[Bolzano] Resoconto Critical mass contro la guerra e gli interessi economici che la armano

Dopo il corteo del 22 ottobre scorso a cui hanno partecipato più di 600 persone, nel pomeriggio di sabato 18 marzo l‘assemblea cittadina contro le guerre e il disarmo ha lanciato una Critical mass contro la guerra che ha attraversato la città di Bolzano. Almeno 150 persone in bicicletta hanno manifestato contro l’escalation militare in Ucraina, bloccando il traffico e spezzando la normalità con cui – fra una partita a calcio ed una birra al bar – una potenziale guerra nucleare è entrata nella nostra quotidianità. La piazza dove i manifestanti si sono ritrovati è piazzetta Marcella Casagrande, nel quartiere Europa-Novacella. Fra le persone sedute sulle panchine della piazza è stato riconosciuto anche Bruno Bertoldi, classe 1918, l’ultimo reduce ancora vivente dell’eccidio nazista di Cefalonia. Fra gli interventi al microfono non è mancato un saluto nei confronti di un uomo che è la testimonianza vivente degli orrori della guerra in cui ci fecero precipitare fascismo e nazismo. Per ripercorrere le sue vicende consigliamo l’ascolto di una sua intervista rilasciata a Radio Tandem, reperibile al seguente link.

Bruno Bertoldi, classe 1918, ultimo reduce vivente dell’eccidio nazista di Cefalonia

Contro le esercitazioni militari Volpe bianca 2023. Sulle Dolomiti si prepara la guerra di domani.

Gli interventi iniziali hanno voluto spiegare l’importanza di continuare la mobilitazione contro la guerra e i suoi effetti, come le stragi nel Mediterraneo, risultato di un capitalismo predatorio che non esita a distruggere interi paesi per perseguire i propri interessi. Si è spiegato inoltre come sia importante sapere riconoscere le responsabilità di chi fa soldi sulle speculazioni finanziarie legate alle guerre oltre che su produzione e commercio di armi, trasformando la più grande delle tragedie in uno sporco e inaccettabile business.

La Critical mass è partita verso via del Ronco dove ha sede la Deutsche Bank, una delle principali banche armate. Qui sono state denunciate al microfono le pesanti responsabilità nel commercio di armi dell’istituto di credito tedesco. È stata inoltre salutata la comunità curda altoatesina, che nella sala comunale stava festeggiando il Newroz. Non poteva mancare un ricordo dell’eroica Resistenza curda nella Siria del Nord, in particolare per i compagni e le compagne caduti per la difesa della Rivoluzione.

Viale Europa

La Critical mass è poi proseguita lungo via Druso effettuando la sosta successiva in piazza Adriano, di fronte alle sede di Unicredit, la banca italiana maggiormente implicata nel commercio di armi e attiva anche nel business nucleare e dell’energia fossile. A fianco di Unicredit, nella stessa piazza, vi è anche una filiale della Banca popolare di Sondrio, anch’essa fra i principali corresponsabili del business bellico in Italia.

La manifestazione si è poi fermata di fronte alla sede del Monte dei paschi di Siena, salvata dal fallimento grazie a 5,4 miliardi di euro di soldi pubblici.

Fuori dal monte dei paschi di Siena. Mentre tagliano sanità e istruzione soldi per banche e armi non mancano mai.

La critical mass è poi proseguita verso la caserma di piazza 4 novembre in cui ha sede il Comando delle Truppe alpine, fino a pochi giorni fa impegnate nell’esercitazione militare Volpe Bianca sulle Dolomiti, contestata alcuni giorni fa da alcuni antimilitaristi. La caserma dopo l’8 settembre 1943 venne occupata dai soldati della Wehrmacht e divenne centro di interrogatori e tortura. Fra quelle mura fu torturato e ucciso il membro del Comitato di Liberazione Nazionale bolzanino Manlio Longon, mentre Gianantonio Manci si gettò dal terzo piano, preferendo morire di fronte alla paura di non riuscire a sopportare la tortura e di conseguenza, di parlare. Negli interventi sono stati ricordati questi e altri martiri della Resistenza locale ma anche gli antifascisti di oggi, come Dax, di cui in questi giorni ricorreva il ventennale dal suo omicidio per mano fascista. Da lì in poi la manifestazione è continuata a piedi verso il centro storico.

Dietro gli striscioni Le guerre sono vostre – I morti sono nostri e Gegen ihren Kriege- Solidarität zwischen den Völkern, il corteo ha attraversato il ponte Talvera per arrivare poi di fronte al palazzo Ansitz Stillendorf in cui il 24 aprile 1921 – Domenica di sangue – venne ucciso dalle squadracce fasciste il maestro elementare Franz Innerhofer, la prima vittima del fascismo in Alto Adige. Dopo avere ricordato le violenze fasciste del passato così come quelle del presente, la giornata di lotta è poi finita in piazza Walther, dove è stato ribadito come la guerra inizi qui, nelle nostre città, nelle banche che muovono i capitali, nelle fabbriche come Iveco Defence Vehicles che nello stabilimento di Bolzano produce mezzi militari utilizzati dall’ Esercito italiano così come da quello tedesco e dai Marines americani.

Alla fine di una lunga giornata di lotta la promessa di ritornare al più presto in strada, contro le loro guerre, contro la loro propaganda militarista.

La lotta contro la guerra non può essere separata dalla critica al sistema economico che la produce. Individuare e contrastare chi, a casa nostra, è complice di guerre e business militare, è il migliore contributo che possiamo dare per fermare la guerra in Ucraina e tutte le altre guerre che, dalla Palestina allo Yemen, dalla Siria al Congo, distrugge la vita di centinaia di milioni di persone, producendo miseria ed espellendo intere popolazioni dalle proprie terre. La Critical mass di sabato 18 marzo rappresenta un contributo prezioso alla crescita di una coscienza antimilitarista, capace di intrecciare la conoscenza del passato con i risvolti del presente. Dobbiamo rispondere colpo su colpo alle menzogne della propaganda militarista che da oltre un anno stanno avvelenando il dibattito pubblico, preparando le masse alla guerra. Conoscere i luoghi legati alla guerra della nostra città ci aiuta a vedere le strade, i palazzi con uno sguardo diverso, lucido. La guerra in Ucraina non è iniziata il 24 febbraio 2022 ma da molti anni prima, senza conoscere il passato non c’è possibilità di comprendere il presente. Senza memoria non c’è futuro.

I baroni feudali del Medioevo, i predecessori dei capitalisti dei nostri giorni, hanno dichiarato tutte le guerre. E i loro servi miserabili hanno combattuto tutte le battaglie. Ai poveri, ai servi ignoranti era stato insegnato a riverire i loro padroni, a credere che quando i loro padroni dichiaravano guerra gli uni agli altri, era loro dovere patriottico cadere gli uni sugli altri e tagliarsi la gola a vicenda per il profitto e la gloria dei signori e dei baroni che, allo stesso tempo, li disprezzavano. E questa, in poche parole, è la guerra. La classe dominante ha sempre dichiarato le guerre; la classe subordinata ha sempre combattuto le battaglie. La classe dominante ha avuto tutto da guadagnare e niente da perdere, mentre la classe subordinata non ha avuto niente da guadagnare, ma tutto da perdere, specialmente le loro vite”.

Eugene Debs

 

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