La storia del neofascismo in Sudtirolo e in generale di tutto l’estremismo di destra è ancora tutta da scrivere. Una storia costellata di violenze, in alcuni casi degenerata in omicidi come nel caso del cameriere ucciso in via Resia nel 1971 da un militante missino oppure il brutale pestaggio ad opera di neonazisti italiani che nel 2003 portò alla morte del 26enne Fabio Tomaselli. In altri casi solo per fortuna non si sono avute conseguenze gravissime sulla vita delle persone aggredite. Il mito della violenza e la sua esaltazione è parte centrale nella militanza neofascista, la cui attività politica è sostanzialmente basata su un uso sistematico della violenza nei confronti di chi esce dai loro miseri schemi, in particolare contro stranieri, senzatetto e coloro che si oppongono alla loro propaganda politica. Nella stessa Bolzano così come in altre parti della Provincia non si contano gli episodi più o meno grandi che negli anni hanno visto neonazisti o neofascisti – a seconda del gruppo linguistico di appartenenza – protagonisti di violenze a danno di giovani “di sinistra” o genericamente “alternativi”. Episodi spesso sottovalutati e ridotti dai media borghesi come “scontri fra bande” oppure “opposti estremismi”; formule mistificatorie oggettivamente complici di tali aberranti ideologie poiché non è accettabile mettere sullo stesso piano chi si rivendica Auschwitz e la guerra con chi lotta per la giustizia sociale e la libertà, contro razzismo, sfruttamento e violenza.
Negli ultimi mesi, a Bolzano e Merano è stato presentato il lavoro Springerstiefel und Lederhosen; una ricerca multimediale curata da Alexander Indra e Mara Stirner sulla violenza neonazista nella zona di Merano all’inizio degli anni 2000. Un progetto che ha il merito di avere recuperato una memoria e un percorso di lotta e resistenza in un contesto ostile ed estremamente violento in cui anche spazi di libertà minimi andavano conquistati e difesi con i denti.
Attraverso alcune interviste audio alle vittime – e a coloro che si sono oppost* attivamente alle attività dell’estremismo di destra – viene riallacciato un filo di ricordi personali e memorie che diventa storia collettiva. Un mosaico che descrive una realtà sconosciuta a chi non frequentava concerti, discoteche e la vita serale a Merano e dintorni nel primo decennio degli anni 2000. Sostanzialmente una realtà sconosciuta a chi – per un motivo o per l’altro – non era un obiettivo delle minacce e violenze neonaziste. Fra aggressioni e intimidazioni infatti essere punk o avere un look “alternativo” rappresentava un radicale atto di resistenza.
Come racconta uno dei protagonisti: “brutti ricordi ma è anche stato un bel momento perchè fra amici si è rimasti uniti e si combatteva per una buona causa”. Un periodo da cui nasce l’esperienza dell’Antifa Meran come risposta politica alla necessità di rompere il clima omertoso presente intorno alla violenza neonazista e alle protezioni che essa godeva negli ambiti tradizionalisti della società sudtirolese.
Un lavoro che ha il merito di aver fatto raccontare quelle difficili esperienze a chi le ha vissute direttamente sulla propria pelle, senza mediazioni, e che, come ricorda il titolo (tradotto significa Anfibi e pantaloni di pelle) attraverso i ricordi di alcuni protagonisti indaga sul brodo di coltura in cui i neonazisti in alcuni casi hanno prosperato: associazioni degli Schuetzen e partiti cosiddetti patriottici come Suedtiroler Freiheit oppure Freiheitlichen.
La ricerca è divisa in 4 capitoli intitolati violenza, strutture, conseguenze e resistenza. Una storia da conoscere perchè parla anche del presente, della necessità di non abbassare mai la guardia di fronte alle aberranti ideologie nazifasciste, sempre presenti e oggi più che mai legittimate dalla presenza al Governo italiano di un Partito – Fratelli d’Italia – che non fa mistero dei propri legami con il neofascismo. Ricordiamo come oltre alle interviste audio, del progetto fanno parte anche foto e altri materiali esposti in una mostra presso il circolo culturale Est Ovest a Merano fino al 29 aprile 2023.
Le interviste che potete ascoltare nei video “sottolinkati” sono tutte trascritte in tedesco e tradotte in italiano.
Capitolo 1: Violenza
Capitolo 2: Strutture
https://youtu.be/I0tIJNVmDL0
Capitolo 3: Conseguenze
Capitolo 4: Resistenza