Sabato 16 settembre un gruppetto di compagni e compagne ha cercato di rovinare la festa organizzata dalla società Signa Holding all’interno del cantiere del Waltherpark a Bolzano. Una scena piuttosto surreale appariva agli occhi di chi passava nei paraggi: mentre sotto decine di operai lavoravano nel cantiere, poco sopra la borghesia bolzanina e numerose persone attratte dall’offerta di birra e cibo gozzovigliavano per la gioia del plenipotenziario di Benko a Bolzano, Heinz Peter Hager.
Più volte in passato su Oltre il Ponte come nelle strade e nelle piazze cittadine è stato espresso il dissenso di molti abitanti della città nei confronti di un progetto speculativo che rientra in un generale progetto della Signa, ovvero costruire e acquisire immobili nei centri storici delle città o in ogni caso in zone privilegiate dei centri cittadini. Affari e operazioni immobiliari che si estendono in molte parti d’Europa: Germania e Austria soprattutto ma anche Svizzera, Italia, Lussemburgo. Una società che gestisce un patrimonio immobiliare del valore complessivo di oltre 15 miliardi di euro e che a Bolzano ha dimostrato di avere il potere di influenzare in modo plateale le istituzioni politiche, piegandole agli interessi di una ristretta èlite di milionari privilegiati ovvero gli unici che si potranno permettere di comprare appartamenti e case di lusso interne al Waltherpark. La vicenda legata all’approvazione del progetto ha dimostrato come per ogni affarista sia importante – anzi fondamentale – la capacità di influenzare e determinare le priorità nella cronaca locale. In tal senso si comprende bene il significato dell’acquisto nel 2018 del 49% del gruppo mediatico tedesco Funke sui quotidiani austriaci “Kronen Zeitung” e “Kurier” da parte di Signa Holding.
Riportiamo cosa è stato scritto sulla pagina Facebook di Bolzano antifascista:
“Ieri pomeriggio un piccolo gruppo di compagnə ha provato a rovinare la festa di “inaugurazione” che si svolgeva nel mezzo del cantiere del progetto Waltherpark del miliardario Renè Benko entrando di soppiatto all’evento blindato e lanciando migliaia di coriandoli contenenti slogan contro la città dei ricchi e il futuro che ci stanno preparando.
Allontanatə dalla sicurezza privata e dalla polizia la protesta è continuata poi fuori dai cancelli del cantiere in cui sono stati distribuiti centinaia di volantini controinformativi.”
I coriandoli lanciati al party dentro al cantiere del Waltherpark e per le strade della città. Messaggi che aspettano di essere raccolti
Contemporaneamente al party organizzato dai dipendenti del miliardario austriaco, in piazza Magnago, di fronte al palazzo delle Provincia si è svolta una protesta organizzata dallo Spazio autogestito 77 di Bolzano e dall’associazione Ambiente e Salute in cui si sono susseguiti interventi al microfono contro un progetto devastante sia dal punto di vista ambientale che sociale, che racchiude in sè un modello di città che ci stanno preparando per il futuro, disegnata per il consumo e per incontri in spazi alienanti dove ovviamente non c’è spazio per chi non dispone di denaro a sufficienza. Una città per privilegiati che costruisce automi degni interpreti del mantra produci-consuma-crepa. Una parte di città per è contraria e non si è bevuta la propaganda di Signa e dei suoi tirapiedi, presenti in ogni ambito della vita cittadina.
Di seguito il volantino distribuito durante il presidio e la contestazione di fronte al party pro-Waltherpark:
Waltherpark? Un buco nell’acqua! Quando la riqualificazione è solo un danno
Nonostante i ritardi e gli aumenti del costo del progetto (coperti in parte anche da soldi pubblici) il mostro di cemento è in costruzione: cantieri, buchi e allagamenti.
In nome del decoro e della pulizia abbiamo perso un pezzo di città e un parco pubblico ricevendo in cambio il terzo centro commerciale della città. Cosa succederà ora?
Nuovi posti di lavoro? Si ma quali?
Nel pieno della crisi dove facciamo fatica a pagare le bollette e i rincari ci mettono alle strette, la ripartenza economica di Bolzano è stata affidata ad uno speculatore edilizio, Renè Benko, proprietario di numerosi centri commerciali che hanno già fallito e dove sono stati licenziati migliaia di lavoratori e lavoratrici. I 22.000 metri quadrati di negozi del Waltherpark ospiteranno catene di multinazionali che oltre a disintegrare il piccolo commercio, creeranno posti di lavoro mal pagati e precari.
Nuove case? Si ma per chi?
Mentre gli affitti si alzano e sempre più persone faticano a trovare e pagare una casa, il Waltherpark ospiterà 5 villette con appartamenti di lusso. Uno schiaffo in faccia per chi vive il problema abitativo che si vedrà costruire alloggi per ricchi mentre i palazzi che ospitavano famiglie e persone a basso reddito sono stati abbattuti durante i lavori di costruzione del progetto.
Uno spazio nuovo dove incontrarsi? Si, ma in che modo?
