luna. Una riflessione

La prima pagina del quotidiano “Alto Adige” del 17 aprile 2025 presenta come titolo principale “I neonazisti rialzano la testa”. Altri articoli, pubblicati sul quotidiano Dolomiten oppure sul Corriere dell’Alto Adige dedicano ampio spazio all’argomento.

Il titolo principale del quotidiano Alto Adige, 17 aprile 2025
Articolo pubblicato sul Corriere dell’Alto Adige in data 17 aprile 2025

Cosa è successo? Perché improvvisamente i giornali danno così tanta enfasi all’argomento? Forse il quotidiano Alto Adige si riferisce all’episodio in cui l’assessore provinciale di Fratelli d’Italia Marco Galateo e altri esponenti locali di Fratelli d’Italia e Lega hanno partecipato a manifestazioni in strada con organizzazioni politiche neofasciste e neonaziste?

L’assessore provinciale alla scuola e cultura italiana Marco Galateo, alleato della SVP, sfila a Bolzano insieme a militanti neofascisti e neonazisti in occasione del giorno del ricordo 2025, giornata istituita nel 2004 dalla destra per una grande opera di falsificazione storica avente l’obiettivo di nascondere le responsabilità storiche del fascismo nella guerra di invasione in Jugoslavia. Una giornata orwelliana, di riscrittura della storia in salsa nazionalista.

Si riferiscono al decreto sicurezza, un attacco senza precedenti alla libertà di espressione? Un provvedimento che apre la strada alla costruzione di uno stato di polizia? Forse un riferimento al genocidio in corso a Gaza? Si riferiscono alle deportazioni degli studenti solidali con il popolo palestinese operate da Trump? Alla retorica razzista e ultranazionalista americana e ormai, italiana? Si riferiscono agli innumerevoli episodi di tortura nelle carceri italiane? Si riferiscono alle milizie neonaziste ucraine, sostenute e armate dagli Stati Uniti e dalla NATO? Forse si riferiscono ai rapporti fra neofascisti e le loro coperture istituzionali? Alle violenze all’interno dei CPR?

No, tanta enfasi è legata a un video pubblicato su Instagram da un gruppetto di giovani sudtirolesi con ogni probabilità vicini a posizioni neonaziste. Il video è accompagnato da questo commento:

Siamo la punta di diamante della gioventù fedele al popolo del Sudtirolo. Una gioventù che non abbandonerà il proprio Paese. Siamo organizzati, disciplinati e attivi – e ci riprendiamo il nostro Paese!
Siete interessati? Allora allenati mentalmente, fisicamente e spiritualmente e diventa parte del nostro movimento. Perché il nostro Paese ha bisogno anche di te!”

Screenshot del video in questione pubblicato su Instagram dal gruppo Junge Aktion

Insomma siamo di fronte alla solita retorica che di fatto è condivisa da tutti i partiti della destra più o meno estrema, da Fratelli d’Italia fino alla Lega, da Forza Nuova a CasaPound. Nel video un fotogramma si ferma su un’adesivo con uno slogan in lingua tedesca contro la legge che vieta attività nazionalsocialiste in Germania, il cosiddetto NS-Verbotsgesetz. Un dato che indica in modo netto l’orientamento politico del gruppetto. Alcuni giovani della Provincia propongono quindi di organizzarsi per riprendere il proprio Paese, ispirati dalle gesta hitleriane. Facile intuire che la ricetta sia sempre la solita ovvero che vorrebbero “riprenderlo” per fare piazza pulita in primo luogo degli immigrati e proporre il progetto di Remigrazione, lanciato sia dal consigliere provinciale Anderlan e fatto proprio anche dai neofascisti di CasaPound. Facile intuire quali sono gli altri obiettivi di questi giovani: zingari, omosessuali e militanti politici antagonisti. Guerra ai poveri e menzogne razziste.

Di fronte alla violenza reale e istituzionale del viceministro Delmastro o quella in generale del Governo Meloni queste parole sembrano da chierichetti eppure per un video Junge Aktion è stata elevata in poche ore al rango di grave minaccia, con titoloni in prima pagina, per creare il caso, per farci ricordare che, a 80 anni dalla liberazione dal nazifascismo il pericolo principale sarebbe rappresentato da questi soggetti viziati cresciuti in una delle periferie più ricche d’Europa oppure da un ragazzino 15enne con la sindrome di Hikikomori ma connesso virtualmente con mezzo mondo, avvicinatosi al neonazismo nella sua cameretta, il perfetto risultato dell’alienazione di questa società.

Siamo consapevoli che questi gruppuscoli rappresentino un problema da non sottovalutare ma chiunque non abbia vissuto su Marte negli ultimi 80 anni sa bene che il Sudtirolo ha sempre rappresentato terreno fertile per gruppi neofascisti (per parte italiana) e neonazisti e che basta avere un minimo di polso della realtà non virtuale per rendersene conto e che la “casuale” scoperta di questo video non cambia le carte in tavola della realtà, che esiste indipendentemente dalla sua rappresentazione virtuale. Chi la vive lo sa.

Ma siamo altrettanto consapevoli di come esista un modo strumentale con cui un certo tipo di informazione agita o meno l’emergenza fascismo, spesso funzionale a distogliere l’attenzione dalle malefatte del potere e dalla deriva autoritaria messa in atto da chi sta al Governo. Un problema reale utilizzato in maniera strumentale e che depotenzia l’antifascismo, lo indebolisce.

Il brodo di “cultura” in cui il neonazismo e neofascismo prosperano è fornito da esponenti politici in doppiopetto, che siedono nel Consiglio provinciale o nel Parlamento italiano, nello stesso Governo.

Viviamo un momento storico in cui uno Stato come Israele, alleato di ferro dell’Occidente, sta mettendo in atto un genocidio contro un popolo inerme, sterminandolo con le bombe, con la fame, con la sete e distruggendone sistematicamente gli ospedali.

Viviamo un momento storico in cui il Governo Meloni attraverso il colpo di mano del decreto sicurezza, ha sferrato un attacco senza precedenti nella storia repubblicana contro la libertà di dissenso.

Viviamo un momento storico in cui le èlite al Governo in Italia ed Europa stanno preparando la guerra.

Viviamo un momento storico in cui negli Stati Uniti come in Germania e Italia basta esprimere solidarietà al popolo palestinese e partecipare a una manifestazione contro il genocidio per essere espulsi.

