[Processo Brennero] Venerdì 14 maggio sentenza e presidio solidale a Bolzano

Ad oltre 5 anni dalla manifestazione contro la costruzione del muro antimigranti al Brennero, venerdì 14 maggio, presso il Tribunale di Bolzano, verrà pronunciata la sentenza relativa al secondo troncone processuale che vede 63 compagni/e imputati di vari reati fra cui il famigerato articolo 419 del codice penale ossia il reato di “Devastazione e saccheggio”. Per approfondimenti riguardo questo reato rimandiamo alla puntuale analisi di Prison Break Project (PBP) pubblicata nell’articolo Devastazione e saccheggio: un reato politico da abolire.

Ricordiamo che un primo filone processuale nello scorso novembre è già arrivato alla sentenza di primo grado ed ha visto condanne molto pesanti contro altri 63 manifestanti, in gran parte dei casi condannati a pene comprese fra 7 e 10 mesi per i reati di radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio e travisamento. Condanne spesso assurde ma non sarà nel presente articolo che si farà il compito che spetta agli avvocati nelle aule del Tribunale.

Tuttavia il filone che richiede la massima attenzione è quello che sta per giungere alla sentenza il prossimo venerdì. I pubblici ministeri rappresentanti dell’accusa hanno richiesto infatti condanne per un totale di oltre 330 anni di carcere. Per alcuni imputati le richieste di condanna arrivano a 15 anni di carcere, ridotti per via della scelta del rito abbreviato.

Solo chi è in malafede può pensare che il processo in atto non abbia connotazioni politiche di cui i magistrati dell’accusa si sono fatti carico di rappresentare. Al di là dei farfugliamenti mediatici che hanno avuto – e hanno – l’evidente obiettivo di mistificare lo spirito di quella giornata che i compagni hanno apertamente rivendicato, i magistrati inquisitori bolzanini si sono posti l’obiettivo di far pagare il prezzo più alto possibile a chi non è rimasto al caldo mentre le politiche governative determinavano la morte di migliaia di dannati in fuga da guerre e miseria. Alcune decine di compagni rischiano condanne di carattere persecutorio per avere espresso il proprio dissenso contro la costruzione di un muro che avrebbe reso la frontiera ancora più un fattore mortale.

Riprendiamo un testo scritto in solidarietà ai compagni sotto processo apparso sulla pagina Facebook di Bolzano antifascista:

Venerdì 14 maggio presso il Tribunale di Bolzano verrà pronunciata la sentenza per i fatti relativi alla manifestazione contro le frontiere del 7 maggio 2016 al Brennero. Per 63 compagni/e imputati/e l’accusa ha richiesto oltre 330 anni di carcere complessivi. Molti di loro sono imputati dell’articolo 419 del codice penale ossia Devastazione e saccheggio, un reato indefinito e dai contorni ambigui, utilizzato sempre più spesso nei processi politici – legati a manifestazioni o rivolte nelle carceri – poiché si presta a paradossali ed acrobatiche interpretazioni che possono trasformare un semplice danneggiamento in un’azione che può incredibilmente portare a condanne fino a 15 anni di carcere. Tutto ciò sulla base della discrezionalità del giudice.

A 5 anni da quella giornata di lotta le ragioni che animarono centinaia di compagni e compagne a scendere in strada al Brennero non sono venute meno, anzi. Il razzismo strutturale ed il neocolonialismo dei paesi occidentali continua a provocare la morte e la sofferenza di migliaia di uomini e donne, nei lager in Libia, sul fondo del Mediterraneo, supportando regimi dittatoriali complici, vendendo armi o sganciando bombe dove il profitto di imprese e multinazionali lo richiede. In Italia invece da un lato mani padronali sparano ai braccianti schiavizzati nei campi agricoli, come successo da poco in Puglia, mentre dall’altro si attivano le Procure per intimidire i lavoratori che scioperano ricattando chi è di origine straniera, come successo a Piacenza dove un’inchiesta contro il locale movimento operaio ha portato, fra le altre cose, all’avvio di alcune procedure di revoca del permesso di soggiorno per chi ha scioperato. All’interno di tale terrificante situazione il decreto sicurezza voluto da Salvini e dal movimento 5 stelle ma accettato di buon grado da tutte le principali forze politiche criminalizza con anni di carcere ogni forma di lotta politica e sociale estendendo a tutta la popolazione la condizione che prima era riservata agli stranieri, con o senza documenti. Oltre a ciò, in particolare durante lo stato d’emergenza, numerose sono state in tutta Italia le operazioni repressive orchestrate contro compagni solidali con i detenuti o contro attivisti solidali con gli immigrati, venendo per ciò accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In poche parole si conferma il principio per cui – nelle intenzioni del potere – la repressione e l’intimidazione della minoranza ha la funzione di allineare la maggioranza.

Nel 2016 il Governo austriaco – dopo aver militarizzato la frontiera del Brennero – intendeva costruire una barriera per impedire agli immigrati di raggiungere il Nord Europa. Sempre più muri e barriere (Palestina-Israele, Messico-Usa, Siria-Turchia, Ungheria-Serbia) sorgono in tutto il mondo per difendere i privilegi di pochi dalla miseria dei più e chi scese in piazza al Brennero quel giorno non aveva intenzione di girarsi dall’altra parte o fare finta di nulla mentre, a pochi passi da casa nostra venivano attuati dispositivi che avrebbero avuto l’unico risultato di aumentare il numero di morti fra i dannati costretti a estenuanti fughe e pericolosi viaggi per cercare una situazione dignitosa in cui vivere. L’ennesimo provvedimento di una lunga guerra ai poveri che nello stesso periodo vedeva giornalieri controlli al viso nella stazione dei treni di Bolzano da parte dei carabinieri antisommossa, in cui chi aveva la pelle di un colore diverso dal bianco veniva sistematicamente fermato e controllato.

Ogni lotta per affermare un principio di giustizia e libertà ha storicamente comportato un prezzo, spesso pesante per chi non è rimasto indifferente alle sofferenze dei più deboli ed al grido soffocato di chi non ha voce per farsi sentire. Abbiamo visto come i procuratori bolzanini siano determinati a farlo pagare.

É fondamentale che venga compreso come questo processo non riguardi solo i singoli imputati bensì tutti e tutte, poiché se passano tali folli teoremi accusatori il prossimo ad essere accusato potrebbe essere, nei prossimi tempi che si annunciano a dir poco difficili, chiunque lotti attivamente contro un sistema economico capitalistico che devasta e saccheggia – questo sì – ambiente e risorse naturali, scavando abissi sempre più profondi fra una piccola minoranza di miliardari e borghesi privilegiati ed un’enorme massa di proletari, sempre più sfruttati e privati dei residui diritti faticosamente strappati con le lotte del passato, e alla mercè dei provvedimenti emergenziali di turno.”

Ricordiamo inoltre come nel tardo pomeriggio, alle ore 18 sui prati del Talvera, vi sarà un presidio solidale con gli imputati a cui invitiamo tutti e tutte a partecipare per non fare passare sotto silenzio questa operazione repressiva che ha l’obiettivo di intimidire e impedire – anche in funzione futura – ogni forma di lotta e mobilitazione proletaria.

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