Una colata di cemento ospiterà locali, ristoranti e negozi che diventeranno “un nuovo luogo d’ incontro per la città”. Un’altro spazio privato dove spendere soldi che non abbiamo, dove comprare merce scadente che non ci serve e dove sentirci protetti da telecamere che allontaneranno tutti e tutte quelli che non corrispondono al piano di pulizia della città. Insomma non proprio un luogo per tutti.
Un progetto sostenibile dal punto di vista ambientale? Certamente no!
Mentre viviamo una crisi climatica senza precedenti, oltre ad averci fatto perdere prati ed alberi, il Waltherpark ha come ampiamente predetto, intaccato una delle falde acquifere della città. La fonte idrica da cui attinge l’acquedotto cittadino rischia così di portare gravi conseguenze sulla qualità dell’acqua che beviamo.
Forse abbiamo fatto troppo poco per impedire che una parte della città fosse svenduta e messa nelle mani di investitori privati. Il cantiere è avviato e il progetto sarà terminato nel 2024 portando gravi danni alla viabilità e all’ambiente.
Il Waltherpark non è un progetto per la città, è una cattedrale di consumo che ci prepara ad un futuro fatto di cemento e controllo, dove i poveri lavoreranno a condizioni sempre peggiori, dove i proletari saranno trattati solo come consumatori e dove i ricchi guarderanno questo orrido spettacolo dall’alto dei loro attici che nessuno di noi potrà mai permettersi.
Riprendiamoci la nostra città, disertiamo il Waltherpark.
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Waltherpark? Ein Schlag ins Wasser! Von Requalifizierung zu Dequalifizierung
Trotz Verzögerungen und Kostensteigerungen, die zum Teil durch öffentliche Gelder gedeckt werden ist das Betonmonster im Bau: Baustellen, Löcher und Überschwemmungen.
Im Namen des Anstands und der Sauberkeit haben wir ein Stück Stadt und einen öffentlichen Park verloren und im Gegenzug das dritte Einkaufszentrum der Stadt erhalten. Was wird jetzt geschehen?
Neue Arbeitsplätze? Ja, aber welche?
Mitten in der Krise, in der wir unsere Rechnungen nicht mehr bezahlen können und die Preissteigerungen uns in die Enge treiben, wurde die wirtschaftliche Wiederbelebung Bozens einem Bauspekulanten anvertraut, Renè Benko, Eigentümer zahlreicher Einkaufszentren, die bereits in Konkurs gegangen sind und in denen Tausende von Arbeitnehmern entlassen wurden. Die 22.000 Quadratmeter Ladenfläche im Waltherpark werden multinationale Ketten beherbergen, die nicht nur das Kleingewerbe zerstören, sondern auch schlecht bezahlte und prekäre Arbeitsplätze schaffen werden.
Neue Häuser? Ja, aber für wen?
Da die Mieten steigen und immer mehr Menschen Schwierigkeiten haben, eine Wohnung zu finden und zu bezahlen, werden im Waltherpark fünf luxuriöse Wohnblöcke entstehen. Das ist ein Schlag ins Gesicht derjenigen, die mit dem Wohnungsproblem konfrontiert sind und die mit ansehen müssen, wie Wohnungen für Reiche gebaut werden, während die Gebäude, in denen Familien und einkommensschwache Menschen untergebracht waren, während des Baus des Projekts abgerissen werden.
Ein neuer Ort der Begegnung? Ja, aber auf welche Weise?
In einem Betonbau sollen Clubs, Restaurants und Geschäfte untergebracht werden, die zu einem “neuen Treffpunkt für die Stadt” werden sollen. Ein weiterer privater Raum, in dem wir Geld ausgeben können, das wir nicht haben, in dem wir billige Waren kaufen können, die wir nicht brauchen, und in dem wir uns durch Kameras geschützt fühlen können, die jeden und jede abweisen, die nicht in den Sauberkeitsplan der Stadt passen. Kurzum, nicht gerade ein Ort für jedermann.
Ein ökologisch nachhaltiges Projekt? Sicherlich nicht!
Während wir eine noch nie dagewesene Klimakrise erleben, die nicht nur zum Verlust von Rasenflächen und Bäumen führt, hat der Waltherpark, wie allgemein vorhergesagt, einen der Grundwasserleiter der Stadt ausgehöhlt. Die Wasserquelle, aus der das städtische Aquädukt gespeist wird, birgt somit die Gefahr, dass die Qualität des Wassers, das wir trinken, ernsthaft beeinträchtigt wird.
Vielleicht haben wir zu wenig getan, um zu verhindern, dass ein Teil der Stadt verkauft und in die Hände privater Investoren gelegt wird. Die Baustelle ist in vollem Gange, und das Projekt wird 2024 abgeschlossen sein, was zu schweren Schäden am Straßennetz und an der Umwelt führt.
Der Waltherpark ist kein Projekt für die Stadt, sondern eine Kathedrale des Konsums, die uns auf eine Zukunft aus Beton und Kontrolle vorbereitet, in der die Armen unter immer schlechteren Bedingungen arbeiten werden, in der die Proletarier nur noch als Konsumenten behandelt werden und in der die Reichen dieses schreckliche Schauspiel von den Höhen ihrer Penthäuser aus beobachten können, die sich niemand von uns je wird leisten können.
Lasst uns unsere Stadt zurückerobern, lasst uns den Waltherpark verlassen.