Nella piccola, insignificante e provinciale Bolzano basta partecipare a una manifestazione o essere sospettati di aver fatto una scritta sul muro per ricevere un foglio di via dal Questore Paolo Sartori.

In questo momento storico lo stolto guarda solo Junge Aktion, il saggio guarda anche le azioni del Governo e delle èlite guerrafondaie, che stanno preparando la guerra e sostenendo un genocidio, legittimando di fatto ideologie razziste e suprematiste che il fascismo lo applicano nella realtà: vedi lo sterminio di Gaza o i campi di tortura dei prigionieri palestinesi in Israele.

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[Bolzano] Sei straniero e litighi con qualcuno? Il Questore ti espelle

La gran parte della popolazione si sta abituando ad un genocidio in diretta televisiva; non c’è quindi molto da stupirsi che sempre più politici parlino di deportazioni di massa, dagli Stati Uniti al Sudtirolo, vedi le farneticanti affermazioni di Anderlan. A volte leggendo i giornali capita di leggere notizie e si rimane increduli sul fatto che le veline della Questura vengano pubblicate senza alcun approfondimento o nota critica. Nella ricca provincia di Bolzano il Questore Sartori continua la sua politica vessatoria nei confronti di immigrati e marginali. Nelle settimane scorse il Questore ha mobilitato tutti i propri contatti sui giornali e media locali per evidenziare come spesso la polizia venga chiamata al centro di emergenza freddo in seguito ad episodi di tensione fra gli ospiti della struttura. 

La soluzione proposta per “addomesticare” chi vive per strada o è costretto dormire nelle strutture di emergenza è sempre la stessa: misure preventive e ed espulsioni distribuite come caramelle, per la gioia di Marco Galateo, sempre pronto a rilanciare dalle sue pagine social le azioni di Sartori, rivendicandone la linea politica. Le misure preventive sono per il Questore uno strumento che permette di avere la massima discrezionalità (basta avere qualche precedente, essere un senzatetto o un immigrato per avere un foglio di via) e nessun controllo, in particolare se a essere colpiti sono i poveracci, non i colletti bianchi di turno. Per chi è colpito dai suoi abusi difendersi è costoso e in molti casi è difficile vincere i ricorsi.

Sul Corriere dell’Alto Adige dell’11 marzo si legge una notizia davvero indicativa del suo modus operandi, che rispecchia quello adottato in questo anno: Sartori infatti avrebbe segnalato il comportamento di un cittadino turco, senza fissa dimora e titolare della protezione internazionale, alla Commissione provinciale per i rifugiati al fine di provvedere alla revoca del suo status. Un provvedimento che è il preambolo all’espulsione.

Il motivo? Appariva agitato ed inveiva contro il personale della struttura. 

Crediamo che questa follia si commenti da sola. 

Corriere dell’Alto Adige, 11 marzo 2025, pagina 5

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[Bolzano] Continua la mobilitazione contro il genocidio del popolo palestinese

A Bolzano prosegue la mobilitazione solidale con il popolo palestinese che, quasi settimanalmente, attraversa le strade della città da oltre 18 mesi. Sabato 22 e sabato 29 marzo altri due presidi lanciati dall’assemblea solidale con il popolo palestinese, oltre ad essere molto partecipati, sono riusciti a spezzare la normalità di chi si trovava a passare fra via museo e via cassa di risparmio. Volantini, striscioni e interventi al megafono hanno ricordato che ora, proprio in questo momento, il genocidio del popolo palestinese ha avuto un’accelerazione terrificante, nel silenzio dei principali mass media, complici di uno dei peggiori crimini commessi nella storia dell’umanità.

Sabato 29 marzo

Presidio incrocio via museo/via cassa di risparmio sabato 29 marzo

La violenza esercitata dallo Stato sionista è totale: da settimane nella Striscia di Gaza non entrano cibo né acqua. L’elettricità è tagliata e l’esercito sta continuando il lavoro di pulizia etnica nella Striscia. L’esercito israeliano, con la decisiva complicità americana e dell’Unione Europea sta annientando un popolo intero, ridotto alla fame fra macerie e condizioni igienico-sanitarie spaventose. Quello che stiamo urlando nelle piazze da mesi si sta puntualmente verificando: la guerra di annientamento di Israele contro Gaza è una guerra che ha l’obiettivo di realizzare la soluzione finale della questione palestinese attraverso il genocidio e la pulizia etnica. Una volta ripulita dalla presenza palestinese, Israele formalizzerà il furto della terra, colonizzandola.  Mentre a Gaza lo sterminio prosegue indisturbato, nella Cisgiordania occupata i coloni, protetti dai soldati, stanno moltiplicando le aggressioni e le violenze contro donne, bambini e uomini palestinesi. Violenze bestiali che non vengono raccontate sui media che formano l’opinione pubblica italiana e occidentale.

Oggi più che mai è importante continuare la lotta contro genocidio e guerra, contro corsa al riarmo e repressione. Di fronte agli attacchi di chi difende le politiche guerrafondaie e genocide, di fronte a chi lavora per restringere gli spazi di libertà è fondamentale rispondere costruendo lotte reali, spazi di incontro e discussione per fermare la normalizzazione dell’orrore, la normalizzazione dello sterminio di un popolo. 

Di seguito il testo del volantino distribuito ai passanti:

GAZA E’ ANCHE QUI – IL GENOCIDIO È ORA!

I palestinesi “sono feccia, subumani, nessuno al mondo li vuole. I bambini e le donne vanno separati, e gli adulti eliminati”

Nissim Vaturi, vicepresidente del Parlamento israeliano

Dopo 17 mesi di genocidio e una fragile tregua, durante la quale Israele ha continuato ad uccidere impedendo l’entrata di aiuti umanitari e tagliando l’elettricità, Netanyahu ha dato seguito alle minacce e ordinato di riprendere i bombardamenti a tappeto sulla Striscia. Il 18 marzo, alle 2 di notte i caccia di Tel Aviv sono partiti e hanno colpito la popolazione nel sonno causando 500 morti in un solo giorno, fra essi almeno 150 bambini. Insieme alle bombe l’esercito israeliano ha dato nuovi ordini di evacuazione a centinaia di migliaia di persone che ormai da un anno vagano disperati in una terra ormai invivibile, senza ospedali e ridotti allo stremo da fame, malattie, rastrellamenti militari e bombe.

La rottura della tregua è stata preceduta da una serie di notizie false, inventate ad arte dalla propaganda israeliana e puntualmente riprese da tutti i principali media occidentali come quella che riferiva di un nuovo progetto di invasione di Israele da parte dei commando di Hamas. Sempre nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno bombardato a più riprese lo Yemen, massacrando decine di persone mentre invece Israele continua a colpire in Siria e Libano.

