[Trento] Manifestazione 6 novembre. Vietato manifestare. Denunce e fogli di via contro compagni e compagne

Da tempo era stata pubblicizzata, sul web e sui muri della città, una manifestazione a Trento che aveva l’obiettivo di contestare la gestione della crisi economica e sociale legata alla pandemia, che ha il principale obiettivo di difendere gli interessi di Confindustria e delle aziende più influenti sulla politica nazionale.

La locandina della Manifestazione

Una pandemia che sta mettendo in evidenza contraddizioni sempre più evidenti fra i ricchi e la maggior parte della popolazione, costretta a lavorare in condizioni sempre peggiori, sotto il costante ricatto della perdita del lavoro oppure, se pretendi il rispetto dei tuoi diritti, del licenziamento.

Abbiamo visto come, da tempo, lo stato d’eccezione in cui viviamo è stato colto al volo da più settori economici e di potere, per proporre riforme o leggi più repressive, che in una situazione “normale” non sarebbe nemmeno immaginabile proporre. Ricordiamo l’iniziativa del magistrato Davigo che ha proposto di far diventare la norma (già ben avviata) i processi in videoconferenza. Oppure gli interventi del presidente di Confindustria Bonomi il quale, consapevole di trovarsi di fronte a una situazione favorevole per imporre sacrifici e condizioni peggiori ai lavoratori, oltre che per portare a casa la maggior quantità di soldi possibile dal Recovery Found, chiede la libertà di licenziare e di fare contratti totalmente sbilanciati in favore dei padroni.

Va ricordato come l’industria bellica italiana riveste il ruolo del leone nel tentativo di fare incetta dei fondi europei come dimostrato dalle richieste del Governo: infatti i Ministeri della Difesa e dello Sviluppo Economico hanno presentato un elenco di progetti di carattere militare per l’ammontare di circa 30 miliardi di euro (Analisi Difesa, Fondi anche per la Difesa dal Recovery Fund, 25-09-2020). I progetti del Ministero della Difesa prevedono di spendere 5 miliardi di euro del Recovery Fund per applicazioni militari nei settori della cibernetica, delle comunicazioni, dello spazio e dell’intelligenza artificiale. Rilevanti i progetti relativi all’uso militare del 5G, in particolare nello spazio con una costellazione di 36 satelliti ed altre. I progetti del Ministero dello Sviluppo Economico, relativi soprattutto al settore militare aerospaziale, prevedono una spesa di 25 miliardi di euro del Recovery Fund. (Manlio Dinucci, Il Manifesto 13.10.2020)

Insomma mai come oggi ci sono motivi per lottare e mettere in discussione le radici strutturali del sistema economico e politico in cui viviamo, che da una parte chiede sacrifici e la rinuncia a diritti elementari mentre dall’altra promette enormi somme di denaro ai soliti industriali che negli anni hanno prosperato su guerre e sui porgetti imperialisti in Medio Oriente ma non solo. Tutto ciò, mentre negli anni la Sanità pubblica è stata sistematicamente tagliata con risorse destinate alla Sanità privata. Un’operazione ideologica che, dalla sanità alla scuola, conferma la prospettiva in cui governi di tutti colori si muovono: tutelare una minoranza di privilegiati a fronte dell’aumento di una massa sempre maggiore di esclusi, poveri, dannati.

Il 6 novembre a Trento i compagni e le compagne volevano portare in strada la necessità di riprendere in mano il proprio destino senza delegarlo a chi detiene il potere, per riaffermare che la gestione dell’emergenza non è neutra o fatta in nome di presunto “bene comune” ma nasconde lotte di potere ed economiche che si palesano nelle esternazioni dei personaggi sopraccitati oltre che nei provvedimenti concreti di governo.

Un’altra grave conseguenza che deriva dallo stato di emergenza in cui viviamo e dai decreti sicurezza approvati da Salvini/grillini e appoggiati anche dal PD, è il senso di onnipotenza e totale arbitrarietà che provano i funzionari della Questura e della polizia politica di tutta Italia, che non perdono occasione di sfoderare i manganelli e aizzare i reparti Celere contro operai e manifestanti che stanno denunciando pubblicamente, ad esempio, le condizioni di sfruttamento sempre più pesanti nei magazzini della logistica e fra i lavoratori precari come i Rider.

Anche a Trento, il 6 novembre scorso abbiamo assistito alla modalità con cui la polizia ed i carabinieri intendono gestire il dissenso ed il pensiero critico: fermi, intimidazioni e fogli di via.

