L’8 gennaio 2017 i giornali locali annunciavano con enorme enfasi l’arresto di Firas Fadel, operatore della Cooperativa Volontarius responsabile del Centro di accoglienza migranti al passo del Brennero.
Va ricordato come l’arresto avvenne in un contesto politico preciso e molto teso in merito alla questione migratoria. Solo l’anno precedente l’Austria minacciava di costruire un muro contro i profughi che intendevano raggiungere il nord Europa, il confine era militarizzato ed alla stazione di Bolzano i reparti celere dei Carabinieri eseguivano controlli al viso sui passeggeri che salivano sui treni diretti a Monaco. Contro il muro minacciato dall’Austria nel maggio 2016 si era svolta una manifestazione contro le frontiere che aveva portato oltre 600 compagni e compagne a manifestare al confine. Nel corso della giornata di lotta si erano verificati scontri con i reparti celere di Polizia e Carabinieri e per alcune ore la circolazione al confine di merci e persone fu completamente bloccata. In particolare la Lega di Salvini – ma anche tutto il sottobosco neofascista da Fratelli d’Italia in poi – era da tempo attiva nella costruzione di una violentissima campagna di odio verso profughi e migranti, individuati come il nemico interno ideale verso cui indirizzare l’odio e la frustrazione dei proletari italiani. Era il tempo in cui la “Bestia” di Salvini e dei suoi epigoni locali (vedi Maturi) macinava quotidianamente falsità su stranieri e immigrati da dare in pasto ai follower assetati di sangue. Era il tempo in cui la Lega di Filippo Maturi (che si vantava pubblicamente delle proprie delazioni a danno di senzatetto e stranieri che vivevano in alloggi di fortuna) organizzava convegni insieme ad Andrea Crippa ed a esponenti di Generazione Identitaria per promuovere raccolte fondi da destinare a progetti antiimmigrazione poi naufragati miseramente.
Un periodo difficile che aveva visto crescere in modo esponenziale la violenza verbale e le calunnie della destra più o meno estrema, impegnata nell’attaccare i “buonisti” ovvero tutti coloro che non rimanevano indifferenti al passaggio di migliaia di esseri umani in cerca di fortuna e che in qualche modo si adoperavano per aiutarli. Era un periodo in cui numerosi centri di accoglienza vennero attaccati con bombe molotov in Trentino (azioni tollerate ed a volte giustificate da politica e istituzioni) ma anche nel resto d’Italia, e in cui Salvini metteva alla pubblica gogna chiunque – da avvocati a gestori di alberghi – si mettesse a dare una mano nell’accoglienza di stranieri.
All’interno di questo contesto di forte pressione politica e mediatica che evidentemente influenzò anche la magistratura, nel gennaio 2017 venne arrestato Firas Fadel, nell’ambito dell’indagine Nockel, condotta dalla squadra mobile di Bolzano, dalla Bundespolizei tedesca e del Bundeskriminalamt (BK) di Vienna, sotto la supervisione di EUROPOL e coordinata dalle Procure di Berlino, Vienna e Bolzano. Secondo l’indagine coordinata dal Pubblico ministero della Procura di Bolzano Igor Secco, l’operatore Fadel Firas sarebbe stato il punto di riferimento di un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro. Ad inchiodarlo, secondo l’accusa, la testimonianza di una famiglia siriana che gli avrebbe dato 1700 euro nel bagno del centro profughi al Brennero. Va ricordato come, sempre in quel periodo diversi paesi europei (fra cui Croazia e Ungheria) stavano studiando nuove leggi repressive per arrestare e colpire chiunque aiutasse anche solo materialmente, i profughi in transito per il proprio paese. Ad essere sotto accusa era la stessa umana solidarietà, di fatto criminalizzata.
Intorno al suo arresto ci fu una vera e propria gogna mediatica in cui tutti – senza rilevanti eccezioni – accorsero a scagliare pietre sull’indagato. Dalla Lega a Fratelli d’Italia fino alle organizzazioni neofasciste come CPI e Forza Nuova tutti videro nell’arresto di Firas la conferma delle proprie deliranti posizioni. La Cooperativa Volontarius si riservava inoltre di costituirsi parte civile nel Processo.
Nel frattempo Fadel ha conosciuto carcere e un lungo periodo di detenzione domiciliare preventiva, ha perso il lavoro ed è stato sbattuto sui giornali locali e nazionali come un profittatore che speculava sul bisogno della povera gente.
A distanza di oltre 6 anni dall’arresto, adesso è caduta l’aggravante del “fine di lucro” insomma è caduto il nucleo principale dell’accusa. Appurato che non ci ha guadagnato nulla nell’avere aiutato i profughi il 26 giugno 2023 ci sarà presumibilmente l’ultima udienza in cui verrà emessa la sentenza sulla base delle accuse del solo “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Una formula che potrebbe portare a condanne anche solo per aver fornito delle informazioni o fornito un aiuto materiale a chi intendeva passare il confine.
Una notizia su cui non c’è alcun clamore, il tritacarne della magistratura, sostenuto dall’apparato mediatico, ha già avuto il suo pasto.