Non si contano ormai le inchieste e i rapporti delle organizzazioni internazionali che dimostrano come quello in corso a Gaza sia uno sterminio con un chiaro intento genocida. Un recente rapporto Onu intitolato Più di quanto un essere umano possa sopportare ha documentato le sistematiche violenze sessuali, riproduttive e di genere finalizzate a eliminare fisicamente i palestinesi. Nessuna forma di violenza è risparmiata ad un popolo martirizzato da Israele con la decisiva complicità dell’Occidente, Stati Uniti e Unione Europea in testa, fra cui l’Italia.

Gaza è la cartina di tornasole della retorica militarista della borghesia europea, ostile a ogni possibile accordo che metta fine alla guerra per procura condotta in Ucraina tanto da rilanciare come unica opzione, una corsa al riarmo che fa unicamente la fortuna dei colossi delle armi come Leonardo, Rheinmetall e Iveco Defence Vehicles. Il partito unico della guerra e degli affari, trasversale a partiti e gruppi di potere, sta spingendo sulla necessità di avviare piani straordinari di riarmo. Gli intellettuali e giornalisti organici al potere danno man forte e chiamano le piazze a sostegno di un’Unione Europea che parla solo di riarmarsi mentre non hanno il coraggio di dire una parola netta sullo sterminio del popolo palestinese o sui criminali bombardamenti americani in Yemen.

Dopo 17 mesi di orrore indicibile come quello di Gaza il messaggio che le élite israeliane, americane ed europee stanno mandando a tutto il mondo è chiaro: un genocidio in diretta televisiva, con un adeguato apparato propagandistico in grado di falsificare la realtà, le responsabilità e il significato delle parole si può fare. Si può condurre una guerra contro una popolazione civile, tagliare cibo, acqua ed elettricità, si possono ammazzare 50mila persone, forse 70mila (la rivista di medicina The Lancet parla di oltre 186.000 morti per cause dirette e indirette). Si può violare impunemente un accordo di tregua e dire che la colpa sta altrove. Si possono stuprare i prigionieri politici, si possono torturare in maniera sistematica i prigionieri in veri e propri lager. Si può fare. Gaza è laboratorio del possibile e la dimostrazione che anche la democrazia, con le dovute manipolazioni, può essere ridotta a essere una mera procedura decisionale e quindi compatibile con lo sterminio di un popolo, con l’apartheid, con i peggiori orrori che credevamo fossero un’esclusiva del fascismo novecentesco.

Il caso del Genocidio del popolo palestinese dimostra come nel 2025, in una società iperconnessa in cui gli algoritmi determinano orientamenti, informazioni e interessi, sia possibile fare digerire ogni forma di orrore alla popolazione, ridotta in buona parte all’apatia digitale e sempre più incapace di provare sentimenti di umanità, ancor prima di avere una coscienza politica.

Non possiamo permetterci la rassegnazione: denunciamo le gravi responsabilità del Governo italiano e di multinazionali come Leonardo e Iveco nel Genocidio. Fermiamo la corsa al riarmo. Facciamo battere il nostro cuore con gli oppressi di Gaza, con tutti gli oppressi che lottano e resistono alla barbarie del terrorismo di Stato israeliano, del colonialismo e dell’imperialismo. La loro lotta è la nostra lotta. Siamo tutti palestinesi.

IL SILENZIO È COMPLICITA’ – FERMIAMO IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE

Assemblea solidale con il popolo palestinese – Bolzano

freepalestinebz@inventati.org – Telegram “Free Palestine BZ”

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(Bz) Foglio di via perché assumeva cocaina. Nuovi capitoli della guerra del Questore.

Il comportamento del Questore Paolo Sartori e il suo accanimento contro particolari categorie di persone è da manuale repressivo della guerra ai poveri e ai settori piú deboli, poveri e marginali della societá. Un´azione che traduce sul campo la linea politica dei suoi principali referenti politici in Provincia, ovvero l´estrema destra di Ulli Mair e Marco Galateo, abili nel raschiare facile consenso con la propaganda costruita sulla pelle di chi non ha voce o forza per farla sentire.

Un accanimento che di fatto non è legato ad azioni o reati particolari o particolarmente gravi ma all´identitá stessa dei soggetti destinatari delle attenzioni del Questore.

Nel caso dei militanti e dissidenti politici l´obiettivo da colpire è proprio l´identitá e l´azione politica delle persone, la cui criminalizzazione (attraverso piogge di denunce, schedature, fogli di via, avvisi orali, prescrizioni, informazioni fornite ai giornali per la gogna mediatica)  è giustificata dalla distorsione sistematica della realtá, spesso condita da considerazioni personali del Questore completamente campate per aria e prive di attinenza con la realtá.

Nel caso degli immigrati, abbiamo giá sottolineato come la loro espulsione spesso avvenga per fatti legati alla loro condizione sociale di povertá come nel caso in cui siano stati emessi ordini di espulsione perché trovati a dormire in ruderi o edifici abbandonati, perché in questa cittá trovare una casa in affitto a prezzi sostenibili è un´impresa per pochi. Oppure ricordiamo il caso di immigrati espulsi perché trovati con qualche grammo di fumo, con provvedimenti preventivi firmati sulla base di semplici sospetti.

Abbiamo visto come Sartori abbia firmato Daspo e fogli di via per senzatetto, solo perché mangiavano un panino al parco della stazione o perché trovati a dormire per strada.

Foglio di via a un senzatetto che mangiava un panino all´aperto

Giá in aprile era emerso, anche sui media, come il Questore abbia firmato fogli di via contro persone con dipendenze sulla base di semplici sospetti oppure sulla base di precedenti, spesso assai datati. Questo è il caso di un trentenne italiano che nell´aprile 2024 ha ricevuto un foglio di via da Bolzano benché seguisse un percorso terapeutico di disintossicazione.

Sull´Alto Adige di sabato 21 dicembre leggiamo di un 25enne sudtirolese trovato ad assumere cocaina nei bagni dell´ospedale di Bolzano e per questo motivo destinatario di un foglio di via, un provvedimento firmato quindi non per aver commesso un reato ma per la propria condizione sociale, per i propri problemi, di persona che in qualche modo offenderebbe il decoro e i benpensanti che questa cittá la governano. Va da sé che il problema non é l´assunzione della Cocaina in sé (se fosse cosí dovrebbe dare il foglio di via a migliaia di persone, anche e soprattutto ai piani alti di chi governa la cittá e il Paese) ma la condizione marginale della persona, la sua condizione socio-economica.