Le transenne poste in via Verdi prima della manifestazione foto presa da: TrentoToday

La manifestazione, bloccata dalla polizia, (che nel pomeriggio aveva fatto transennare parti di città) non è partita. Oltre a ciò la Questura trentina non si è risparmiata nell’impiego di agenti, che hanno bloccato diverse automobili di compagni/e diretti/e alla manifestazione, i quali, senza dare nessuna spiegazione sono stati fermati, caricati sulle auto della polizia e portati in Questura dove, nell’evidente intento di intimidire e umiliare i compagni e le compagne fermati/e, sono stati/e fatti/e spogliare nudi/e e costretti/e a fare piegamenti in presenza di altri questurini.

I compagni fermati e circondati dalla celere in via Prepositura (Trento)

Trattenuti fino a mezzanotte circa, sono stati fotosegnalati e dopo aver visto sequestrato telefono e vari oggetti di uso comune presenti in auto (materiale recuperato in macchina: una cazzuola, un marker, dei guanti, un legno bruciato, una bomboletta spray, un pezzo de ferro e dei guanti da boxe!) è stato dato loro un foglio di via dal Comune di Trento. Come ha scritto uno dei compagni fermati in alcune sue riflessioni:

Ma non è finita, fra le varie carte che ci vengono appioppate (tentando di farci firmare un verbale pieno di menzogne) salta fuori pure per tuttx un maledetto foglio di via dal comune di Trento. Fermatx dalla “precrimine” e accusatx del fatto che noi ci stavamo sicuramente dirigendo alla manifestazione (vero!) e che il materiale che avevamo era atto ad offendere. Io credo che in ogni macchina si possano trovare oggetti simili, per esempio un cric dei guanti o una bomboletta spray .. articoli di libera vendita acquistabili anche da minorenni. Quindi di cosa stiamo parlando? dell’intenzione di commettere un crimine? si può processare? o peggio condannare? non è un lavoro da giudici e avvocati? No! Basti pensare agli arresti dell’operazione “ritrovo” di questa primavera a Bologna. Arresti che la questura definiva di natura preventiva, volti ad impedire tensioni sociali in tempi di crisi. Il meccanismo della repressione è semplice: il governo fa le leggi, la polizia arresta, la magistratura giudica e condanna. Questo però implica un limite che la repressione italiana non è più disposta a tollerare: il fatto che chi non accetta l’attuale stato di cose e si batte per cambiarlo, finchè non commette precisi reati, non può essere “tolto di mezzo”. Ed è qui che entrano in gioco le questure con i loro fogli di via, obblighi di firma e dimora e sorveglianza speciale. Si tratta di una serie di forti restrizioni alla libertà personale atte a punire una persona e rendere le sue azioni molto più controllabili. Il fine è il mantenimento dell’ordine pubblico e della pubblica moralità, due concetti estremamente soggettivi e aleatori: qualora il questore ritenga che qualcuno costituisca un problema politico o sociale, è autorizzato ad appioppargli la sorveglianza speciale. Detto questo è pur vero che le pinzillacchere scritte sulla loro carta straccia siano ancora impugnabili da avvocati ma la polizia questo lo sa bene, i fogli di via potrebbero essere annullati, oppure una sorveglianza speciale valutata illegittima e tutto il materiale sequestrato può essere dissequestrato. La polizia punta a spaventare, dividere e isolare, non importa se fra qualche mese o un anno tutto questo decadrà, intanto tu ti becchi una porzione fastidiosa di repressione che affossa parecchio il morale e richiede il tempo e la lucidità di escogitare difese e strategie rubando parecchio tempo e spazio ad altre lotte. Quale difesa da queste continue spine nel culo? Ognuno ha il suo metodo per sopravvivere e superare la pesantezza della repressione, ma credo fortemente che la presenza di un gruppo coeso di amici, amiche, complici e compagnx con cui condividere questo sentiero oscuro sia l’unica ricetta vincente per non sprofondare nel più totale senso di impotenza e depressione. Grazie di cuore a tuttx quellx che erano fuori dalla questura a spingersi con gli sbirri e urlare per ore. Grazie a chi si è preoccupatx e sbattutx anche da lontano. Se il morale è alto il merito è unicamente vostro. Chi ha compagnx non è mai solx!”

Ci vogliono soli e isolati. Rafforziamo la solidarietà. Rilanciamo le lotte. Che la crisi la paghino i ricchi.

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