Da sottolineare il ruolo di giornali come Alto Adige e Dolomiten che fanno un gioco di sponda attivo in tale campagna di guerra ai poveri, riportando in modo acritico i comunicati stampa di Sartori senza degnarsi di indagare sulla realtá che si cela dietro alle veline della Questura, alle storie personali, agli arbitri del potere.

Tutto normale?

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[Bolzano] Espulso per qualche grammo di fumo. Continua la guerra di Sartori ai poveri

Continua la guerra del Questore Sartori a poveri e immigrati in città, per i quali nessuna garanzia è prevista, per i quali secondo la sua personale concezione della legge esiste la presunzione di colpevolezza e per i quali, in ogni caso, è previsto un surplus di condanna, in quanto stranieri. L’ultimo capitolo di questa violenta e triste saga è riportato dal giornale Alto Adige che il 9 dicembre 2024 racconta dell’espulsione di un cittadino 29enne del Gambia. Secondo quanto riportato nel comunicato della Questura di Bolzano e poi ripreso dal giornale, il cittadino gambiano, alla vista di una volante della polizia, avrebbe iniziato “a dare in escandescenze urlando frasi incomprensibili all’indirizzo degli Agenti”.

Secondo la Questura il giovane avrebbe avuto diversi precedenti penali e/o di polizia. Crediamo sia importante soffermarsi su quel “e/o” che, il capo della Questura, vorrebbe mettere sullo stesso piano.

Sartori infatti, nel motivare le proprie misure di prevenzione utilizza con grande disinvoltura i precedenti di polizia ovvero informazioni raccolte dalla polizia nel corso degli anni, non necessariamente condanne penali, ma anche denunce per le quali si è stati poi assolti e per le quali il processo non è nemmeno mai iniziato.

Nel caso dei fogli di via e avvisi orali emessi contro militanti politici di Bolzano, spesso si tratta di compagni incensurati o con precedenti di poco conto, sottoposti a misure preventive sulla base delle fantasiose elucubrazioni del Questore, il quale si spinge di fatto a emettere delle condanne senza consentire alcuna difesa, prima ancora che si avvii un processo. Va inoltre aggiunto come in maniera pressoché sistematica in tali documenti i fatti riportati a motivazione del provvedimento vengano alterati e conditi con aggettivi che hanno l’obiettivo di aumentare lo “spessore criminale” del presunto fatto e in cui inoltre le considerazioni personali di Sartori si confondono con la realtà.

Insomma, dopo avere sottolineato come il giovane avesse precedenti penali e/o di polizia e come nel corso di una perquisizione personale avvenuta nei locali della Questura fossero stati trovati pochi grammi di fumo, ancora una volta il Questore decide, dopo averlo denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti (anche qui con ogni probabilità siamo di fronte a forzature e manipolazioni) di firmare un decreto di espulsione dal territorio nazionale.

Appare sempre più evidente come questi provvedimenti vengano emessi come un crudele automatismo nei confronti di determinate categorie di persone, senza denaro, potere e protezione politica.

Obiettivi facili, nemici interni che vengono dati in pasto ai commentatori seriali sui social bramosi di sangue oppure ai propri referenti politici, bisognosi di numeri che dimostrano come “finalmente c’è qualcuno che ha portato ordine e pulizia in città”.

Nel frattempo la realtà ci racconta di una città in mano a speculatori e affaristi che hanno reso Bolzano sempre più invivibile e ostile a lavoratori e proletari. Speculatori e affaristi che fanno parte di quella classe sociale da cui il braccio violento della legge prende gli ordini.

Ai seguenti link altre azioni contro poveri e marginali vendute agli spettatori come tutela del decoro e della sicurezza urbana.

[Bolzano] Guerra ai poveri. Il senso del Questore per la legge

[Bolzano] Prescrizioni, Cortei vietati, avvisi orali, fogli di via: il Questore di Bolzano perseguita chi dissente

Cosa sta succedendo a Bolzano? A proposito di repressione del dissenso e guerra ai poveri in cittá. Un´intervista.

Il Questore di Bolzano espelle 8 persone per qualche grammo di “fumo”.

Nuove espulsioni contro immigrati senza una casa. Il Questore criminalizza la povertà. | oltre il Ponte / über die Brücke

Articolo pubblicato sul giornale Alto Adige in data 9 dicembre 2024

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L’ossessione di Sartori contro il dissenso. Ancora persecuzioni poliziesche, schedature e fogli di via per chi manifesta.

Non si ferma la persecuzione politica di manifestanti e militanti da parte del Questore Paolo Sartori, che si arricchisce di nuovi capitoli sempre piú inquietanti e kafkiani.

Le èlite economiche e politiche dell’Occidente ci stanno trascinando verso un conflitto mondiale dalle proporzioni sempre più spaventose, sostenendo il Genocidio del popolo palestinese ed approvando strette repressive sempre più feroci contro il dissenso interno. Ogni minima critica viene criminalizzata, mistificata o calunniata e il Governo si appresta ad approvare il DDL 1660 che di fatto rappresenta un´accelerazione importante verso lo Stato di polizia.

Mentre accade ciò, nella periferica città di Bolzano da alcuni mesi il Questore e la polizia politica stanno mettendo in piedi una vera e propria persecuzione politica contro il dissenso, sommergendo manifestanti e militanti con misure di prevenzione, denunce e schedando chi manifesta. In numerosi casi manifestazioni sono state limitate dallo stesso personaggio con pesanti prescrizioni ed a volte con divieti.

Ciò che sta accadendo non è spiegabile solo con l’entità delle azioni compiute dato che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce e le misure di prevenzione sono arrivate per manifestazioni non preavvisate (che il Questore, insieme ai giornalisti, continua a definire “non autorizzate” o addirittura illegali). Appare ormai evidente come Sartori, con queste misure di repressione draconiane, intenda colpire le idee, il rifiuto del militarismo e della guerra, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, il razzismo sistemico e la propaganda di guerra. Ciò che Sartori vuole colpire è la tensione di chi si ostina a lottare ed a denunciare pubblicamente le malefatte del potere, rifiutando la guerra ai poveri.

Ad ogni attento osservatore non puó essere sfuggito il fatto che il Questore, con le sistematiche persecuzioni di poveri e i dissidenti politici, sia di fatto interprete e promotore della linea politica del Governo e della Provincia con gli assessori Ulli Mair e Marco Galateo in testa ma senza dimenticare lo showman Urzí.

Una linea politica-poliziesca che ricerca facile consenso attraverso le bastonate inflitte ai settori piú poveri e marginali della cittá; in ogni caso di chi non ha soldi e potere. E anche qui la sinergia con l´apparato mediatico del gruppo Athesia, di fatto detentore del monopolio dell´informazione in Provincia e quindi della costruzione della realtá e della sua percezione da parte dei cittadini, é forte.

L’atteggiamento persecutorio di Sartori si è nel corso dei mesi trasformato in una vera e propria ossessione violenta e intimidatoria che non rinuncia ad alcuno strumento pur di far valere il peso del proprio potere. Un comportamento autoritario che, sebbene non provochi particolare sorpresa fra chi da anni partecipa attivamente alle lotte sociali e politiche, dall’altro deve essere denunciato pubblicamente con forza, perché riguarda tutti e tutte.

L’azione del Questore, che ci fa pensare abbia disturbi narcisistici della personalitá (senso grandioso di sè, mancanza di empatia e bisogno di ammirazione, difficoltá ad accettare critiche), rispecchia alla lettera la teoria del diritto penale del nemico. Come abbiamo giá detto il nemico é individuato da Sartori nei dissidenti politici oppure nei senzatetto o in chi é costretto e trovare riparo in case abbandonate (solo per questo fatto il Questore ha disposto numerose revoche di permesso di soggiorno ed espulsioni) e contro di essi è prevista la sospensione delle garanzie previste dal sistema penale (ricordiamo che non è possibile difendersi dalle misure preventive adottate dal Questore). Nella teoria di Guenther Jakobs questa degenerazione del diritto penale si contrappone al diritto penale del cittadino, per il quale tutte le tutele sono rispettate.

Per il giurista tedesco esisterebbero nell’ordinamento giuridico penale due piani paralleli, coesistenti, con l’applicazione di diversi sistemi sanzionatori rivolti a diversi destinatari.

La tesi di Jakobs posta l’attenzione dell’ordinamento penale dal fatto criminale, il reato, al soggetto criminale, capovolgendo l’impostazione di tutta la tradizione giuridica occidentale, il punire per «quello che si fa» non «per quello che si è».

Da qui la condotta violenta, spietata e criminalizzante di Sartori contro marginali, poveri e dissidenti politici, considerati da lui (e dai suoi principali referenti politici) minacce all´ordine e alla tranquillitá pubblica. Dei nemici interni senza alcuna protezione politica contro cui lui si sente in diritto di fare quello che vuole ricorrendo a strumenti che non verrebbero mai utilizzati per combattere i crimini dei colletti bianchi, la corruzione sistemica o per esempio le truffe di partiti come la Lega di Salvini, che si é intascata 49 milioni di euro. Strumenti funzionali per la guerra ai poveri e al dissenso. 

Nel caso di Bolzano Sartori va oltre distribuendo piogge di denunce e misure di prevenzione per fatti che non sono nemmeno leggibili come reati a meno che non si voglia considerare come reato la libera espressione del dissenso in maniera più o meno spontanea. 

In un articolo precedente avevamo già raccontato dei fogli di via, degli avvisi orali e delle denunce contro decine di manifestanti. Nelle ultime settimane la foga repressiva è continuata assumendo contorni sempre più pesanti e inquietanti (nel silenzio dei principali media, completamente asserviti e megafono di vere e proprie menzogne) e che dovrebbero preoccupare ogni persona dotata di un minimo di memoria storica e coscienza politica. Il 14 novembre durante la protesta contro la visita del Ministro dell’Interno Piantedosi al NOI, una manifestante è stata fermata da agenti della polizia politica e portata in Questura, dove è stata schedata. La vicenda, che a memoria di molti non ha precedenti negli ultimi decenni, è stata raccontata in un articolo su Salto.

Abbiamo visto in più riprese come uno dei tratti caratteristici della gestione Sartori sia un´attenzione maniacale alla comunicazione e la sua insofferenza verso le critiche. Infatti egli, indispettito del fatto che Salto non sia appiattito in maniera acritica sulla versione della Questura come l’Alto Adige o il Dolomiten, ha voluto integrare l’articolo in cui la manifestante ha espresso le proprie preoccupazioni per l’accaduto.

Alcuni giorni dopo il fatto sull’articolo online è apparsa la nota del Questore che, riguardo l’accaduto ha tenuto a ricordare: “la donna in questione, da tempo attivista del movimento anarco insurrezionalista bolzanino, nell’occasione è stata non solo sanzionata per violazione dell’ articolo 663 bis del Codice Penale, ma anche denunciata alla Procura della Repubblica in quanto co-organizzatrice di una manifestazione illegale, non preannunciata ex articolo 18 TULPS. Manifestazione durante la quale, peraltro, ha distribuito altri volantini”.

Crediamo che queste parole parlino da sole e restituiscano la problematica personalità di un uomo che vede come fumo negli occhi ogni forma di dissenso reale arrivando ad affermare pubblicamente di aver denunciato all’autorità giudiziaria una persona per avere distribuito o affisso dei volantini. A proposito di diritto penale del nemico e tentativo di costruire una sorta di “folk devil” è indicativo il fatto che Sartori abbia tenuto a precisare che la donna in questione sarebbe attivista di quello che lui definisce “movimento anarco insurrezionalista bolzanino”, fra l’altro una falsità, una delle tante che scrive e sottoscrive, consapevolmente o no. 

Nelle ultime settimane la schedatura del dissenso da parte del Questore è proseguita in seguito ad una contestazione spontanea da parte di due compagne all’iniziativa organizzata da FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) il 27 novembre scorso. Dopo aver esposto un cartello critico sono state infatti fermate e portate in Questura, dove sono state denunciate per “violazione dell’articolo 18 TULPS”.

In questi ultimi giorni è arrivata infine l’ultima ondata di fogli di via da Merano relativi ad una manifestazione (che poi di fatto non c’è stata) di fronte all’ospedale per contestare le preghiere antiabortiste del cosiddetto Bewegung fuer das Leben. Anche in questo caso la motivazione dei fogli di via é condita da Sartori con riflessioni personali (che occupano uno spazio considerevole in tutti i provvedimenti) campate per aria, in cui si spinge a parlare di cose che non conosce e di cui non ha competenza, formulando giudizi di valore che non ha titolo di fare. Atti di una persecuzione di Stato che vanno a colpire affetti famigliari e umani e che intendono piegare persone, idee e percorsi umani e politici di lotta.

La repressione é il vaccino di Sartori per giovani ribelli, per chi ha ancora un briciolo di pensiero critico, per chi ancora non si rassegna a vivere in un mondo in cui guerre e genocidi sono la normalitá. La repressione é la civiltá di Sartori

E’ davvero impressionante leggere questi documenti con cui il Questore colpisce con estrema violenza la vita di militanti politici e manifestanti che di fronte a un epoca in cui guerre e genocidi sono normalizzati, decidono di organizzarsi per opporsi a questa deriva. 

E’ davvero impressionante leggere la quantità di falsità, libere e fantasiose interpretazioni, suggestioni e manipolazioni della realtà che il Questore Sartori scrive a proprio uso e consumo per giustificare documenti che stravolgono – senza possibilità di difesa – la vita di persone che hanno la colpa di non vivere nell’indifferenza, rassegnati alla miseria e all’apatia che proprio persone come il Questore difendono. Atti amministrativi firmati da un grigio funzionario che sulla sua scrivania, con una firma, ha il potere di spezzare legami famigliari, affettivi, sulla base di semplici sospetti o informazioni distorte. Quanto è vero quello che scriveva lo scrittore Franz Kafka quando diceva che “Le catene dell’umanità sono fatte di carta di ministero”.

Di fronte al metodo Sartori e a questa spropositata violenza della Questura è fondamentale reagire costruendo solidarietà. Laddove vorrebbero isolare, intimidire e reprimere il dovere di ognuno che abbia a cuore ideali di giustizia e libertà è continuare a lottare, senza lasciare nessuno indietro, contro la normalizzazione della guerra e del genocidio, contro la normalizzazione della repressione del dissenso, contro la deriva verso lo Stato di polizia di cui l’azione del Questore di Bolzano – spietato con i deboli e debole con i potenti – costituisce una pericolosa anticipazione. 

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La violenza che nessuno racconta. La dottrina Delmastro e il metodo del Questore Sartori: espulsioni, fogli di via, avvisi orali, piogge di denunce e schedature

La violenza che nessuno racconta. La dottrina Delmastro e il metodo del Questore Sartori: espulsioni, fogli di via, avvisi orali, piogge di denunce e schedature

L’idea di far sapere ai cittadini come non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato è per me un’intima gioia”

Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia

Queste parole del sottosegretario Delmastro, apologeta della tortura e strenuo difensore di ogni agente accusato di tali crimini efferati, sono arrivate circa una settimana prima dell’inchiesta giudiziaria che ha fatto emergere il sistema di tortura e umiliazione praticato nei confronti dei detenuti del carcere di Trapani. Negli ultimi anni, da Santa Maria Capua Vetere a Modena, da Ivrea a Reggio Emilia, da Torino al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, sono numerose le inchieste che hanno fatto emergere sistematici abusi nei confronti dei detenuti.

Le parole di Delmastro non sono uno scivolone ma fanno parte di una strategia politica che mira ad abolire il reato di tortura, visto come fumo negli occhi da ampi settori delle forze dell’ordine che, come disse a suo tempo l’attuale premier Giorgia Meloni “non permetterebbe loro di svolgere in maniera adeguata il proprio lavoro”. Parole che restituiscono però anche la concezione del potere della classe dirigente al potere in Italia in cui ogni dissenso e ogni protesta deve essere soffocata dalla manganellate dei reparti celere. In cui ogni problema sociale e ogni conflitto viene trasformato in un problema di sicurezza ovvero di ordine pubblico. 

Nell’estate 2024 numerose carceri italiane, dal Piemonte alla Sicilia, sono state attraversate da proteste contro le condizioni invivibili di sovraffollamento, contro il caldo insopportabile, le precarie condizioni igieniche e l’ecatombe di suicidi che ogni anno accade fra le mura dei penitenziari. Fino ad oggi, 29 novembre 2024, sono 82 i suicidi nelle carceri italiane, innumerevoli gli atti di autolesionismo e strutturale l’abuso di psicofarmaci.

Nella metà di luglio 2024 anche i detenuti del carcere di via Dante a Bolzano, che pochi mesi prima avevano subito una pesante epidemia di scabbia che aveva fatto notizia anche a livello nazionale, iniziarono una battitura per protestare contro queste condizioni di non-vita. Appena venuti a sapere di questa protesta alcuni compagni decisero, in maniera spontanea, di recarsi sotto le mura del carcere per raccogliere la voce dei detenuti, per capirne le ragioni e sostenerle. Una breve presenza che aveva l’obiettivo di ricordare ai detenuti che non sono soli e che le loro proteste non sarebbero cadute nell’indifferenza.

Dopo circa mezz’ora due volanti della polizia si portarono di fronte al bar in cui nel frattempo si erano recati i compagni per portarli in Questura, dove sarebbero poi stati schedati e denunciati per “manifestazione non autorizzata”. Il Questore Sartori e la polizia politica, non contenti, decisero di firmare un foglio di via per due anni nei confronti di un compagno bolzanino però residente in un Comune limitrofo. Per giustificare questo provvedimento liberticida il Questore, nella sua foga repressiva, è giunto a mistificare deliberatamente la realtà, falsificando i fatti.

Ovviamente non stupisce che un Questore come Sartori arrivi a utilizzare modalità sporche pur di colpire coloro che lui individua come “nemici da colpire” ma ciò che contribuisce a fare assumere a tutta la vicenda un contorno ancora più inquietante è il pronunciamento del TAR di Bolzano che, respingendo la richiesta di sospensione del provvedimento, non si è minimamente preoccupato di appurare ciò che è accaduto il 17 luglio 2024 di fronte al carcere di Bolzano né di prendere in considerazione le esigenze di carattere lavorativo e familiare del compagno colpito dalla repressione della Questura.

A proposito delle pericolose derive da Stato di polizia che comporta l’abuso arbitrario delle misure di prevenzione consigliamo nuovamente la lettura di questa intervista all’avvocato Nicola Canestrini, pubblicata su Salto.bz.

Da quando il Questore Sartori si è insediato al comando della Questura di Bolzano il suo operato è stato continuamente gonfiato e sovraesposto mediaticamente. In particolare i principali apparati di potere lo hanno sempre acriticamente appoggiato e a livello politico l’estrema destra ha fatto di Sartori l’interprete privilegiato della propria linea ovvero la guerra ai poveri e al dissenso, distribuendo misure di prevenzione e provvedimenti restrittivi della libertà con incredibile disinvoltura. Per quanto riguarda poveri e immigrati senza fissa dimora è davvero gravissima la serie di revoche di permesso di soggiorno ed espulsioni disposta da Sartori solo perché trovati a dormire in case abbandonate oppure perché sospettati di avere qualche grammo di fumo. Provvedimenti che vanno ad aumentare la disperazione di persone già gravemente in difficoltà.

Diventa più che mai urgente capire chi è stato colpito da questi atti e denunciare pubblicamente la violenza di questo bullismo istituzionale contro gli ultimi della società nella consapevolezza che, se viene lasciato campo libero a questa violenza, essa prima o poi colpirà tutti.

La repressione è il nostro vaccino La repressione è civiltà

Oltre a ciò, stiamo assistendo alla sistematica criminalizzazione del dissenso che avviene in molti modi: dal divieto o dalla limitazione di manifestazioni attraverso le prescrizioni, con una presenza poliziesca totalmente spropositata in presidi e manifestazioni oppure con il ricorso a sistematiche schedature nei confronti di chi distribuisce volantini o di chi protesta. Lo abbiamo visto nel gioco di sponda con la politica, attraverso il passaggio di informazioni all’assessore di Fratelli d’Italia Galateo che ha pubblicamente minacciato di licenziamento due lavoratori dell’ambito sociale-educativo perchè “hanno partecipato a manifestazioni contro il genocidio di Gaza”.

Lo abbiamo visto il 14 novembre, con l’allucinante schedatura disposta dalla polizia politica e da Sartori nei confronti di una manifestante “colpevole” di distribuire un volantino critico nei confronti del Ministro dell’Interno Piantedosi e lo abbiamo visto la sera di mercoledì 27 novembre quando altre due compagne sono state portate in Questura, denunciate e schedate dalla polizia politica per avere esposto un cartello critico all’iniziativa organizzata da FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) presso l’antico municipio di Bolzano, in cui era presente anche il Questore Paolo Sartori.

Perchè parliamo di metodo Sartori? Perchè ciò che traspare dalle carte da lui firmate è la criminalizzazione sistematica di ogni forma di dissenso, in cui ogni voce dissonante e critica viene trasformata in “pericolo per la tranquillità pubblica” oppure in “pericolosa socialmente”. Parole pesanti scritte con leggerezza nero su bianco e che sulle carte della Questura diventano mattoni per intimidire chi lotta e per condizionare i giudici. Da un’attenta analisi degli avvisi orali e dei fogli di via da lui firmati emerge come questa politica repressiva – appoggiata dagli apparati di potere che contano – sia in realtà un vero e proprio metodo con cui si intende criminalizzare, reprimere e infine impedire la libera espressione del dissenso, in particolare se va a toccare alcuni punti caldi del tempo in cui viviamo ovvero la difesa della libertà di espressione, la critica all’istituzione carceraria, la lotta contro le politiche di guerra e il genocidio del popolo palestinese. 

Il metodo Sartori è forse un’anticipazione dei metodi da Stato di polizia che il Governo Meloni, con il DDL 1660, sta preparando? 

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[Bolzano] Piantedosi al NOI. La polizia politica di Sartori scheda una manifestante per avere distribuito un volantino

Giovedì 14 novembre il Ministro dell’Interno Piantedosi è intervenuto alla Conferenza provinciale sulla sicurezza che si è tenuta al NOI Techpark, a Bolzano.

La presenza di Piantedosi in città è stata contestata da un gruppo di compagni e compagni durante un presidio organizzato dall’Assemblea solidale con il popolo palestinese in cui sono state evidenziate le sue responsabilità nell’accelerazione del Governo Meloni verso la costruzione di uno Stato di polizia. Egli è infatti, insieme al ministro della Guerra Crosetto, il firmatario del DDL 1660, un provvedimento liberticida che rappresenta un atto di guerra senza precedenti contro i lavoratori, gli studenti e i proletari di questo Paese. Ma in generale è un atto di guerra contro il dissenso, contro ogni movimento che lotta per migliorare le cose, contro la guerra, contro il genocidio del popolo palestinese o per la giustizia sociale. Oltre a ciò numerosi interventi hanno evidenziato le complicità del Governo italiano nel genocidio del popolo palestinese. 

Al presidio che contestava la presenza di Piantedosi al NOI erano presenti anche alcuni lavoratori e lavoratrici del NOI e una di queste è stata fermata dalla polizia politica e portata in Questura dove è stata schedata: le sono state prese le impronte digitali ed è stata fotosegnalata. Il motivo? Ha diffuso un volantino che criticava la presenza del Ministro dell’Interno a Bolzano. La vicenda – con l’inquietante contorno di intimidazioni poliziesche – è stata raccontata dalla testata online Salto.bz in un articolo che consigliamo a tutti di leggere con grande attenzione.

Questo atto di intimidazione poliziesca – da non sottovalutare e minimizzare – non ha precedenti negli ultimi decenni a Bolzano e rientra in un pesante clima di criminalizzazione e repressione del dissenso che è stato costruito dal Questore Paolo Sartori e dalla polizia politica, di fatto la sua longa manus.

L’azione violenta di Sartori, ovviamente esaltata dall’estrema destra provinciale (l’assessore Marco Galateo, Ulli Mair e leghisti vari) in questi mesi è stata contraddistinta da una certa frenesia in particolare su tre fronti:

1) la comunicazione ovvero la propaganda, tesa a costruire una certa immagine della sua attività. Continui comunicati stampa su fatti insignificanti, commenti copia e incolla su ogni tipo di fatto fino a fatti inventati di sana pianta come la psicosi collettiva costruita dai giornali padronali del gruppo Athesia in seguito al ritrovamento dell’adesivo “Sartori? Brindiamo se muori” su un lampione del centro storico. Una psicosi costruita a tavolino da una parte degli apparati di potere con l’obiettivo di creare l’immagine dei cattivi contestatori e manifestanti “che turbano l’ordine pubblico” da contrapporre allo sceriffo Law & Order catapultato in città per mettere ordine in una città “che non è più quella di una volta” quando “potevi lasciare le porte aperte e non c’erano immigrati in giro”. Una psicosi indotta e funzionale a loschi disegni repressivi che in questi mesi abbiamo visto messi in opera. In questa invenzione deliberata della realtà va ricordato il ruolo fondamentale di giornali come Alto Adige e Dolomiten, del gruppo Athesia. 

2) la repressione e la criminalizzazione del dissenso e qui parliamo, oltre alle piogge di denunce, del divieto di manifestazioni, di prescrizioni restrittive, dell’abuso di misure di prevenzione come avvisi orali, fogli di via fino ad avvisi orali aggravati in cui viene vietato l’utilizzo di apparecchi per connettersi a Internet. Tutte le misure di prevenzione firmate da Sartori sono giustificate dal fatto che secondo il Questore i destinatari sarebbero soggetti “socialmente pericolosi” e che “turbano la tranquillità pubblica”. Misure con effetti violenti e devastanti nella vita quotidiana delle persone firmati con leggerezza spesso ricorrendo a deliberate falsificazioni.  Fa particolarmente sorridere leggere che Sartori definisce socialmente pericoloso chi partecipa a una manifestazione nello stesso momento storico in cui un sottosegretario alla Giustizia come Andrea Delmastro fa pubblica apologia della tortura dei detenuti parlando di “intima gioia nel non lasciare respirare i detenuti”. Forse essere “socialmente pericolosi” è una variabile che dipende dalla classe sociale che difendi o cui appartieni? Tanto per cambiare…

3) la guerra ai poveri, ai proletari e ai marginali della città ovvero la criminalizzazione della povertà. Sono innumerevoli le richieste di revoca del permesso di soggiorno e i decreti di espulsione dati a lavoratori e proletari stranieri perché fermati nel corso di retate in case abbandonate dove dormivano e avevano trovato rifugio. In altri casi Sartori ha avanzato la richiesta di revoca della protezione internazionale per piccoli furti al supermercato. Questa spietata politica di cieca e zelante repressione – perfettamente in linea con il mandato politico di Galateo, Mair e leghistume vario – produce disperazione, marginalità e criminalizzazione di una condizione sociale.

Quello che appare sempre più evidente, anche in seguito alle minacce di richiedere la sorveglianza speciale per azioni di contestazione politica, è la sua volontà di mettere a tacere le pochi voci di dissenso che in questa città stanno denunciando le responsabilità politiche di chi collabora e fa profitti con la guerra e con il genocidio del popolo palestinese.

Fin dalle prime manifestazioni solidali con il popolo palestinese in seguito al 7 ottobre è stata evidente una frenetica attività di schedatura di ogni manifestante. L’arrivo di Sartori ha dato un’evidente accelerazione sull’utilizzo delle misure di intimidazione poliziesca, fino al fermo e alla schedatura di una manifestante perchè stava distribuendo un volantino di critica al Governo Meloni.

Cosa altro deve accadere perchè ci si renda conto che tutto ciò non è accettabile? Cosa altro deve accadere perchè anche chi non è direttamente coinvolto capisca la violenza di questa politica repressiva e di come essa riguardi tutti e tutte?

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.»

Bertolt Brecht

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Nuove espulsioni contro immigrati senza una casa. Il Questore criminalizza la povertà.

Continua la guerra del Questore di Bolzano contro poveri, senzatetto, immigrati. Dietro al pretesto di compiere azioni di natura preventiva per colmare la percezione di sicurezza delle persone, continuano ad essere presi di mira persone che hanno l’unica colpa di non avere una casa o un reddito sufficiente che gli consenta di pagare un affitto.

L’ultima operazione “in grande stile” condotta in Provincia è nella città di Bressanone dove giovedì 17 ottobre le volanti di polizia e vigili urbani hanno identificato 4 persone (3 marocchini e un iraniano) che vivevano in un edificio di proprietà del Comune abbandonato da tempo. Il fatto è stato riportato da un comunicato dell’ufficio stampa della Questura e in parte ricopiato dal quotidiano locale Alto Adige. La formula è sempre la stessa; dopo aver elencato in modo generico una serie di precedenti penali e di polizia delle persone fermate il comunicato del Questore afferma che il luogo era stato da tempo segnalato come ritrovo da clandestini e sbandati, nonché utilizzati per gestire attività illecite

Il comunicato arriva poi a quelle misure che da diversi mesi sono sbattute quasi quotidianamente sulle pagine dei quotidiani locali: In considerazione di quanto riscontrato e dei precedenti penali e/o di Polizia a loro carico, il Questore della Provincia Autonoma di Bolzano Paolo Sartori ha dato immediate disposizioni all’Ufficio Immigrazione della Questura di sollecitare alla competente Commissione Territoriale per i Rifugiati la revoca dello status di “asilante per tre dei 4 soggetti, nonché la revoca del Permesso di Soggiorno a suo tempo rilasciato al quarto individuo, e ciò al fine di poter poi emettere nei confronti di tutti e quattro altrettanti Decreti di Espulsione dal Territorio Nazionale.

Ad una lettura attenta di queste notizie appare chiaro come il Questore di Bolzano Paolo Sartori stia criminalizzando in modo cinico e violento una condizione sociale in cui l’origine straniera costituisce un elemento di precarietà e vulnerabilità maggiore. I giornali locali, ridotti a cassa di risonanza dei comunicati questurini riportano in modo acritico le vuote e fredde formule di polizia evitando di porre qualsiasi domanda o dubbio.

Occorre rompere il silenzio intorno a queste operazioni scatenate ai margini della città, dove non arriva la luce delle vetrine del centro storico. Appare evidente come dietro a queste formule poliziesche copia e incolla (vedi la definizione di socialmente pericoloso) ci siano distorsioni e forzature per giustificare provvedimenti estremamente gravi e afflittivi contro persone senza strumenti, economici e culturali, per difendersi. Per opporsi a questi provvedimenti amministrativi del Questore occorre fare ricorso al TAR e le spese relative per dei proletari sono spesso insostenibili.

Il vero crimine è lasciare case vuote e abbandonate mentre la maggior parte delle persone si brucia lo stipendio per pagare l’affitto o si indebita a vita per comprare una casa di piccole dimensioni.

Di seguito alcuni articoli di giornale apparsi recentemente sulle cronache locali che illustrano chiaramente – a chi sa leggere – quale sia la concezione di sicurezza che guida l’azione del capo della polizia. 

 

Il Dilomiten interpreta alla lettera lo spirito della Questura:”nessun diritto di asilo per chi occupa case”

Corriere dell’ alto Adige. 1 ottobre 2024 La polizia sgombera alcuni senzatetto dall’ edificio abbandonato dei bagni di zolfo, vicino all’ ospedale.

Alcuni immigrati espulsi per qualche grammo di fumo. Decreti di espulsione emessi con pretesti.

 

 

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